Aspirina per Dagospia
renzi merkel hollande
Sono bastati due giorni nel Nord Europa e Matteo Renzi ha cambiato registro. Dopo il Brexit è andato baldanzoso a Berlino, convinto di convincere la Merkel verso una politica lontana dall’austerity: meno tasse, più investimenti; più deficit, insomma.
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Ha dovuto, però, fare i conti con una Merkel che non può sconfessare fino in fondo la linea di rigore imposta dalla Germania all’Europa negli ultimi 5/10 anni (ne approfitterebbe Schauble, che con la sua linea ha garantito un surplus commerciale di 280 miliardi); e che deve difendere l’eurocrazia di Juncker (anche se non lo invita a Berlino). E le cause che hanno prodotto la Brexit finiscono sotto il tappeto.
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Così, davanti alle richieste di Matteuccio, è stata sintetica: nein. Non se ne parla proprio. Al massimo, ti offro un gruppo di studio per vedere come derogare per sei mesi dai vincoli di bilancio. Ma niente di più, amenochè non riduci il debito pubblico. Posso accettare - ma girandomi dall’altra parte - qualche intervento pubblico per le banche. Punto.
renzi come merkel e hollande
Per Renzi è stata una doccia fredda. Tutti gli scenari che gli avevano fatto i politologi di Palazzo Chigi - contrastati dai diplomatici - si infrangevano sul muro tedesco.
Così, consigliato da Ciccio Sensi, ha cambiato registro. Anche perchè qualcuno gli ha fatto presente che, vista la debolezza del partito sul fronte del referendum, non si può permettere di avere contro le Cancellerie europee, ed in modo particolare quella tedesca. “Ricorda Matteo: i Poteri forti in Italia non esistono (più). All’estero, si”.
EUROPA ADDIO - HOLLANDE MERKEL RENZI 0076
Per questo si offre alla stampa per un’ora di chiacchiere “off the record” e vira di 180 gradi la narrazione della sua politica economica. Non più abbattimento delle tasse, ma una maggiore attrazione di capitali dall’estero. I sistemi attuali sembrano mostrare la corda.
RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015
Piercarlo Padoan vince la sua battaglia. E con lui Calenda. Meglio il fumo negli occhi dell’attrazione di capitali, che un “buco” certo dal calo delle tasse. Anche perchè, all’attrazione di capitali dall’estero dal governo Letta lavorano con scarso coordinamento e risultati il ministero degli Esteri, il ministero dell’Economia, il ministero dello Sviluppo economico, la Cassa depositi e prestiti. Ne sanno qualcosa i Paesi del Golfo Persico. Qualcuno si è visto rifiutare gli investimenti proposti. Ad altri è andato anche peggio: hanno dato i soldi, ma non sono stati utilizzati.
Così Matteuccio lancia l’idea di creare aree “off shore” a Milano (nell’area Expo) ed a Bagnoli. Come dire, una Cassa del Mezzogiorno concentrata. In queste zone gli insediamenti non pagano le tasse: un po’ come funzionava in Irlanda qualche anno fa. Difficilmente, però, l’Unione europea darà via libera all’operazione. Così, il premier di Rignano dovrà rinculare per l’ennesima volta.
venditore porta a porta VINCINO SU RENZI MERKEL
Anche perchè è ancora dibattuto se assegnarsi o meno il merito di costringere l’Europa a chiudere un occhio per la sospensione del “bail in” e favorire un intervento pubblico a sostegno delle banche in crisi. Un po’ perchè Mario Draghi gli ha chiesto di non impicciarsi: il governo ha messo due giorni di tempo per modificare le parole del premier. Il governo non salvaguardia le banche, ma tutela il risparmio. Un po’ perchè se passasse da difensore delle banche e non dei contribuenti, i grillini (e non solo) potrebbero avviare una campagna: Renzi salva le banche ma non i bilanci delle famiglie.