NERVI TESI IN PARMA NAPOLI
1. EL PIPITA E IL BUCO NERO DEI SOLDI
Oliviero Beha per il “Fatto Quotidiano”
Se il Napoli avesse voluto comprare la partita con il Parma, magari senza necessariamente scommetterci sopra perché la quota era scadente, l’avrebbe fatto per tempo, in qualche modo. La storia del calcio non solo italiano è piena di queste pagine nere, o grigio fumo.
Ma il Napoli non ha evidentemente fatto nulla di questo, o perché è un club di galantuomini oppure perché pensava che non ce ne fosse bisogno. Nel secondo caso, ecco spiegato urbi et orbi il diverbio alla fine di Parma-Napoli: immaginate che come una scritta talmudica non sulla fronte ma sulla maglia, il portiere di casa, Mirante, avesse impresso “è vero, siamo un club e una squadra falliti, e pure retrocessi, ma intanto con noi non avete vinto”.
HIGUAIN IN PARMA NAPOLI
E invece il superbo purosangue del pallone, Gonzalo Higuain, detto giustamente “el pipita”, avesse sul petto la frase “Sce mo, ma lo sai quanti soldi vale la partecipazione alla Champions? Hai presente il danno che ci avete fatto?”.
Tra i due, il buco nero del denaro, appunto. Si è evocata ormai decine di volte il vocabolo “dignità” per il comportamento del Parma, del suo staff tecnico, dei suoi giocatori, che hanno rinunciato a una quota-parte delle loro spettanze per favorire un compratore e correttamente l’agonia formale del loro campionato, in attesa di sapere se qualcuno si farà carico del glorioso club ducale in Serie B.
Di qui la comprensibile reazione un po’ di tutti nei confronti delle previsioni deluse del Napoli, a partire dall’allenatore, Donadoni, che ha parlato di “schifezza” in relazione alla eventuale volontà degli avversari di aver partita vinta senza il coltello tra i denti dei parmensi.
HIGUAIN AL RISTORANTE
“Faccia i nomi”, si sono scandalizzati i napoletani, dal loro maggiore in grado a “schiovere”. Ma qui casca una mandria di asini: i nomi da fare sono quelli della dirigenza internazionale, dei padroni del vapore della Champions che continuano a rabboccare il montepremi per la partecipazione.
Pensate che nel triennio 2015-2018 la sola partecipazione alla fase a gironi (con qualche spicciolo da subito anche per chi fa i preliminari) vale 12 milioni di euro a club, più il gettone per vittorie e pareggi. Quasi una volta e mezzo il triennio precedente. In ballo c’era questo, domenica al Tardini, con tanto di eclatante sperequazione che il calcio ricopia da tutto il resto.
È il capitalismo dal volto calcistico, bellezza, verrebbe da dire. E conta assai meno che anche la cosiddetta “solidarietà tra colleghi” in calzoncini in questa occasione sia andata a farsi fottere. A caldo, che volete che gliene importi? Per di più mai come nella stagione in corso, giudicando gli ultimi anni, c’è stata bagarre fino in fondo per questi soldi “europei”, che dipingono la vera differenza nel piazzamento alla fine del torneo.
HIGUAIN FIORENTINA NAPOLI
Per il tifoso conta soprattutto vincere, per il club soprattutto finire in Champions meglio se secondo e non terzo per evitare il rischio dei preliminari. Ad oggi, a tre partite dalla fine, ci sono in ballo due posti per tre squadre, una delle quali è appunto quel Napoli fermato a Parma inopinatamente.
Non solo: c’è ressa anche per tre/quattro squadre per i due posti di Europa League, la Coppa cadetta anche dal punto di vista economico. Solo per lo scudetto e la retrocessione i giochi si sono chiusi, da tempo o praticamente da domenica scorsa con la vittoria- salvezza dell’Atalanta.
Lo confesso: la vecchia militanza del cronista era tentata di cogliere nei risultati, nelle modalità e nel numero dei gol dell’ultima giornata qualche segno di un destino pilotato, dai bookmaker più che dagli dei. Segnavano a ripetizione, e io ci leggevo in sovrimpressione la dicitura “over”, equivalente a una certa quantità di reti. Fantasie di logografo, che il passato confermerebbe nella realtà possibile, fino alla prossima inchiesta.
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Ma poi c’è stato l’episodio di Parma, al termine del match , e in un certo senso tutto si è rimesso a posto, come su un palcoscenico teatrale: il cattivo pretendeva, il buono si era immolato, tutti gli addetti s’erano dedicati al conteggio dei punti e la pantomima si era svolta “a maggior gloria del calcio”. Amen. www.olivierobeha.it
2. BENITEZ: "CALCIO ITALIANO DI M...". E IL GIUDICE LO FERMA UN TURNO
"Questo è il calcio italiano di m...". La frase pronunciata alla fine di Parma-Napoli e rilevata dagli ispettori della Procura Figc, è costata al tecnico partenopeo Rafa Benitez un turno di squalifica decretato dal giudice sportivo.
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Per i fatti del Tardini, Tosel ha anche comminato una multa di 10mila euro a Gonzalo Higuain "per avere - si legge nella nota - al termine della gara, sul terreno di giuoco, rivolto un pesante insulto al portiere della squadra avversaria; infrazione rilevata dai collaboratori della Procura federale". Il Napoli presenterà ricorso d'urgenza contro la squalifica di Benitez, già allertato il legale del club Mattia Grassani.
Nel frattempo Mirante è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss e Mediaset: "Higuain mi ha mandato un sms, è tutto chiarito. Se ci hanno chiesto di perdere? No, non è andata così. Ma quello che è successo per me resta sul campo. Dicono io abbia saltato con i tifosi mentre cantavano cori contro il Napoli: in realtà io ero solo felice della mia prestazione e del risultato, nemmeno li sentivo i cori...".
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CAPITOLO LAZIO — Più corposa invece la sanzione nei confronti di Igli Tare. Per il dirigente della Lazio , colpevole di aver rivolto "espressioni ingiuriose" nei confronti dell'arbitro al termine della partita Lazio-Inter di domenica scorsa, il giudice sportivo ha deciso la "inibizione a svolgere ogni attività in seno alla Figc, a ricoprire cariche federali e a rappresentare la società nell'ambito federale" fino a tutto il 25 maggio prossimo, e in più ha condannato l'ex giocatore biancoceleste a pagare un'ammenda di 5mila euro. Per lo stesso motivo, il giudice sportivo ha inibito fino al 18 maggio prossimo anche un altro dirigente laziale, Armando Calveri.
HIGUAIN E BENITEZ