Leonetta Bentivoglio per “la Repubblica – ed. Roma”
sonia bergamasco (2)
L' attrice Sonia Bergamasco possiede il raro dono degli opposti che sanno convivere armoniosamente fra loro. Il dramma e la commedia. La nobile tragedia e il registro del buffo. Il culto della letteratura alta e l' approccio "popolare". Che ha espresso, per esempio, tramite il ruolo di Livia, l' eterna fidanzata di Montalbano nella fiction tivù ispirata al commissario di Camilleri. Al contempo è la signora raffinata capace di ricavare pezzi originali di teatro da libri insoliti.
sonia bergamasco
Un' aura spirituale affiora dalla sua bellezza angelica e sottile, che tuttavia emana una ludica sensualità. È stata la terrorista dagli occhi di ghiaccio della "Meglio Gioventù" di Marco Tullio Giordana, il film sugli anni di piombo, e l' esilarante dottoressa Sironi in "Quo vado?" di Checco Zalone. Ha un passo felpato quando avanza nei campi della musica e della poesia, da lei frequentati con assiduità, rigore e un lavoro profondo e moderno sulla voce. Ma li percorre con la leggerezza di un elfo, senza pose intellettuali. Poi però, leggendo in scena i versi feroci che Sylvia Plath dedicò al fantasma del suo odiato padre, diventa una tigre pronta a sbranarci.
sonia bergamasco
Nel suo estro variabile e spiazzante, la Bergamasco incarna e unisce anche Milano e Roma.
Milanese sia per nascita che per formazione, abita nella capitale da tempo, e non smette di scoprire la città esplorandola in bicicletta. È un esemplare perfetto di un radicamento riuscito. Dice che Roma la conquistò insieme all' amore per il compagno della sua vita, l' attore Fabrizio Gifuni, inducendola a fuggire dalle nebbie lombarde. Ma lasciamola raccontarsi da sola.
sonia bergamasco
Quando e dove sbarcò, giungendo a Roma?
«La prima casa, durante i miei vent' anni, è stata nel quartiere Monti, in Via del Boschetto. Venni a vivere con Fabrizio che avevo conosciuto lavorando insieme a lui ne "La trilogia della villeggiatura", con la regia di Massimo Castri, uno dei registi che mi ha diretta di più in teatro. Roma coincide, dentro di me, con il calore dell' innamoramento. All' epoca Milano era un passato che volevo lasciarmi alle spalle».
SONIA BERGAMASCO
Come mai?
«Avevo trascorso un' infanzia e una giovinezza non serene a causa di una situazione familiare complessa. Mio padre morì quando avevo diciotto anni, e pativo un senso d' inadeguatezza. A Milano ho studiato al Conservatorio, dove mi sono diplomata in pianoforte. Ora amo moltissimo la musica: è diventata la lingua più vicina al mio cuore. Il pianoforte, per me, vuol dire un dialogo con una cosa viva, ed è anche una forma straordinaria di libertà.
sonia bergamasco
Ma la musica ho dovuto ritrovarla da adulta, poiché vissi male i miei dieci anni di Conservatorio. Periodo tetro, pesante, costrittivo. All' epoca Milano era un buco. Chiusa, provinciale, fredda. Negli ultimi tempi è cambiata ed è diventata bellissima. Mi piace ogni volta tornarci e riscoprirla. In questo momento soffro nel parlarne, vista la terribile situazione che la città sta attraversando. Spero con tutte le mie forze che si riprenda presto».
Torniamo al suo salto dalla musica al teatro, quando approdò sul palcoscenico di Strehler.
sonia bergamasco
«Si aprì a Milano, a fine anni Ottanta, la scuola del Nuovo Piccolo, e io, inquieta e insoddisfatta com' ero, decisi di provare a entrare. Venni ammessa portando tre letture per le tre prove d' esame. Erano una poesia di Cavalcanti, un monologo di Christa Wolf da "Cassandra" e un passaggio di "Giorni felici" di Beckett. La mia maggiore passione era la lettura, e così è tuttora: leggendo mi sento compiuta. Studiando al Piccolo ho preso parte al "Faust", ultimo progetto di Strehler che ha coinvolto allievi e professionisti. E nel '91, alla fine del corso, abbiamo partecipato a un "Arlecchino servitore di due padroni" che ha girato in Italia e all' estero».
Oltre a Massimo Castri, quali sono stati gli incontri- chiave del suo itinerario di attrice?
sonia bergamasco
«Fu importantissimo quello con Carmelo Bene. Un finanziamento gli dava la possibilità di fare ricerca per un lungo periodo insieme a uno o più attori, ed è toccata a me la fortuna di essere scelta per il laboratorio. Che poi - senza che prima io ne fossi a conoscenza sarebbe sfociato nello spettacolo "Pinocchio" di Bene. Si trattò di un grandioso apprendistato soprattutto riguardo all' uso della voce, ma non solo. Lavoravamo al microfono su versi di Leopardi, D' Annunzio, Manzoni. Poi altri registi mi hanno segnato: Giuseppe Bertolucci, Liliana Cavani E ho avuto collaborazioni preziose anche con scrittori, ad esempio con Emanuele Trevi».
sonia bergamasco
In principio, da milanese, ebbe problemi di adattamento a Roma?
«No, tutt' altro. Sentivo l' ampiezza della città, le sue maglie larghe, e mi ci perdevo dentro con gioia.
sonia bergamasco
Quando nacque la prima figlia, Valeria, ci spostammo da Monti in Prati, in un appartamento nell' area di Via Cola di Rienzo. Era vuoto, disarmato e in pezzi. Lo abbiamo trasformato in una casa dove continuiamo a stare benissimo, grazie ai sui spazi generosi e pieni di luce. Dal tetto condominiale si vede la cupola di San Pietro.
SONIA BERGAMASCO QUO VADO
Dopo Valeria sarebbe arrivata Maria, e le nostre ragazze ora hanno 16 e 14 anni. Studiano al Mamiani, che è un liceo impegnativo, duro, ma così hanno voluto loro. Gli studenti sono uniti e solidali. La zona Prati serba ancora il sapore di un vero quartiere. Mi piace che sia vicino al fiume, e ogni sera la luminosità dell' aria è un incanto. Vado sempre in giro per Roma in bici, anche col freddo. È una città piena di visioni, tutto è un' avventura».
sonia bergamasco
Adesso è strana e vuota, molto più di prima.
«Non l' ho mai vista così. Un' esperienza fantascientifica. Ogni sera mi affaccio dalla finestra e cerco di capire cosa sta significando questo tempo sospeso».
Secondo lei cosa significa?
Sonia Bergamasco e Antonio Albanese Come un gatto in tangenziale
«Che il mondo non sarà mai più simile a quello che abbiamo lasciato. Vanno trovate strade nuove. Ma è anche la creatività che può traghettarci al dopo. La politica dovrebbe essere molto più presente nel sostenere la cultura e l' arte, e nel considerarne i gravissimi problemi odierni.
sonia bergamasco 5
Si pensa al nostro lavoro come a qualcosa di voluttuario, mentre gli artisti sono a pieno titolo nel tessuto della quotidianità. Il teatro rappresenta una filiera professionale enorme che include, oltre agli attori, i registi, i tecnici, gli scenografi, i costumisti, i macchinisti È una dimensione che va tutelata e appoggiata, e noi abbiamo il dovere di difendere la dignità del nostro lavoro. Infatti, nelle attuali circostanze, si sono formati gruppi di condivisione.
C' è fermento per stabilire una serie di punti fermi comuni, che riescano a salvaguardare i nostri diritti».
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