Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera” (ed. Roma)
FRANCESCA MARIA OCCHIONERO
Sei recluso in attesa del processo: perdi il diritto ad essere curato? Ti è concessa un'ora d'aria: i topi in cortile fanno parte della misura? Domande che vengono a leggere la lettera aperta di Francesca Occhionero, arrestata il 9 gennaio 2017 assieme al fratello Giulio. Per quattro anni i due avrebbero spiato email, account, siti personali e istituzionali di personalità politiche e non solo: tra gli altri, Renzi e monsignor Ravasi, Mario Draghi e Mario Monti, vertici della finanza e dell' intelligence.
Non sono molti i detenuti per reati informatici in carcere ma la posizione di Francesca Occhionero è un caso nel caso perché, nei suoi confronti, il pubblico ministero Eugenio Albamonte aveva dato parere positivo alla scarcerazione (mentre al fratello, Giulio, è appena stato negato anche l'utilizzo del pc pur scollegato alla rete internet). É stata la giudice del tribunale di Roma, Antonella Bencivinni, a respingerlo: Francesca, dice, è ancora pericolosa.
FRANCESCA OCCHIONERO
La lettera, allora, riapre il dibattito sul diritto a una detenzione più umana per la quale, a volte, basterebbe poco: «Nel cortile della mia sezione - denuncia Francesca Occhionero -c' è una fogna a cielo aperto con odori insopportabili, tra sterpi da cui fuoriescono topi di varie dimensioni». E ancora: «Detenute che hanno piaghe e sfoghi cutanei sono chiuse in isolamento sanitario per giorni senza che si presenti un dermatologo, nonostante il sospetto (arguibile dall' isolamento) del trattarsi di malattie infettive. Infatti il reparto Nido è stato isolato in quarantena per scabbia».
Queste parole sollevano dubbi sulla reclusione delle 348 detenute che - secondo l'osservatorio Antigone - affollano Rebibbia con medie ben superiori a quelle nazionali.
Francesca Occhionero
Ma non basta. Perché, dalla sua prospettiva, la detenuta rilancia vecchi sospetti. Che una certa brutalità, per fare un esempio, sia funzionale a ottenere la collaborazione del detenuto: «Quanto sopra sintetizzato - scrive la Occhionero - induce a sospettare che le disumane condizioni carcerarie, rispetto alle quali non si coglie il segno di alcuna reazione vadano a conciliarsi perfettamente con l' aspettativa che il detenuto collabori. Non posso accettare l'idea che tale sospetto possa avere un lontano fondo di verità: sarebbe a dir poco avvilente e irrispettoso della intelligenza e della dignità umana e professionale di chi dovesse far uso di simili strategie».
Avvilente e irrispettoso dice la donna assistita dall'avvocato Roberto Bottacchiari. Ma quali sono le condizioni di vita dietro le sbarre? «Una ragazza che lamentava da tempo l'insorgenza di piaghe sulle gambe, dopo un mese ha finalmente ricevuto una visita medica e le è stata diagnosticata una micosi infettiva (si è parlato di tigna). La stessa ragazza ha continuato a condividere i 9 metri quadri di cella con la sua coinquilina e a frequentare gli spazi comuni».
FRANCESCA OCCHIONERO
Il diritto alla salute, al cibo, alle cure, perfino al rispetto di un decoro comune, in carcere, sono umiliati: «Sono obbligata - scrive - a nutrirmi mediante il vitto passato dal carrello ma con grande disgusto e sofferenza fisica ne ho capito il motivo quando altre detenute che hanno lavorato in cucina me ne hanno riferito le pessime condizioni igieniche. Pentole, teglie, mestoli e tutto il resto viene infatti "lavato" con spugnette bisunte e praticamente senza detersivi». Già l' igiene.
«Non vi è mancata - annota - la presenza di scarafaggi e perfino un grosso topo. I grandi scolapasta vengono sfilati dalle pentole in ebollizione e, con tutta la pasta, trascinati sul pavimento anziché essere sollevati. Il cibo si scongela e si ricongela».
francesca maria occhionero
Gli odori: «Spesso i gabbiani attaccano i piccioni lasciando i cadaveri a marcire sui davanzali delle finestre. Facile immaginare gli odori e il vomitevole panorama». I servizi: «Una mattina mi sono svegliata con la cella completamente allagata a causa di un' enorme perdita dal muro del bagno (problema che aveva già interessato la cella a fianco). A nulla sono valsi i solleciti delle assistenti di sezione che ben poco potevano fare se non sollecitare a loro volta la manutenzione. L' idraulico si è presentato solo tre giorni dopo».
Francesca Occhionero conclude con un appello alla propria scarcerazione. Ignorato.
francesca maria occhionero