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Stefano Boldrini per la Gazzetta dello Sport
Il suo calcio ha incantato l' Inghilterra, nazione conservatrice, tradizionalista, diffidente. Ha dimostrato che la sua filosofia è esportabile anche in un campionato complesso e duro come la Premier. Il lungo cammino di Maurizio Sarri da Stia - frazione di Arezzo di tremila abitanti - a Londra è una storia meravigliosa di sport e di vita. Inseguendo un sogno, il figlio di un operaio ha meritato rispetto e ammirazione nella culla del capitalismo e del football più ricco del pianeta.
Claudio Baglioni negli anni Settanta cantava viva l' Inghilterra: la cantiamo ancora?
«Io, al momento, mi trovo molto bene. L' atmosfera è fantastica, il calcio è spettacolare e un allenatore riesce a divertirsi».
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Come in Chelsea-Liverpool, quando scambiò qualche battuta con Klopp.
«Ad un certo punto mi voltai verso di lui e vidi che sorrideva. Mi avvicinai e gli chiesi perché. Mi disse "mi sto divertendo un mondo, tu?". "Anche io", gli risposi. Ecco, quando vivi queste situazioni, ti accorgi che sei arrivato al top».
Quattro mesi di calcio inglese: bilancio?
«I risultati e anche la qualità del nostro calcio segnano l' indice positivo. Diciotto partite senza sconfitte, in una realtà competitiva come questa, dimostrano che abbiamo intrapreso la strada giusta. Sono ancora più contento perché si gioca tantissimo e la possibilità di incidere in profondità è più complessa. Il ritmo è serratissimo. È ovvio che in queste situazioni le partite sottraggono lavoro sul campo. Non posso però dire che non lo sapessi, ero consapevole di questo carico di impegni e sto cercando una mediazione tra allenamenti e gare»
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Che cosa ha conquistato Sarri e che cosa invece va migliorato?
«L' aspetto che ti conquista immediatamente è un calcio di alto livello, all' interno di una cornice fantastica. C' è una passione infinita e per quello che ho visto finora, espressa nei toni giusti. L' aspetto da correggere è la questione tempo. Gli spazi ristretti per gli allenamenti non aiutano gli allenatori e credo anche i giocatori. Non bisogna pensare solo alla componente fisica, ma anche a quella mentale».
Ci sono calciatori rinati con Sarri: David Luiz, Barkley, Willian, ora anche Morata.
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«David Luiz mi ha sorpreso per disponibilità e intelligenza. Ha la dote di afferrare al volo i concetti esposti dal coach e di applicarli in campo. Barkley ha trovato continuità dopo un lungo periodo segnato dagli infortuni. Con il talento che si ritrova, è quasi naturale che riesca ad esprimersi a questi livelli. Willie è un giocatore di qualità immensa. Il suo stile di gioco è perfetto per l' Inghilterra.
Il mix classe brasiliana più corsa britannica lo esalta. Alvaro è un ragazzo di qualità, veloce e tecnico. Possiede una grande sensibilità e le difficoltà lo avevano ferito».
I risultati che sta ottenendo confermano la tesi che la strada maestra da seguire è sempre quella del bel calcio?
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«L' idea di partenza, quando decisi di dedicare la mia vita allo sport, fu quella di divertirmi e di divertire. Quando la squadra mi segue e riesce ad applicare sul campo le mie teorie, provo un' immensa soddisfazione. E quando vedo che anche giocatori e pubblico sono contenti, che cosa potrei chiedere di più? Il mio senso del calcio è questo. I risultati sono una logica conseguenza. È un concetto fondamentale nella vita reale: se lavori bene e con passione, prima o poi centrerai i tuoi obiettivi».
Klopp, Mourinho e Emery i grandi rivali incrociati: impressioni?
«Klopp è quello che sento più vicino da un punto di vista filosofico. Lo scambio di battute tra noi due mi pare esemplare. Mourinho è un uomo di qualità umane straordinarie. Mi ha fatto un' ottima impressione il giorno della partita dello Stamford quando si verificò l' episodio che coinvolse uno dei miei assistenti. Sul piano professionale, c' è poco da dire: ha vinto tutto e dappertutto. Emery è uno studioso e un professionista eccellente. L' organizzazione offensiva del suo calcio è di altissimo livello».
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Alla ripresa il Chelsea incrocerà il Tottenham di Pochettino a Wembley.
«Una sfida difficile, contro un allenatore in gamba e una squadra che va a memoria».
Il Tottenham quattro giorni dopo ospiterà l' Inter e si giocherà le ultime chance di qualificazione in Champions League: è legittimo attendersi un gruppo condizionato in qualche modo dal match del 28 novembre.
«Penso che il Tottenham non si metta a fare calcoli contro il Chelsea. Sarà una partita vera, oltre che un derby».
Europa League a punteggio pieno e fase a gironi superata dopo appena quattro gare: la gestione delle risorse e il turnover a Londra non sono un problema. Vogliamo approfondire il concetto, dopo le polemiche dei tempi di Napoli?
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«Spesso nell' analisi del calcio si spacciano per vere statistiche fasulle. Cito un esempio: tra l' undicesimo giocatore utilizzato nel Chelsea, Kovacic, e il dodicesimo, Barkley, ci sono appena cento minuti di differenza. Abbiamo trovato la nostra dimensione e va bene così».
L' eredità che ha lasciato a Napoli?
«Penso che quella più visibile sia numerica: presi un Napoli che aveva chiuso il campionato con 64 punti e ho lasciato una squadra che ha raggiunto quota 91. Più di questo non si poteva fare. L' altra eredità è personale: il rapporto con la città e la sua gente. Non mi staccherò mai dal Napoli. Hanno paragonato il mio Napoli a quello di Vinicio, una delle prime squadre in Italia, negli anni Settanta, a viaggiare nel futuro. Mi onora quest' accostamento».
Che cosa si sente di dire ad Aurelio De Laurentiis?
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«Non ho nulla da dire. Posso solo ringraziarlo. Mi ha dato la più grande soddisfazione personale della mia vita affidandomi il Napoli, la squadra del mio cuore e delle origini. E' stata una magnifica avventura che non può essere cancellata da un congedo un po' così».
L' Italia vista da Londra: la Juventus dominerà in lungo e largo anche quest' anno?
«Questa Juventus ha una priorità: la Champions. Alla fine, potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio per la concorrenza».
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Ancelotti e la Gazzetta dello Sport hanno lanciato una campagna: fermiamo il calcio quando gli insulti diventano pesanti e ripetitivi. Concorda?
«Penso di essere stato il primo allenatore a contattare l' arbitro per chiedergli di intervenire di fronte ad uno stadio che offendeva i napoletani. Concordo al cento per cento».
L' Italia della politica vista da lontano?
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«I valori e le passioni restano immutati, ma quello che sta accadendo non mi appartiene».
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