Tommaso Labate per corriere.it
aboubakar soumahoro e la moglie
«No, non avevo assolutamente collegato, d’altronde sarebbe stato impossibile. Ero davanti alla televisione, a un certo punto parte un servizio sul caso Soumahoro e appare la sua compagna. Sulle prime dico tra me e me “mah, può essere, forse, chissà…”. Poi ho guardato meglio, ed era davvero lei».
Questo racconto comincia con la testimonianza di Laura Boldrini. Che, all’inizio dello scandalo che ha travolto la cooperativa Karibu di Marie Therese Mukamitsindo e macchiato l’immagine del di lei compagno della figlia Aboubakar Soumahoro, fresco deputato della Repubblica eletto con l’alleanza Verdi-Sinistra e oggi autosospeso dal gruppo parlamentare, sta seguendo in tv un programma che si occupa del caso.
L’ex presidente della Camera, che ha un passato importante nell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, conosce ovviamente Soumahoro e in passato ha incontrato anche Marie Therese. Le manca il «link» tra i due. Le manca, o quantomeno è quel che crede fino a quel momento, la figura di Liliane Murekatete, figlia di Therese e compagna di Aboubakar.
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Sembra la scena finale de I Soliti Sospetti, quando il commissario interpretato da Chazz Palminteri scruta con attenzione la lavagna di fronte alla quale ha interrogato l’anonimo personaggio interpretato da Kevin Spacey. E accende un nuovo faro sulla storia della donna più «cercata» d’Italia. La cooperante dalle borse e degli abiti firmati, la «Lady Soumahoro» che qualcuno ha ribattezzato «Lady Gucci», la «CooperaDiva» (copyright Dagospia), la donna che invoca per interposta persona «il diritto all’eleganza» (copyright Soumahoro), la bellezza che in alcuni scatti del web ripiombati dal passato posa in vesti a dir poco succinte. Per le foto che ritraggono Liliane è partita la diffida alla pubblicazione.
Ma soprattutto, e qui la storia è talmente sorprendente da far impallidire anche l’intreccio del Bel Ami di Maupassant, l’ex sconosciuta che attraversa quattro diverse legislature con quattro travestimenti differenti: quella dei governi Berlusconi II e III da dipendente della Task force per l’Africa guidata da Alberto Michelini, quella del Prodi II da dipendente di Palazzo Chigi, quella del Berlusconi IV sempre al palazzo del governo e l’inizio del Meloni I come ultracelebre compagna di un deputato dell’opposizione.
L'arrivo a Palazzo Chigi
LILIANE MUREKATETE
Intervistato dal programma de La7 Non è l’arena, condotto da Massimo Giletti, l’ex berlusconiano Michelini racconta di come la giovane Liliane Murekatete, che all’inizio degli anni Duemila lavora con lui, si presentasse come «nipote del premier rwandese». Quando la Task Force per l’Africa voluta da Berlusconi va in missione in Rwanda, «il premier me l’ha presentato lei dicendo 'è mio zio'. E non avevo dubbi di credere che lo fosse, anche perché ho visto come lui salutava lei, affettuosamente, come un familiare…».
Ma com’era arrivata una ragazza poco più che ventenne come Liliane a lavorare per il governo Berlusconi? Racconta Laura Boldrini: «Come sapete, ogni 21 giugno si tiene la Giornata mondiale del rifugiato. Per l’occasione, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite chiede alle organizzazioni di segnalargli alcuni testimoni da far intervenire alle celebrazioni. Ora non ricordo quale fosse l’organizzazione, se la Caritas o il Cir o qualcun altro, ma proprio da una di queste viene segnalata questa ragazza, Liliane. Che infatti prende la parola. Era l’inizio degli anni Duemila, non saprei dire l’anno di preciso. So solo che, qualche tempo dopo, incontro Michelini. Che mi dice: 'Ma lo sai che quella bravissima ragazza che è intervenuta il 21 giugno l’abbiamo presa a lavorare con noi?’».
Solo quindici anni dopo, nel 2017, durante la consegna di un premio assegnato da Moneygram, Boldrini farà la conoscenza – a un evento a cui partecipano anche Emma Bonino e Gianni Pittella – della mamma Maria Therese e ritroverà la giovane Liliane conosciuta anni prima. Il link con Soumahoro le apparirà invece solo guardando la tv qualche settimana fa, all’inizio del «caso».
«Ad Arcore non è mai venuta»
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Ma che cos’aveva fatto Liliane negli anni precedenti? Dai primi anni Duemila all’autunno del 2011, quando cade il governo Berlusconi IV, non si muove da Palazzo Chigi. Nel 2006 Michelini, per sua stessa ammissione, la segnala al governo Prodi insieme a un’altra componente della sua segreteria particolare. E quando i berlusconiani tornano al governo due anni dopo, ecco che Liliane è ancora al suo posto. Solo che stavolta sale di grado e «assume addirittura il ruolo - è sempre Michelini che parla - di rappresentante personale facente funzioni».
L’ex senatrice Maria Rosaria Rossi, in quella fase, è il braccio operativo del Cavaliere. Monitora la sua attività a Palazzo Chigi e, com’è noto, controlla chi entra e chi esce da Palazzo Grazioli a Roma e dalla Villa di Arcore. «C’era una persona che assomigliava a lei che lavorava per il governo a quel tempo. Ma non saprei dire con certezza se si trattasse o meno della compagna di Soumahoro che ho visto sui giornali e in tv in questi giorni. Mi chiede se potrebbe essere lei? Col condizionale rispondo di sì, potrebbe».
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È possibile che Liliane Murekatete frequentasse le residenze private di Berlusconi? «Su questo posso essere più precisa. E la risposta è assolutamente no. Ad Arcore di sicuro non è mai venuta».
Il 21 giugno di una ventina di anni fa, durante la Giornata mondiale del rifugiato, la vicenda di Liliane prende un’altra piega. Vent’anni dopo è tutta un’altra storia, con decine di altre storie in mezzo. Gli scatti decisamente piccanti tornati a circolare sulla Rete hanno adesso una firma, quella del fotografo Elio Carchidi. Scattate nel 2012, non erano state richieste o acquistate da nessuno. Oggi vanno a ruba.
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