1. CHI PUNTA SU UN MIGLIORAMENTO DELLE RELAZIONI CINA-USA CON LA NOMINA DI QIN GANG
Gioachino Piccio per www.formiche.net
qin gang.
Qin Gang, da poco nominato ministro degli Esteri cinese, è stato un wolf warrior, un “guerriero lupo” nella definizione della diplomazia cinese di Xi Jinping, ovvero un rappresentante di una Cina proiettata a grandi passi verso un futuro di grande potenza egemonica, che ha spesso mandato messaggi al vetriolo nei confronti di chi si metteva di traverso a questa cavalcata.
Ma negli ultimi mesi da ambasciatore a Washington è riuscito anche a costruire dei rapporti con il tessuto americano. In particolare con la comunità economica, grazie allo stile pragmatico con cui è uso affrontare i problemi.
qin gang.
A differenza di altri inviati a Washington, Qin ha lanciato alcuni dei messaggi più moderati della Cina su alcuni temi. Ha sostenuto che Pechino avrebbe cercato di impedire alla Russia di invadere l’Ucraina se lo avesse saputo e ha minimizzato il rischio di una guerra con Taiwan.
Nativo di Tianjin, ha studiato all’Università delle Relazioni Internazionali di Pechino, una scuola con stretti legami sia con il ministero degli Esteri che con la principale agenzia di spionaggio cinese.
Dopo un periodo presso la United Press International ha fatto carriera all’interno del ministero con ruoli a Pechino e a Londra. Questi elementi rafforzano la posizione di quanti ritengono che la sua nomina a ministro degli Esteri significhi che Xi stia cercando di tornare a una strategia diplomatica di basso profilo.
qin gang
Il compito è arduo. La Repubblica Popolare è senza dubbio lo sfidante più credibile (probabilmente anche l’unico) all’ordine internazionale basato sulle regole in cui si riconoscono le democrazie occidentali. D’altra parte se un Paese vuole proporsi come leader globale deve proiettare un’immagine positiva di sé, e Pechino è alle prese con una crisi di immagine gigantesca, tra politiche commerciali aggressive e, soprattutto, la gestione del Covid-19.
Nel 2019-2020, il governo cinese ha tenuto nascosto al resto del mondo un’epidemia di cui conosceva perfettamente la gravità. La successiva politica dello zero Covid ha scatenato rivolte popolari con le sue regole draconiane per contenere i focolai. Oggi l’abbandono di quella linea per evitare sommosse sta per scatenare una nuova ondata pandemica globale, con la possibilità di favorire nuove varianti.
qin gang janet yellen
Sovviene dunque, ai fini di questo articolo, il tweet lanciato dall’attuale ministro degli esteri cinese quando era ancora ambasciatore negli Stati Uniti. A proposito dell’epidemia, Qin diceva: “E se i nostri Paesi lavorassero insieme per trovare soluzioni, ad esempio vaccini più efficaci?”. All’epoca Qin era occupato a parare le accuse di Donald Trump che chiamava il Covid-19 Cina-virus.
Ad oggi si può dire che Qin Gang sia diventato un punto di riferimento importante nel difficile dialogo sino-americano, e nelle ultime settimane nel suo incarico da ambasciatore ha incontrato sia Janet Yellen che Antony Blinken, con cui si è sentito al telefono poche ore fa. Di sicuro, su alcuni temi come le pandemie globali e il cambiamento climatico, i canali sono aperti.
2. ITALIA E STATI UNITI, VIA VENETO C’È (E MELONI APPREZZA)
Emanuele Rossi per www.formiche.net
giorgia meloni a washington national prayer breakfast
Quando Giorgia Meloni aveva parlato in occasione del 47° Gala Awards della National Italian American Foundation, pochi giorni dopo la nomina a presidente del Consiglio dei ministri, aveva salutato la platea con una frase rappresentativa quanto programmatica di un destino comune: “Long live America, viva l’Italia!”.
A distanza dei primi tre mesi di governo, e alle porte del nuovo anno, l’esecutivo di Meloni conferma di aver costruito un ottimo dialogo e piena collaborazione con l’amministrazione statunitense, proseguendo sul solco dell’amicizia che contraddistingue Roma e Washington.
MELONI TRUMP
Soprattutto, il governo italiano ha superato la fase iniziale di scambio di fiducia reciproca, andando oltre lo scoglio rappresentato dal sostituire un esecutivo guidato da un leader globale come Mario Draghi. Priorità, agende e valori della maggioranza politica italiana (orientata verso il conservatorismo) sono state integrate con quelle dell’amministrazione del Dem Joe Biden.
“Subito dopo la crisi innescata dalle dimissioni di Draghi e nel periodo immediatamente successivo al voto del 25 Settembre, qualche dubbio persisteva: sulle radici ideologiche della presidente del Consiglio, su alcune posizioni smaccatamente pro-Russia di alcuni azionisti di maggioranza della coalizione, sul caos creato da alcuni provvedimenti (ad esempio, il passaggio sui Rave e perché mai fosse una priorità non era stato molto capito)”, spiega Dario Cristiani, analista del German Marshall Fund basata a Washington e attento osservatore delle dinamiche Usa-Italia.
giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida
L’apparente distanza ideologica è stata superata dalla necessità di lavorare insieme su questioni internazionali di primaria importanza. “Con il passare delle settimane, però, molti di questi dubbi si sono affievoliti”, continua Cristiani con Formiche.net: “in tal senso, le scelte operate sugli Esteri hanno avuto un ruolo molto significativo, in particolar modo la fermezza sul dossier ucraino e l’attivismo diplomatico sui problemi dei Balcani sono stati percepiti in maniera estremamente positiva”.
L’esperto del GMF, aggiunge che le tensioni con la Francia e qualche passaggio sulla Cina “sono ancora visti come problematici”, però nel quadro complessivo non sono dati così salienti da creare problemi strutturali. “Oltre alla responsabilità transatlantica mostrata dalla premier, ministro degli Esteri e ministro della Difesa, credo che tale risultato sia anche dovuto alla capacità dei diplomatici italiani di veicolare in maniera convincente le priorità del nuovo governo”. In tal senso, per Cristiani, “responsabilità politica e capacità istituzionale sono i due elementi che hanno permesso alla relazioni italo-americane di continuare sui binari tracciati da Draghi”.
shawn p crowley vice capo missione usa in italia foto di bacco
Alla base di queste visioni che hanno costruito le nuove relazioni c’è appunto quell’intensa attività diplomatica svolta a Washington dall’ambasciatrice Mariangela Zappia, ma anche a Roma, con l’inteso lavoro di comprensione del tessuto socio-politico e culturale italiano dell’incaricato d’affari Shawn Crowley. Quest’ultimo, attraverso il servizio svolto insieme al team diplomatico di primo livello che coordina da Via Veneto, non sta facendo rimpiangere l’assenza di un ambasciatore. Un’assenza che non sta incidendo sulla presenza diplomatica americana in Italia. Anzi, il continuo contatto di Crowley con il mondo politico e istituzionale, nonché con le varie anime del Paese, è parte di un potenziamento operativo nelle relazioni Italia-Usa.
Se l’allineamento euro-atlantico è l’insieme di condivisione della partnership storica italo-americana, il cuore dei rapporti Roma-Washington è adesso più che mai il Mediterraneo. Basta pensare alle attività svolte dalla Difesa italiana a protezione delle infrastrutture strategiche (anche subacquea) dalle attività di attori rivali come la Russia. O ancora dalla condivisione di intenti – politici e securitari – sul fronte nordafricano e saheliano.
SHAWN CROWLEY
L’incontro del G20 a novembre, in cui Meloni ha avuto un primo faccia a faccia con Biden, è stato un momento di (ri)partenza formale del dialogo dopo la fase del passaggio di consegne tra il nuovo e il vecchio governo italiano. E a breve, i grandi temi sul tavolo – la cooperazione per fare fronte alle sfide globali, dalla crescita economica alla sicurezza comune – saranno al centro della visita della presidente italiana alla Casa Bianca.
giorgia meloni a washington national prayer breakfast giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida 2 giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida