1 - GRANO UCRAINO BLOCCATO, PRIME RIVOLTE: IN AFRICA ALLARME PER GLI IMMIGRATI
Cristiana Mangani per “Il Messaggero”
dopo la guerra crisi del grano ucraino 4
La guerra fra Russia e Ucraina non colpisce soltanto i militari e i civili nelle aree del conflitto, ma i suoi effetti vanno molto più lontano, e a farne le spese sono soprattutto i paesi più poveri.
In particolare quelli che dipendono esclusivamente dall'importazione di grano da Mosca e da Kiev e che, a causa del blocco delle esportazioni di cereali e prodotti per l'agricoltura, saranno costretti alla fame e di conseguenza soffriranno di instabilità politica e sociale.
dopo la guerra crisi del grano ucraino 2
La chiusura dei porti, in particolare di Odessa, oltre a portare la stessa Ucraina verso la carestia, ha già cominciato a colpire al cuore diversi continenti. In particolare Egitto, Congo, Burkina Faso, Marocco, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Ben 50 Paesi in via di sviluppo dipendono dalle esportazioni di Russia e Ucraina, e di questi 26 per oltre il 50%.
Ecco perché i 25 milioni di tonnellate di grano ferme nei granai, secondo le stime della Fao, rendono indispensabile un intervento urgente. Un pesante tributo di fame e di sangue rischia di pagarlo a breve termine soprattutto l'Africa settentrionale e subsahariana. E gli analisti già intravedono effetti a catena, come l'ulteriore fuga dei civili, con conseguente crescita dei flussi migratori.
LE CONSEGUENZE
dopo la guerra crisi del grano ucraino 1
Ieri un pesante atto di accusa nei confronti della Russia è arrivato dai leader del G7 che, nella dichiarazione finale, hanno lanciato l'allarme: «La guerra del presidente Putin contro l'Ucraina sta mettendo la sicurezza alimentare globale sotto forte stress. Insieme alle Nazioni Unite, chiediamo alla Russia di porre fine al suo blocco e a tutte le altre attività che impediscono la produzione e l'esportazione di cibo dell'Ucraina, in linea con i suoi impegni internazionali. Se non lo farà, questo sarà visto come un attacco alle forniture alimentari globali».
dopo la guerra crisi del grano ucraino 3
E il premier italiano Mario Draghi ha ribadito: «Il G7 deve continuare a impegnarsi per aiutare quei paesi poveri che rischiano una crisi alimentare. Il nostro impegno e la nostra unità sono essenziali».
Il 3 maggio a Strasburgo Draghi aveva sottolineato quanto il conflitto stia causando instabilità nel funzionamento delle catene di approvvigionamento globali e volatilità nel prezzo delle materie prime e dell'energia.
«Le forniture alimentari ucraine sono crollate a causa delle devastazioni della guerra e dei blocchi alle esportazioni imposti dalla Russia nei porti del Mar Nero e del Mar d'Azov - ha dichiarato -. A marzo, i prezzi dei cereali e delle principali derrate alimentari hanno toccato i massimi storici».
I SEGNALI
dopo la guerra crisi del grano ucraino 5
Di recente anche il vice presidente della Fao, Maurizio Martina, ha evidenziato i rischi del conflitto. «La nostra grande preoccupazione ha spiegato - è l'innesco che potrebbe esserci di tensioni sociali a partire dalla crescente insicurezza alimentare che in particolare in questi paesi può crescere. Purtroppo abbiamo già alcuni segnali di queste tensioni, in Kenya, in Libano e in molti paesi dell'Africa subsahariana, che sono già in una situazione fragile anche per l'impatto dei cambiamenti climatici in quelle aree. Questa guerra rende ulteriormente problematico il quadro».
grano
Quelle tonnellate di grano bloccate in Ucraina, dunque, rischiano di portare almeno 44 milioni di persone verso fame sicura, secondo la valutazione fatta dal World food programme.
Se i porti non dovessero riaprire i contadini ucraini non avranno un luogo dove conservare il prossimo raccolto di luglio-agosto, chiarisce ancora l'Agenzia Onu, con il risultato che «montagne di grano andranno perse» mentre il mondo implora soccorso. L'ultima fotografia sulla corsa dei prezzi dei prodotti alimentari mondiali parla di un +30% ad aprile sullo stesso periodo del 2021.
Rispetto a un anno fa, a tirare la volata secondo l'indice Fao sono i cereali con listini aumentati del 34%, seguiti dai prodotti lattiero caseari (+24%), zucchero (+22%), carne (+17%) e grassi vegetali (+46%). Il mercato mondiale del frumento tenero è fortemente influenzato da Russia e Ucraina che esprimono rispettivamente, il 21% e il 10% delle esportazioni mondiali. L'Ucraina, inoltre, pesa per il 15% nelle esportazioni globali di mais, usato soprattutto nei mangimi animali.
2 - GRANO FERMO NEI SILOS UCRAINI, DA KIEV AL NORDAFRICA RISCHIO CARESTIE E INFLAZIONE
Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
PUTIN ZELENSKY
Con la guerra in Ucraina e il blocco dei porti, compreso quello di Shanghai per il Covid, si è creata una miscela esplosiva per i mercati agroalimentari. Il World Food Programme (Wfp) dell'Onu lancia l'allarme, «per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo».
Secondo la stessa agenzia, agli attuali 276 milioni di persone che nel mondo, dopo la pandemia, soffrono la fame (prima erano 135 milioni) rischiano di aggiungersene 47 milioni. «I silos di grano dell'Ucraina sono pieni. I porti sul Mar Nero sono bloccati, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in magazzini a terra o su navi», spiegano al Wfp.
putin zelensky
Superpotenza agricola
Il direttore esecutivo, David Beasley, lancia un appello ad «aprire i porti per fare in modo che il cibo possa muoversi da e per l'Ucraina. Il tempo sta per scadere e il costo sarà più alto di quanto si possa immaginare».
Come sottolinea Sébastien Abis, ricercatore dell'Iris, l'istituto francese per le relazioni internazionali e strategiche, e direttore del Club Demeter, think tank animato da 74 aziende agroalimentari, «se la guerra non termina subito, i primi a soffrire dei danni alle produzioni agricole saranno gli ucraini e subito dopo i Paesi più dipendenti dalle importazioni di grano da Kiev».
L'Ucraina, aggiunge Abis, autore del libro Géopolitique du blé - Un produit vital pour la sécurité mondiale , «è una superpotenza agricola, che ora non esporta più», contribuendo involontariamente sia alla scarsità di prodotto sia all'inflazione.
MEME ZELENSKY PUTIN
Russia e Ucraina coprono rispettivamente il 21% e il 10% delle esportazioni mondiali di frumento tenero. Dipendono dalle importazioni ucraine Paesi che hanno già tanti problemi: Egitto, Indonesia, Turchia, Tunisia, Marocco, Yemen e Libano. L'Ucraina, inoltre, pesa per il 15% nelle esportazioni globali di mais.
Prezzi record
Mario Draghi, intervenendo il 3 maggio al Parlamento di Strasburgo, ha ricordato che «l'Ucraina è il quarto maggior fornitore estero di cibo nell'Unione europea. Ci invia circa metà delle nostre importazioni di granoturco, e un quarto dei nostri oli vegetali».
vladimir putin volodymyr zelensky
A marzo, ha aggiunto il premier, i prezzi internazionali «dei cereali e delle principali derrate alimentari hanno toccato i massimi storici. C'è un forte rischio che l'aumento dei prezzi, insieme alla minore disponibilità di fertilizzanti, produca crisi alimentari».
La situazione italiana
Né in Europa né in Italia c'è un problema immediato di approvvigionamenti, su questo gli esperti sono concordi. Il nostro Paese riceve da Russia e Ucraina solo il 5% delle importazioni globali di grano tenero, il 15% per quanto riguarda il mais e il 13% per i fertilizzanti. Forte è invece l'import di olio di semi di girasole, circa il 46%, ma si tratta di un prodotto sostituibile con altri. Tutto questo, però, non ci mette al riparo dall'aumento dei prezzi.
Combattere lo spreco
zelensky putin
È evidente, quindi, che così come la guerra ha aperto gli occhi all'Ue sull'urgenza di una politica comune sulla difesa e sull'energia, anche sul piano agroalimentare è necessario dare un respiro strategico alla politica europea per aumentare il grado di sicurezza alimentare.
Infine, come sottolinea Caterina Batello, che vanta un'esperienza ventennale alla Fao come Team leader per l'Agroecologia, diventa più che mai fondamentale «combattere lo spreco alimentare».
Secondo la stessa Fao, aggiunge Batello, durante la catena di produzione alimentare ben il 30% dei prodotti destinati alle nostre tavole viene sprecato. Ognuno di noi può fare qualcosa.