1 - LA SEGRETARIA CHE INGUAIA LA LEGA
Grazia Longo per "la Stampa"
Spese folli al gruppo Lega Nord del Senato (che dispone di 3 milioni di euro all'anno), ma da parte di chi? Un reale sistema di ruberie - stile Carroccio a Milano - o la vendetta di una segretaria licenziata perché si era appropriata della bellezza di 368 mila e 237 euro dalle casse del gruppo leghista in Senato?
calderoli-robertoDa una parte, c'è lei, Manuela Maria Privitera, 46 anni, la segretaria «gola profonda» della tesoreria della Lega Nord a Palazzo Madama che denuncia un sistema illegale fondato su stipendi extra, corrisposti in contanti al capogruppo Bricolo oltre che a Bodega e Mazzatorta; «paghette» di 2 mila euro al mese per Calderoli; pagamenti di affitti da 1.500 euro al mese; utilizzo di carte di credito e circolazione di assegni per collaboratori.
CALDEROLI PORCELLUMDall'altra, c'è il gruppo dei senatori, Bricolo in testa, che respinge fermamente tutte le accuse. Sullo sfondo, l'inchiesta della procura di Roma, a cura del sostituto Roberto Felici, sulla scorta del terremoto giudiziario milanese della scorsa primavera che ha sconquassato i vertici della Lega e la detronizzazione dell'ex leader Umberto Bossi. Per non parlare dell'effetto delle notizie di nuove spese allegre con i soldi dei contribuenti proprio ora, a poche settimane da importanti appuntamenti elettorali. Primo fra tutti, quello che vuole portare il segretario federale Maroni alla guida del Pirellone, consegnando un primato storico alla Lega che potrebbe governare in tutte e tre le regioni del Nord.
A Roma non risultano indagati. O meglio l'unico ad aver ricevuto un avviso di garanzia è Piergiorgio Stiffoni, ex segretario amministrativo della Lega al Senato dal 2001 al 2012, espulso lo scorso aprile (ora è al gruppo misto) perché coinvolto nello scandalo milanese.
FEDERICO BRICOLOProprio in seguito alle indagini su di lui, giudici e senatori hanno scoperto le mancanze della Privitera che per giustificarsi ha tirato in ballo il legame e l'aiuto di Stiffoni. Di fatto non solo la segretaria è stata licenziata, ma il Tribunale di Roma ha respinto il ricorso contro il licenziamento presentato dai legali della donna. Nelle 15 pagine della sentenza, il giudice Stefania Billi spiega i motivi che le hanno impedito di accogliere il ricorso e mantenere quindi il licenziamento di Manuela Maria Privitera.
FEDERICO BRICOLOIn particolare si legge che la segretaria aveva «ingiustificatamente percepito sul proprio conto corrente 9858 bonifici ingiustificati per l'importo di 189.437 euro, provenienti dal conto corrente bancario intestato al gruppo Lega Nord al Senato». Non solo, le viene inoltre contestato di «aver ricevuto sul proprio conto corrente assegni per importi di circa 178.00 euro, riferendo ai consulenti esterni (quelli della Pricewaterhouse, che si occuparono anche del crac Parmalat, ndr) del gruppo di averli utilizzati per fronteggiare spese del gruppo, ma senza rendere disponibile la documentazione a supporto di tale affermazione».
Ma Privitera, dal canto suo, ha presentato in procura un memoriale dove spara a zero contro lo sperpero delle casse del partito: «Il gruppo pagava l'affitto del senatore Bricolo e una sua carta di credito. Al senatore Calderoli venivano dati 2 mila euro al mese. Dal dicembre 2011 li ritirava in contanti». E non finisce qui. Ci sarebbe anche il pagamento dell'affitto al capogruppo (1.250 euro) e la copertura della sua carta di credito; assegni girati a collaboratori per finalità non chiare. Stipendi extra e affitti sottratti ai 15 milioni di euro nell'intero arco dell'ultima legislatura.
Ma Bricolo respinge tutte le accuse: «E' tutto frutto di una vendetta di chi (la Privitera, ndr) era stato licenziato da tempo. Mi amareggia infinitamente che, con questo fango da campagna elettorale, il mio nome venga accostato alla schiera di quanti hanno sperperato e lucrato sui soldi pubblici, approfittando dei loro ruoli di potere».
FRANCESCO BELSITO2 - BELSITO: "ORA MI ASPETTO LO STESSO TRATTAMENTO RISERVATO A ME"
Marco Raffa per "la Stampa"
Un trattamento «uguale per tutti», «trasparenza e correttezza», norme che vengano applicate «dall'inizio alla fine» e siano «compatibili con l'attività politica». E' criptico ma non troppo Francesco Belsito, l'ex tesoriere della Lega, quando gli si chiede cosa pensa della nuova inchiesta sui conti del Carroccio. Ma forse per la prima volta dopo lo scandalo che ha travolto il «cerchio magico» accetta di parlare di sè e difende il suo operato. Affermando tra l'altro che i suoi investimenti «diversificati» hanno fatto guadagnare la Lega.
Belsito, qualcuno dei suoi accusatori adesso è a sua volta accusato di aver preso soldi dal partito per spese personali. Cosa ne pensa?
«Non ho letto i giornali, oggi sono in famiglia e non voglio occuparmi di queste cose. Certo, quando si parla di essere trasparenti e corretti....».
Cioè?
«Tutte le procedure devono essere uguali, per tutti. Non ci possono essere trattamenti diversi...».
Si riferisce agli attacchi ricevuti all'interno del suo ex partito come tesoriere della Lega? Altri hanno avuto un trattamento diverso dal suo?
«Ripeto, non ho letto i giornali e non voglio parlare di nessuno in particolare. Certo prima di attaccare o distruggere qualcuno bisognerebbe conoscere i fatti, non parlare per antipatia o inimicizia».
E quali sono i fatti, per quanto la riguarda?
«Che io sono accusato di appropriazione indebita e di truffa ai danni dello Stato, ma sono accuse che non hanno senso».
Si spieghi meglio.
«Ho risposto ai magistrati, non voglio dire cose che possano essere fraintese o strumentalizzate. Intanto una parte di quei soldi, 8-9 milioni di euro, erano donazioni fatte al movimento dagli eletti. E come tesoriere della Lega mi sono limitato a fare quello che prima di me, per vent'anni, aveva fatto Maurizio Balocchi. Niente di straordinario. Se mi venivano chieste somme da esponenti del partito che avevano titolo per farlo, le davo.
Naturalmente doveva trattarsi di somme congrue, sempre nell'ottica di far risparmiare il movimento. Non mi competeva, però, andare a scegliere i fornitori: era chi organizzava ad esempio una manifestazione, un congresso, che si occupava dei preventivi. Unica eccezione, il raduno nautico padano di Camogli, che ho organizzato io direttamente. Ma era una piccola cosa».
E i soldi investiti a Cipro e in Tanzania, i lingotti d'oro, i diamanti?
«Quelli sono investimenti diversificati, io credo di aver svolto bene il mio incarico di tesoriere e di aver fatto guadagnare il movimento. I numeri sono positivi, chiedete pure i conti alla Lega. Qualunque tesoriere avrebbe sceltogli investimenti più azzeccati, certo non giocare in Borsa anche se non c'è una norma che lo vieti, però di sicuro è rischioso».
Come sono i suoi rapporti con la Lega oggi?
«Nessun tipo di rapporto. Sono scomparsi tutti, da mesi. Nessuno mi ha più cercato».