antoine griezmann
Maurizio Crosetti per www.repubblica.it
Assumere un dipendente, sapere quanto sia bravo, farlo lavorare solo un poco e non di più, altrimenti tocca pagarlo troppo. Solo un’azienda di miserabili potrebbe inventarsi una cosa del genere, eppure è quello che sta facendo l’Atletico Madrid con Antoine Griezmann, attaccante francese di proprietà del Barcellona e in prestito ai madrileni: un cottimista al contrario, un centravanti col tassametro incorporato.
Raggiunto un certo minutaggio in campo, l’allenatore Simeone lo richiama in panchina oppure, come sta accadendo ora, lo impiega non più di mezz’ora a partita e lo fa giocare soltanto nel finale (una ventina di minuti: è successo un paio di volte). Così l’azienda è contenta e non dovrà riscattare Griezmann, dunque non sarà costretta a tenerselo.
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Griezmann, la clausola del contratto con l'Atletico
La colpa di questo diabolico meccanismo, ineccepibile dal punto di vista contabile (mostrateci il cuore di un contabile, e saremo sicuri che egli esiste), dipende da una clausola che il Barcellona fece inserire nel contratto quando prestò, con obbligo condizionato, Griezmann all’Atletico.
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Scritto nemmeno troppo in piccolo e nemmeno troppo in fondo alla pagina, ecco il comma del cottimista: nel caso Antoine resti in campo più della metà del tempo delle partite in cui è disponibile, a fine stagione l’Atletico Madrid dovrà versare 40 milioni di euro al Barcellona, e tenersi colui che fino a pochi anni fa era giudicato uno dei più forti attaccanti del pianeta: stiamo parlando di un campione del mondo in carica, poi in evidente declino non solo per ragioni contrattuali. In caso contrario, cioè se il giocatore resterà in campo sotto il tetto di minuti stabilito, a giugno potrà restituirlo al mittente.
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Griezmann, un campione del mondo umiliato
L’allenatore Diego Simeone, personaggio grintoso ma non quando si tratta di andare contro gli ordini dei capi, si guarda bene dallo sforare il minutaggio di Griezmann. Evidentemente, il giocatore non gli serve più di così. Evidentemente ci sono altri più bravi, più utili, più graditi al contabile e meno costosi.
Va anche detto che l’umiliazione di un impiego che non dipende da ragioni sportive, ma finanziarie, viene pagato a Griezmann 20 milioni di euro, non proprio uno stipendio da indigente. Ma qui è il principio che conta, non la busta paga: a sorprendere è proprio l’idea che si possa venire impiegati al contrario, cioè al risparmio, attenti che non scattino troppi special, altrimenti il cuore del contabile (dunque esiste) va in aritmia.
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Griezmann, un anno di prigionia a Madrid
Questa assurda storia avrà comunque fine il prossimo 30 giugno, per fortuna di Griezmann, dell’attento Simeone e del contabile di cui sopra, visto che quel giorno scadrà il prestito e il francese tornerà al Barcellona. Dove, forse, verrà fatto giocare o non giocare secondo necessità, e non secondo clausoletta, fino a scadenza di mandato con il club catalano (30 giugno 2024).
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Se invece Simeone dovesse distrarsi oppure, Dio non voglia, Griezmann dovesse tornargli davvero utile per più della metà del tempo, l’Atletico Madrid sarà obbligato a tenersi il pacco. Oppure il campione. A volte è lo stesso.
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