• Dagospia

    “LA MIA VITA E' STATA ROVINATA DA UNO STALKER” - LA STORIA DI ISELLA MARZOCCHI: “MI APPROCCIÒ IN UN SUPERMERCATO. POI HA CHIESTO DI PRENDERE UN CAFFÈ E GLI HO DETTO VA BENE PENSANDO COSÌ DI TOGLIERMELO DI TORNO”. DA LI’ E’ INIZIATO L’INFERNO: TELEFONATE, MESSAGGI, PEDINAMENTI POI LA CONDANNA DELL'UOMO A 2 ANNI PER STALKING - "AL MOLESTATORE HANNO MESSO IL BRACCIALETTO ELETTRONICO, A ME HANNO DATO L’APPARECCHIO GPS. QUANDO SUONA HO IL PANICO. DALLO SCORSO LUGLIO È SUCCESSO ALMENO UNA QUARANTINA DI VOLTE. LUI E' LIBERO. HO CAMBIATO I PERCORSI CASA-LAVORO, I MIEI ORARI. STO PENSANDO DI…”


     
    Guarda la fotogallery

    Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera” - Estratti

    isella marzocchi isella marzocchi

     

    L’ approccio era stato audace. Lui davanti a lei in fila alla cassa del supermercato che dice: «Oh, dai che mettiamo tutto insieme e ci facciamo una bella cenetta». E lei, spiazzata: «Scusi?!». Se l’è ritrovato poco più in là ad aspettarla con una mano allungata: «Piacere, Marco…».

     

    Un trentaseienne loquace e veloce. «Nel centro commerciale non mi mollava più, poi ha chiesto di prendere un caffè e gli ho detto va bene pensando così di togliermelo di torno». Errore. Da quel giorno, era la fine di gennaio dell’anno scorso, la sua vita è diventata un inferno.

     

    Trovato in qualche modo il numero di cellulare, Marco ha iniziato a tempestarla di telefonate e messaggi, ha preso ad aspettarla vicino al lavoro, a seguirla. «Avevo paura». Dopo qualche mese, Isella Marzocchi, bolognese di 52 anni, lo ha denunciato. È scattato il codice rosso, al molestatore hanno messo il braccialetto elettronico, a lei hanno dato l’apparecchio gps. E mentre Isella viveva il suo anno orribile, la giustizia faceva rapidamente il suo corso: indagine, processo, lunedì scorso, condanna a 2 anni per stalking.

    isella marzocchi isella marzocchi

     

    Una liberazione?

    «Macché, lui è stato condannato, ma dov’è? Al processo non si è mai visto. Immagino che sia libero visto che io ho ancora questo aggeggio collegato al suo braccialetto elettronico e alla centrale dei carabinieri. Mi dicono che non sconterà un giorno di carcere e così io continuo a girare con lo spray e a guardarmi intorno. Da otto mesi sono legata agli spostamenti di quest’uomo che peraltro non avevo mai visto prima.

     

    Un’angoscia infinita. Anche venerdì scorso, quando ero in stazione, è suonato l’allarme del mio gps, mi hanno chiamato i carabinieri, che comunque ringrazio per il loro lavoro».

     

    Come funziona questo aggeggio?

    stalker stalker

    «È una specie di cellulare, un po’ più spesso, che trilla tutte le volte che lui si avvicina a meno di 400 metri da dove mi trovo. Compare il simbolo del divieto con una figura stilizzata che mi dice “sei in zona a rischio”. Poi mi chiama la centrale dei carabinieri e mi chiede se va tutto bene. E quando scatta l’Sos io vado nel panico, soprattutto se sono per strada o su un mezzo pubblico. Che tendo a non prendere più».

     

    È successo spesso?

    «Dallo scorso luglio almeno una quarantina di volte, anche perché lui abita nel mio quartiere. Ho dovuto rivoluzionare la mia vita».

     

    In che senso?

    «Ho cambiato i miei percorsi abituali casa-lavoro, gli orari, per un periodo sono rimasta a casa. 

     

    (...)

     

    Lei ha famiglia?

    «Marito e due figli di 9 e 12 anni. Mio marito mi ha accompagnata e sostenuta per tutto il tempo. Ma non è stato facile perché questo Marco ha iniziato a chiamarmi in continuazione. E siccome lo bloccavo usava altre utenze. Io lavoro nella comunicazione e spesso mi chiamano giornalisti che non ho registrato, non posso non rispondere.

    isella marzocchi isella marzocchi

     

    È arrivato a usare cellulari di negozianti, ai quali chiedeva il favore di fare una telefonata. In genere io richiamo i numeri ai quali non posso rispondere: una volta mi sono ritrovata a parlare con un fruttivendolo pakistano al quale questo Marco aveva chiesto il telefonino. Sono capitate le situazioni più strane, con i carabinieri che mi chiamano: occhio che è a 30 metri, lo vedi?

    Insomma, un incubo».

     

    (....) Mi angoscia il solo pensiero perché è chiaro che è una persona disturbata. Ma poi c’è questa disparità di trattamento: lui libero di andare in giro, io costretta a evitare certi luoghi; lui che può non presenziare a processo, come ha fatto, io che dovevo esserci per testimoniare…».

     

    Pentita di averlo denunciato?

    «In certi momenti sì perché faccio fatica a vedere la fine di questa brutta storia. Sto pensando anche di cambiare città… maledetto quel caffè».

    STALKER STALKER STALKER STALKER STALKER STALKER stalker stalker

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport