Emily Esfahani Smith per “New York Magazine”
psilocibina
Nel 2005 a Janeen Delaney fu diagnosticato un cancro e nel 2008 apprese di uno studio alla ‘Johns Hopkins University’ che riguardava persone alle prese con una morte imminente.
La squadra di ricerca, capitanata dallo psichiatra Roland Griffiths, si chiedeva se le esperienze trascendentali indotte dalla psilocibina (ingrediente attivo nei funghetti magici) potessero aiutare la gente ad affrontare la morte in pace invece che con disperazione.
il cervello sotto psilocibina
Portavano pazienti terminali in laboratorio e analizzavano la loro esperienza mistica. Janeen decise di partecipare. Sulla rivista ‘Review of General Psychology’ apparvero i risultati: «L’esperienza trascendentale è il momento di transizione in cui una persona si sente elevata, il senso di sé sparisce, si sente connessa a qualcosa di superiore. Chi è in questo stato riporta sensazioni di bellezza e rapimento, il tempo si ferma, si avverte unità con la natura e l’universo».
esperienza trascendentale
Anche per Janeen è stato così: «Non c’era un atomo di me che non fosse divino» ha detto. La trascendenza è parte fondamentale dell’esperienza umana. Dall’alba dei tempi ci siamo persi in preghiere e rituali, danze e canti. Nonostante questo, la psicologia a lungo le ha definite esperienza patologiche, non naturali. Per Freud la sensazione oceanica di armonia erano ricordi nevrotici di quando eravamo nell’utero, segno di menti sconvolte.
lo psicologo william james
Il ritratto fatto da da David Yaden, psicologo alla ‘University of Pennsylvania’ e autore degli articoli sulla trascendenza, è molto diverso. Per lui ha un effetto positivo sulla nostra psiche: «Freud si sbagliava. Aveva ragione il suo collega William James che scrisse “Varieties of Religious Experience”. Sperimentava su se stesso gli stati mistici, era uno scienziato meticoloso, e diceva che per raccontare totalmente l’universo non si può ignorare ciò che conduce ad altre forme di coscienza».
MEDITAZIONE
Le alterazioni possono avvenire quotidianamente, innamorandoci, meditando, ascoltando una musica o una messa, ma non sono le stesse che si ottengono con la psilocibina. Le intense esperienze di trascendenza ci cambiano in modo duraturo. Al ritorno, in genere siamo più soddisfatti delle nostre vite, c’è una qualche sorta di rivelazione, i nostri pensieri distruttivi scompaiono, diventano minuscoli.
Ha forse a che fare con l’aspetto di annichilimento, con la perdita del sé come elemento centrale. La ricerca neuro-scientifica mostra che in uno stato di trascendenza diminuisce l’attività del lobo parietale superiore, quello che distingue il sé dal resto che ci circonda. A quel punto il cervello non riesce a separarsi da ciò che lo circonda, ecco perché ci si sente estremamente connessi al tutto. In pratica l’esperienza trascendentale ci dà nuova prospettiva e ci aiuta ad abbandonare l’idea che noi siamo il centro del mondo.
psilocibina
E’ successo a Janeen. Ha preso una pasticca di psilocibina, si è seduta sul divano, ha ascoltato un po’ di musica scelta dal laboratorio ed è rimasta così per otto ore: «Ero concentrata su quanto fosse bella la musica, ‘Adagio per archi’ di Samuel Barber, e mi sono accorta che il mio respiro seguiva la melodia. Quando la musica ha raggiunto il climax e le note più alte, ho trattenuto il respiro. Quando la musica è finita, ho accettato che andasse bene non respirare più. Allora ho capito: quando arrivi alla fine, va bene non respirare più. Avevo un posto nell’universo e ho trovato pace». Janeen è morta nel 2015.