MARCELLO SORGI per la Stampa
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3
Pesa, eccome, il rapporto con Bruxelles. Soprattutto per una candidata alla guida del governo come Meloni, che provenendo da uno schieramento sovranista-populista, sa di essere in qualche modo sotto esame.
E così, Meloni non ha condiviso, definendola "ultima ratio" e facendola escludere ai responsabili economici di Fratelli d'Italia, la richiesta di uno scostamento di bilancio da 30 miliardi avanzata dal leader della Lega, e sottoscritta anche da Tajani, per aiuti a famiglie e imprese colpite dalle conseguenze della crisi energetica. Sebbene si tratti, con tutta evidenza, di cifre da campagna elettorale, senza riferimento con la realtà dei conti pubblici e con la ferma volontà di Draghi di intervenire evitando nuovo debito, ed adoperando semmai i fondi ricavati dalla tassazione dell'extragettito delle aziende del settore energia, la mossa della Meloni vuol dire chiaramente che, schierata con Il presidente del consiglio e prendendo le distanze dagli altri leader del centrodestra, è disposta a rinunciare a un argomento di propaganda, e ai voti che potrebbe eventualmente portare, pur di darsi un'identità credibile da futura premier di un Paese con i problemi dell'Italia.
MELONI DRAGHI
Naturalmente questo crea già da adesso inconvenienti alla coalizione: perché in caso di vittoria è difficile che Salvini accetti di rispettare la disciplina dei rapporti con la Commissione europea alla quale Meloni si dimostra sensibile. Anzi, c'è da prevedere che questo sarà il terreno su cui il Capitano leghista continuerà a distinguersi, anche a costo di mettere in fibrillazione l'eventuale nuovo governo di centrodestra. Va detto che in quest' ambito la posizione assunta da Tajani, solidale con la richiesta di scostamento di bilancio, non è molto comprensibile: non solo per la tradizionale collocazione di Forza Italia in Europa, ma per la lunga esperienza personale dello stesso coordinatore del partito, già presidente del Parlamento europeo e più volte membro della Commissione in ruoli importanti. Né tutto può essere giustificato dalle esigenze della campagna elettorale, ormai entrata nel vivo. In sostanza: Meloni ha preso il largo nella corsa verso Palazzo Chigi. Ma se si guarda alle spalle, corre il rischio di provare una spiacevole sensazione di solitudine.
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