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    LA MONTAGNA È SPIETATA ANCHE CON CHI LA CONOSCE BENE - È MORTO NEL SUO HABITAT PREFERITO CLAUDIO GHEZZI, 69ENNE DI MISSAGLIA, IL "RE DELLA GRIGNA", COME LO CHIAMAVANO TUTTI: AVEVA SCALATO QUELLA CIMA QUASI 6 MILA VOLTE, DETENENDO IL RECORD ASSOLUTO DI SALITE SUL GRIGNONE - FATALE È STATA UNA SCIVOLATA SU UNA ROCCIA INSTABILE MENTRE STAVA AIUTANDO UN'AMICA IN DIFFICOLTÀ CON I FIGLI PICCOLI: È PRECIPITATO PER UNA VENTINA DI METRI E QUANDO SONO ARRIVATI I SOCCORSI NON C'ERA PIÙ NULLA DA FARE…


     
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    Barbara Gerosa per il “Corriere della Sera

     

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    «Scendo ad aiutare un'amica. È con i figli piccoli e la salita è impegnativa. Ci vediamo dopo». Le ultime parole prima di lasciare il rifugio Brioschi, 2.403 metri di quota sulla Grigna Settentrionale, la più nota delle cime lecchesi. Ma in vetta non è più tornato.

     

    È precipitato mentre stava affrontando la ferrata al Sasso dei Carbonari insieme alla donna, ai ragazzini e a una famiglia impegnata nell'ascensione con lui. Li ha raggiunti perché temeva potessero trovarsi in difficoltà.

     

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    Claudio Ghezzi, 69enne di Missaglia, il «re della Grigna», come lo chiamavano tutti, è morto sulla sua montagna. La cima che aveva scalato quasi seimila volte, detenendo il record assoluto di salite sul Grignone.

     

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    La tragedia si è consumata ieri all'ora di pranzo. L'alpinista era arrivato in vetta alcune ore prima, come era solito fare quasi tutti i giorni. Poi la telefonata dell'amica che stava arrivando dal rifugio Bietti e doveva affrontare un tratto attrezzato con le catene. E allora lui, ancora una volta, si è messo in marcia. È sceso per andarle incontro e poi risalire.

     

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    In un punto particolarmente esposto, la scivolata che non gli ha lasciato scampo: è precipitato per una ventina di metri dopo aver appoggiato il piede su una roccia instabile.

    La caduta terminata su una sorta di terrazzamento naturale, l'impatto devastante con il suolo.

     

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    In volo da Como si è alzato l'elicottero di Areu e squadre del Soccorso Alpino sono partite da terra. Ma i medici non hanno potuto far altro che constatare il decesso, mentre la donna e le persone che si trovavano sulla ferrata sono state accompagnate a valle.

     

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    La notizia della tragedia si è diffusa rapidamente: centinaia i messaggi di cordoglio sui social. Ghezzi per 40 anni è stato uno dei principali protagonisti del mondo della montagna lecchese: tra pochi giorni avrebbe toccato il traguardo delle seimila ascensioni sulla Grigna Settentrionale.

     

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    Lo scorso anno aveva messo a segno l'ennesima impresa. Era partito a piedi dalla sua abitazione di Missaglia per raggiungere la vetta: 85 chilometri di strada e 5.000 metri di dislivello, tra andata e ritorno, in sette ore.

     

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    Perché amava la Grigna che pure gli aveva portato via uno dei suoi più cari amici (l'alpinista Giacomo Scaccabarozzi, morto in parapendio nel 1998) e ogni ascensione la dedicava a lui, come aveva confidato ai compagni. Fisico asciutto e carattere d'acciaio, arrampicava con la velocità di un ragazzino nonostante l'età.

     

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    Già nel 2019 aveva salvato un 29enne rimasto bloccato sul Grignone senza ramponi: era stato lui a lanciare l'allarme guidando i soccorsi.

     

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    Un alpinista completo: la prima esperienza internazionale nel 1991 con una spedizione in Bolivia. Poi otto volte in Nepal. E ancora in Pakistan, Cina, Tibet, Perù, Cile.

     

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    «Credo che ci renderemo davvero conto che non c'è più solo domani quando non lo vedremo arrivare con lo zaino sulle spalle e il sorriso in volto - scuote la testa Alex Torricini, gestore del rifugio Brioschi in vetta al Grignone -.

     

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    Aveva le chiavi del rifugio e stavamo preparando la festa per i suoi 70 anni: li avrebbe compiuto il 4 luglio. Quando ci siamo accorti che non tornava e abbiamo visto l'elicottero abbiamo capito che doveva essere accaduto qualcosa di terribile».

     

    «Non mi sorprende che sia precipitato mentre stava aiutando qualcuno. Lui era così: altruista, generoso, preparato», dice il fotografo Alberto Locatelli, che tante volte in passato aveva immortalato le sue imprese. «La Grigna è la mia seconda casa», ripeteva spesso agli amici Claudio Ghezzi. Un amore a cui è rimasto fedele fino alla fine.

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