1 - REFERENDUM, LA SFIDA DI RENZI "ACCELERARE SULLA RACCOLTA FIRME"
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
VERDINI RENZI
L' allarme di Renzi è scattato ufficialmente nelle ultime ore: mancano migliaia di firme di sostegno al referendum costituzionale. Quota 500 mila va raggiunta entro l' 11 luglio. Siamo poco sopra la metà.
Per questo il Partito democratico ha chiesto anche agli altri partiti schierati con il Sì di fare la propria parte. Si è messa in moto, dunque, la macchina (un' utilitaria, certo) di Denis Verdini. Ala infatti sta distribuendo i moduli per raccogliere le adesioni dei cittadini. «Siamo indietro e tocca anche a noi», dice in Transatlantico il deputato verdiniano Luca D' Alessandro. D' Alessandro sta facendo campagna anche a Montecitorio e non fra i parlamentari. «Giro per gli uffici e chiedo una firma a tutti».
renzi verdini
<Sono sicuro che l' obiettivo sarà raggiunto>, garantisce il segretario regionale del Pd toscano Dario Parrini -. In questo fine settimana faremo un bilancio. Siamo già sopra la metà e tanti moduli devono ancora tornare alla base ». Per il week end sono mobilitati sindaci, amministratori e circoli dem, oltre allo sforzo delle altre forze della maggioranza.
D ALEMA RENZI TOTTI
Massimo D' Alema invece conferma il suo No al referendum. E un ruolo attivo nella campagna contraria. Attraverso un parallelo storico invita i militanti del Pd a seguirlo «perchè la disciplina di partito non vale per la Costituzione. Sulla Carta si può e si deve rispettare la propria coscienza». Come fece Concetto Marchesi, il deputato del Pci che alla Costituente si espresse contro l' articolo 7 (rapporti Stato-Chiesa) e «votò contro Togliatti», ricorda l' ex premier. «Nessuno osò mettere in discussione questo suo diritto».
D' Alema si schiera contro Renzi («mi fa la guerra») anche per le politiche di governo.
«Finora non ha governato bene sulle scelte fondamentali», dice. E ha gestito ancora peggio il partito. «Certo che andrebbe distinto il ruolo di segretario e di premier. Renzi infatti il segretario non lo fa, il partito è abbandonato».
2 - MATTARELLA C'È E BATTE UN COLPO (CONTRO MATTEO)
Adalberto Signore per “il Giornale”
I precedenti rendono l' idea. E raccontano di un Sergio Mattarella che in questi quasi diciassette mesi al Quirinale si è sempre tenuto alla larga dalle beghe della politica, dosando con il contagocce interviste o interventi, comunque sempre focalizzati su temi istituzionali: dalla celebrazione del 25 aprile ai 70 anni della Repubblica, passando per l' inaugurazione di Expo. Deve quindi esserci una ragione se il capo dello Stato decide di fare uno strappo alla regola e battere un colpo.
RENZI MATTARELLA
Lo fa con una lunga intervista al direttore della Stampa Maurizio Molinari, due pagine nelle quali Mattarella dice la sua sull' Europa del dopo Brexit e auspica per l' Italia «un ruolo chiave». Un presidente della Repubblica, dunque, che si mostra piuttosto loquace sui temi di politica estera e che invece si guarda bene dall' intervenire sulle questioni interne.
MAURIZIO MOLINARI
Una scelta, quella del capo dello Stato, che non è affatto casuale. Tanto che arriva nel giorno in cui al Consiglio europeo di Bruxelles i capi di Stato e di governo dell' Ue - compreso ovviamente Matteo Renzi - affrontano il dossier Brexit.
È chiaro, insomma, che Mattarella - per la prima volta da quando è al Colle - cerca di disegnare un perimetro entro il quale muoversi, a costo di impattare con il presidente del Consiglio, peraltro molto attivo in questi giorni sul fronte della politica estera. E lo fa scegliendo, seppure con grande discrezione, una strada per molti versi lontana da quella del suo predecessore Giorgio Napolitano, che nei giorni scorsi ha ripetutamente criticato la scelta britannica del referendum e il suo esito. «Il voto dell' elettorato, nazionale o di un altro Paese - spiega invece Mattarella - va sempre rispettato, anche quando provoca rammarico e lo si ritiene un errore». Una distanza siderale rispetto a chi ha definito il voto della Gran Bretagna un «abuso di democrazia».
mattarella napolitano
L' uscita del capo dello Stato è infatti un garbato segno di protagonismo che ha fatto suonare più di un campanello d' allarme a Palazzo Chigi. I rapporti con Renzi, d' altra parte, da qualche mese non sono per così dire felicissimi ed è da un po' che nell' entourage del premier temono che il Quirinale inizi a mandare segnali d' insofferenza.
Mattarella non ha affatto gradito la scelta di Renzi di personalizzare il referendum. Per non parlare delle successive uscite dei ministri Maria Elena Boschi e di Pier Carlo Padoan, anche loro a perorare la causa del governo a casa, in caso di sconfitta nella consultazione di ottobre. Una linea che al Colle considerano quantomeno azzardata, tanto che il capo dello Stato avrebbe suggerito a Renzi di ritrattare pubblicamente.
maria elena boschi nel presepe con renzi by vespa
L' invito, infatti, è quello di far fare un passo indietro ai membri del governo più esposti - lo stesso Renzi e il ministro delle Riforme Boschi in primis - e affidarsi a un Comitato per il sì composto da personaggi pubblici più o meno noti ma, soprattutto, spendibili in televisione e che si concentrino solo sul merito del quesito. Vedremo nelle prossime settimane se a Palazzo Chigi terranno da conto i suggerimenti del Quirinale. Che da ieri è certamente meno «silenzioso» di prima.
MARIA ELENA BOSCHI