theresa may alla camera dei comuni
Cristina Marconi per “il Messaggero”
Le porte della dirigenza laburista le rimarranno sbarrate fino a quando la premier britannica non escluderà il rischio di no deal dal ventaglio, ancora assai ampio, delle Brexit possibili: non tutti sono d' accordo nel partito, ma è quanto deciso dal leader Jeremy Corbyn, inamovibile. Per il resto l' invito rivolto dalla premier Theresa May ai parlamentari di tutti gli schieramenti di incontrarsi per trovare una piattaforma in grado di ottenere una maggioranza sta procedendo, con l' obiettivo di arrivare alla presentazione di un piano B emendabile entro il 21 gennaio e a un nuovo voto il martedì 29 gennaio.
theresa may con i leader del dup arlene foster e nigel dodds
Dopo aver ottenuto la fiducia di Westminster e aver spiegato, in un breve messaggio al Paese nella serata di mercoledì, di voler mettere «l' interesse nazionale davanti a tutto», la May ha portato avanti «colloqui costruttivi» con tutti, dai LibDem ai Verdi, continuando però, fino ad ora, a rispettare quelle linee rosse che di fatto restringono di molto il margine di manovra negoziale: il controllo delle frontiere e la possibilità di portare avanti una politica commerciale indipendente, il che è in contrasto con la richiesta di molti deputati laburisti di mantenere la partecipazione all' unione doganale anche attraverso il modello norvegese.
theresa may alla camera dei comuni 1
GLI EUROSCETTICI DI ERG Facendo diversamente, la May rischierebbe una spaccatura del partito conservatore, dove il gruppo euroscettico dell' Erg continua a sostenere la possibilità di procedere a un no deal controllato come opzione per una Brexit netta e pura. La May ha scritto a Corbyn per dirgli che «non è nel potere del governo» escludere questa opzione, dopo essersi detta «delusa» dal fatto che il leader laburista non la voglia incontrare e abbia chiesto ai suoi deputati di non avviare contatti con il governo, ordine prontamente disatteso da alcuni di loro come Yvette Cooper e Hilary Benn. Per Corbyn la via principale continua ad essere quella delle elezioni anticipate, anche dopo che ieri il parlamento ha confermato la sua fiducia alla May, rendendo per il momento impossibile procedere su quella strada.
jeremy corbyn alla camera dei comuni
Molti tra i suoi deputati vorrebbero che a questo punto fosse intrapresa la strada di un secondo referendum, a cui Corbyn ha accennato senza convinzione, sebbene YouGov abbia fatto presente come il numero di brexiteers stia diminuendo per ragioni naturali sono prevalentemente anziani e stanno morendo mentre i remainers sono in aumento grazie all' arrivo dei giovani nei registri elettorali. Da un sondaggio lampo su 1000 persone è emerso come il sostegno per il remain sia ai massimi storici dai tempi del referendum, al 56% contro il 44% di leave.
Con davanti tre scelte, il 52% è per il remain, il 39% per un no deal e il 9% per il modello Norvegia, con la libera circolazione e il mercato interno ma senza membership di fatto. Il governo ha prodotto un breve documento in cui stima che per tenere un secondo referendum ci vorrebbe più di un anno, tempi troppo lunghi visto che per ora la data per la Brexit rimane il 29 marzo del 2019, sebbene a Bruxelles siano pronti a considerare una richiesta di rinvio davanti a un piano d' azione chiaro.
theresa may alla camera dei comuni 2
GLI ALLARMI PER L' ECONOMIA Intanto si moltiplicano gli allarmi sugli effetti di un no deal per l' economia britannica: per il Fondo monetario internazionale si tratta del «più significativo rischio a breve termine» dopo che la stessa Banca d' Inghilterra aveva parlato di una perdita di pil del 9,5% in 15 anni. Una circostanza rispetto alla quale il paese si sta comunque preparando, con il ministero della Difesa che ha messo in stand by tutti i riservisti e i milionari europei che, prevedibilmente, stanno lasciando Londra in massa. Davanti all' incertezza, chi può si mette in salvo.
CORBYN DA' DELLA STUPIDA A THERESA MAY BATTIBECCO TRA THERESA MAY E JUNCKER BATTIBECCO TRA THERESA MAY E JUNCKER THERESA MAY