Virginia Nesi per il “Corriere della Sera”
la campagna del ministero dell uguaglianza spagnolo contro la prova costume
Su una spiaggia ci sono cinque donne con forme fisiche molto diverse. Una di loro sorride in topless con una cicatrice da mastectomia. Le altre rivendicano invece peli, cellulite, smagliature, cuscinetti. Hanno lo sguardo fiero perché di un pensiero sono certe: «El verano también es nuestro», «L'estate è anche nostra».
Così recita lo slogan diffuso dal ministero di Irene Montero, la ministra spagnola femminista a capo del dicastero dell'Uguaglianza che in Spagna sta portando avanti cambiamenti radicali, come la nuova legge sull'aborto che introduce il congedo mestruale e quella contro ogni atto sessuale senza consenso.
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La campagna, creata con l'Instituto de las Mujeres, incoraggia tutte le donne ad andare al mare e godersi le vacanze «senza stereotipi e senza violenza estetica contro i nostri corpi», si legge in un tweet del ministero. «È necessario riconoscere la diversità dei corpi e combattere la violenza estetica», dice al Corriere la direttrice dell'Instituto de Las Mujeres Antonia Morillas. Per lei le aspettative fisiche poco realistiche non solo colpiscono l'autostima, ma negano i diritti e «li rendono vulnerabili».
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«In un periodo dell'anno come l'estate dove le donne occupano di più lo spazio pubblico - penso alle uscite in piazza, in spiaggia, per strada - lo stereotipo di genere legato ai canoni di bellezza genera discriminazioni multiple. Queste pressioni condizionano il nostro modo di stare, abitare e vivere».
Irene Montero ha scritto in un tweet: «Tutti i corpi sono validi e abbiamo diritto a goderci la vita così come siamo, senza colpa, né vergogna. L'estate è per tutte!». La ministra dei Diritti sociali e Agenda 2030 Ione Belarra ha ricondiviso: «Tutti i corpi sono corpi da spiaggia. E da montagna. Devono essere curati, rispettati e goduti». L'iniziativa non ha risparmiato le critiche. C'è chi si domanda dove siano gli uomini e qualcuno commenta: «Mettete un signore grasso come me perché possiamo identificarci tutti».
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