Leda Balzarotti per "www.iodonna.it"
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«La mia ricetta è stata non aver mai vissuto un giorno vuoto» così si raccontava qualche anno fa Raffaella Carrà, e non si fa fatica a crederle visto la carica vitale che da sempre la contraddistingue e che non ha mai abbandonato la soubrette nata il 18 giugno del ‘43, quando uno dei più terribili bombardamenti della seconda guerra mondiale colpiva Bologna, la leggenda narra che trascorse le prime ore di vita in un rifugio antiaereo in braccio alla mamma.
Passata la guerra Raffaella, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni, già a quattro anni indossa scarpette e tutù e insegue il sogno di diventare una stella dello spettacolo, con a fianco sempre la nonna Andreina, «l’unica che approvava le mie scelte artistiche».
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Contrariamente a quello che tutti pensano, a tenere a battesimo nel mondo dello spettacolo la Raffa nazionale è il cinema, non la televisione, il debutto infatti è nel 1950 – a nove anni – nella pellicola Tormento del passato, diretta da Mario Bonnard.
Poi gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia la portano al teatro e alla radio dove conduce la trasmissione Raffaella col microfono a tracolla e, nel 1962, alla televisione con il programma “Il paroliere questo sconosciuto” a fianco di Lelio Luttazzi.
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Nonostante l’esordio precoce, la scalata al successo non fu facile e per otto anni Raffaella cercò di trovare la sua strada nel mondo dello spettacolo, tra una pellicola con Mario Monicelli – I compagni -, una parte accanto a Frank Sinatra ne “Il colonnello Von Ryan”, e alcune trasmissioni televisive ormai dimenticate, accettò a malincuore – a dire il vero, tra le lacrime – il nuovo nome d’arte, quel Carrà inventato per lei dallo sceneggiatore televisivo Dante Guardamagna.
La svolta per la futura primadonna del sabato sera, arrivò nel 1969 con la trasmissione “Io, Agata e tu”. «Quell’exploit l’ho ormai archiviato come la mia vittoria più bella – racconta a Gianni Melli del settimanale Oggi -. Con quella breve apparizione ho spazzato via otto anni di battaglie perdute, passando dal minimo al massimo in un baleno. Mi sentivo provinciale, con l’animo compresso da incredibili tabù, e subito mi sono sbloccata».
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Arriverà lontano la ragazza che al suo primo festival di Venezia era caduta ruzzolando giù dalle scale tra l’imbarazzo dei presenti. Lei che sul palcoscenico del Sistina rubò quasi la scena a Marcello Mastroianni, in “Ciao Rudy”, che dal teatro con Gino Cervi era passata alla rivista con Macario, che però l’aveva poco amata e ne snobbò il talento. Un infinito saliscendi, poi a Parigi, era il 1969, scoprì il musical “Hair”, e «rimasi come fulminata».
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Dopo “Io, Agata e tu”, l’eclettica Carrà approdò stabilmente in televisione, e fu la volta di “Canzonissima”, accanto a Corrado che s’incaponiva a darle del lei, e solo dopo molte insistenze era passato a darle del tu in diretta.
L’affiatamento tra i due aveva convinto il pubblico e i dirigenti Rai. Grazie all’aria familiare, garbata e spiritosa la coppia Carrà-Corrado si aggiudicò anche la successiva edizione, spazzando via lo scandalo della pancia nuda della Carrà, che aveva diviso l’Italia e pure il Cda della Rai. Ma la showgirl al ritmo di “Tuca Tuca” aveva ormai conquistato l’affetto del pubblico.
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Il 1974 fu il suo anno d’oro: duettò con Mina nella fortunatissima trasmissione “Milleluci”, e aveva avuto carta bianca per “Canzonissima”. A metà degli anni Settanta, era partita alla conquista anche del Sudamerica, mentre le sue canzoni scalavano le classifiche internazionali.
Per poi fare ritorno in Patria, e diventare padrona di casa del sabato sera targato Rai con “Fantastico”, sempre accanto a Corrado. Protagonista assoluta della televisione, non solo italiana, Raffaella Carrà è stata capace di rinnovarsi innumerevoli volte, mettendo a segno programmi tra i più indovinati del piccolo schermo tra cui “Pronto… Raffaella?” Che arriverà a registrare ascolti record, così come il format innovativo “Carràmba”!, con share che supereranno in alcune puntate, il 60%.
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Da sempre sembra avere il dono speciale di mettere a suo agio chiunque, come quando nella lunga diretta di “Domenica In”, Franca Rame confidò che voleva separarsi da Dario Fo.
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Ma non è sempre filato tutto liscio, nel’78 le sei puntate del programma “Ma che sera” si erano chiuse tra polemiche e critiche anche crudeli, e nei corridoi di viale Mazzini correva la voce che «la Carrà non piace più al pubblico. È finita per sempre». Mai parole sono state meno profetiche.
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