Luca Beatrice per https://mowmag.com/
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Quando si aggiorneranno i libri di storia del calcio allora forse si capirà meglio la portata del ciclo juventino che al momento conta nove scudetti consecutivi, cominciato all’inaugurazione dello Juventus Stadium nel 2011 e proseguito almeno fino a questa terribile stagione. Nessuno ha mai scritto pagine di tal genere, né il Grande Torino né la Grande Inter (la prima, quella di HH, poiché la seconda origina da un golpe giudiziario), non il Milan di Sacchi, il Napoli di Maradona, il Cagliari di Gigi Riva, la Lazio di Chinaglia, la Samp di Vialli & Mancini.
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Dal settembre 2011, da quando si è inaugurato lo Stadium, la Juve ha vinto tutti gli scudetti con tre diversi allenatori, tre con Conte, cinque con Max Allegri (per me il numero uno), oggi con Maurizio Sarri, ma mai come quest’anno serpeggia il dubbio che in panchina avrebbe potuto sedersi quasi chiunque, vista la potenza, la classe, la competitività di una rosa che non ha uguali.
Qualcuno forse credeva di competere con CR7 e Dybala contrapponendovi Immobile, Lukaku o la volenterosa e anarchica band di Gasperini? Dai, non scherziamo per favore. Chi invece contava sui veleni degli ex Marotta e Conte è rimasto ancor più deluso e magari avrà capito che è sempre la Juve a vincere, non i singoli, ma quello spirito, quella forza, quella consapevolezza contro cui gli altri prima o poi vanno a schiantarsi.
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Oggi è festa, anche se nella parte giusta di Torino festeggiamo con un mezzo sorriso appena, prima di tutto perché non siamo allo stadio e secondo perché a noi manca da troppo tempo l’Europa. Ci riproveremo dal 7 agosto, passando obbligatoriamente da due gol al Lione, poi si vedrà. Formula imperscrutabile, può capitare di tutto, chissà.
Nel frattempo è d’uopo ricordare che siamo al 38mo scudetto, e chi dice il contrario o non sa contare o è in malafede. Che Giorgio Chiellini è l’unico ad averne vinti nove di fila, mentre Gigi Buffon e Leonardo Bonucci si sono fermati a otto a causa di un anno sabbatico e che comunque il primo protagonista si chiama Andrea Agnelli e nella storia come lui nessuno mai.
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Vedete, il mio prossimo sarà il sessantesimo compleanno, e in qualsiasi età della mia vita la Juventus è stata ragione prima del godimento, più delle donne, più della moto. I miei occhi hanno visto Roberto Bettega, Michel Platini, Zinedine Zidane, Alessandro Del Piero, Pavel Nedved, Andrea Pirlo, Cristiano Ronaldo. Quale altro tifoso può vantarsi di così grande bellezza? (non ho citato Roberto Baggio, mai considerato uno juventino vero).
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Giornalisticamente un altro scudetto juventino è un disastro. 19 tifoserie di altrettante squadre hanno tifato contro i bianconeri, per antipatia congenita e perché la prima che interromperà questo ciclo verrà ricordata più di chi ha vinto.
Eppure anche stavolta niente da fare, nonostante i non pochi passi falsi, i troppi gol subiti, le dicerie sullo spogliatoio spaccato e Sarri mal sopportato, la squadra invecchiata che avrà bisogno di ricambi, gli infortuni (ah, Chiellini e Demiral), chi deve sbocciare e non sboccia mai (Bernardeschi), chi è già stato ceduto (Pjanic) e chi sarebbe bene vendessero (Costa, il misterioso Ramsey). Intanto Cristiano sta segnando a raffica e Dybala è finalmente assurto al rango di campione completo.
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A voler cercare il pelo nell’uovo, ha vinto la Juve perché è la Juve, una potenza capace di trascinarsi dietro persino Maurizio Sarri che avrebbe voluto cambiarla e invece è capitato al posto giusto nel momento giusto. Molto probabile resti a Torino nonostante parecchie perplessità, così come Stefano Pioli resterà nella Milano rossonera perché ci sono pochi soldi e nessuno nel post Covid può esonerare un allenatore pagandolo oltre 12 milioni di euro per stare in vacanza.
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La vera scommessa di Sarri, però, comincia il 7 agosto quando ritroverà la UCL. Dovesse vincerla, da mal sopportato si trasformerebbe in profeta assoluto e tutti i giudizi negativi su di lui, compresi i miei, verrebbero immediatamente azzerati, perché questo è il calcio, questa è la vita.
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