Niccolò Carratelli per la Stampa
Saranno americane le prime dosi di vaccino anti Covid somministrate in Italia. Dagli Stati Uniti, Moderna annuncia un'efficacia testata del 94,1% del suo prodotto, e addirittura del 100% nei casi più gravi, e per prima chiede l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata, anche in Europa.
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Intanto i rappresentanti italiani della Pfizer ieri hanno parlato di nuovo con il commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. Al centro della riunione i dettagli e i tempi della consegna della prima fornitura del vaccino prodotto con l'azienda tedesca BioNTech. In attesa del via libera delle agenzie per la valutazione dei medicinali, americana ed europea, l'obiettivo è ricevere in Italia le preziose fiale nell'ultima decade di gennaio.
Pfizer predisporrà i contenitori utili al trasporto, capaci di mantenere per alcuni giorni la temperatura necessaria di -75gradi. Un «packaging» abbastanza snello, fanno sapere dalla multinazionale americana: vassoi da 100 fiale l'uno, per agevolare lo stoccaggio. Saranno spediti dal centro di produzione Pfizer in Belgio e distribuiti nelle circa 300 sedi di destinazione italiane già individuate, tutte dotate (o da dotare in tempi brevi) di frigoriferi speciali. In alcune Regioni sarà necessario comprarne di nuovi per aumentare gli spazi.
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Nel Lazio, ad esempio, è stato deciso che saranno le singole Asl a occuparsene, utilizzando oltre 600mila euro di donazioni private. Quasi ovunque, però, verranno impiegate attrezzature già esistenti, come le celle frigorifere dei centri trasfusionali nei grandi ospedali, usate per la conservazione del plasma. Una volta che le dosi saranno stoccate in sicurezza, si procederà con il piano di somministrazione, prevedendo un «hub» ogni trentamila abitanti: ospedali e presidi sanitari, ovviamente, ma anche drive in e strutture adattate allo scopo.
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Verrà chiesto di nuovo il contributo del personale medico dell'esercito e la collaborazione dei medici di base. Almeno all'inizio, l'operazione anti Covid sarà più che gestibile: solo un milione e mezzo di dosi da inoculare in tutta Italia a medici e infermieri, operatori sanitari, dipendenti e pazienti delle Rsa.
Queste le categorie prioritarie che saranno indicate dal ministero della Salute, per le quali scatterà poi il richiamo, con la seconda dose dopo una ventina di giorni. Visto che in ogni fiala saranno inserite cinque dosi e che il vaccino andrà diluito prima di essere iniettato, entro un mese e mezzo sarà fondamentale reperire milioni di siringhe di precisione. Cosa che molti Paesi hanno fatto muovendosi in anticipo.
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Da noi, invece, la gara per aggiudicare la fornitura è ancora in corso e si chiuderà il 9 dicembre. Il rischio di arrivare un po' «lunghi» è concreto, ma dallo staff di Arcuri si mostrano tranquilli: «Abbiamo fatto un'analisi di mercato, non c'è la percezione di difficoltà di approvvigionamento - spiegano - abbiamo chiesto 100 milioni di siringhe, ma nella prima fase ce ne serviranno non più di 3 milioni e mezzo».
Le altre dosi Pfizer arriveranno dopo, forse insieme a quelle del vaccino Moderna. Ieri il titolo Moderna è volato a Wall Street forte degli ultimi dati diffusi sull'efficacia del prodotto, anche se non ancora pubblicati e verificati. L'analisi presentata è basata su 196 casi di Covid: 185 sono stati osservati nel gruppo di volontari trattati con placebo, contro 11 casi nel gruppo dei vaccinati. Si sono poi considerati una trentina di casi severi di Covid, verificatisi tutti nel gruppo trattato con placebo.
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Entro fine anno Moderna prevede di avere la disponibilità di circa 20 milioni di dosi negli Usa, poi 500 milioni e fino a 1 miliardo di dosi globalmente nel 2021. Sempre che arrivi il via libera, ovviamente: il comitato vaccini della Fda americana dovrebbe riunirsi il 17 dicembre per analizzare i dati.
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Discorso che vale anche per Pfizer e, in Europa, per la britannica Astrazeneca (vaccino che parla anche italiano) e la tedesca Curevac, che ha appena chiuso l'accordo con la Commissione europea. È il quinto contratto firmato da Bruxelles con altrettante case farmaceutiche. Sale così a circa due miliardi il numero di dosi di vaccini di cui l'Ue si è assicurata la fornitura.
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