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    LA MIGLIORE PARATA DELLA MIA VITA - L'AGENTE PENITENZIARIO (E PORTIERE AMATORIALE) CHE HA PRESO AL VOLO UN BIMBO DI 22 MESI PRECIPITATO DA UN BALCONE


     
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    Fabio Poletti per "La Stampa"

    Se non era per il fato che a volte gira per il verso giusto chissà come sarebbe finita. Perché ci vuole una felice coincidenza - serendipity la chiamano gli inglesi - se il piccolo Ryan, nigeriano di ventidue mesi, non si è fatto niente precipitando dal secondo piano di casa sua, in braccio a un agente di polizia penitenziaria che passava per caso in via Milano a Cantù, provincia di Como, e che con perizia lo ha afferrato al volo in una di quelle parate che pure ai campioni riescono una volta nella vita.

    Figuriamoci all'agente Luigi Barbanera, in servizio al carcere del Bassone di Como ma calciatore dilettante per hobby, Ajax di Potenza, terza categoria. «Ho fatto il portiere tutta la vita...», un po' sorride l'agente Barbanera, finito all'ospedale Sant'Anna in codice verde, con un polso lussato, il cuore in gola e la comprensibile soddisfazione di avere salvato il piccolo.

    L'agente di polizia penitenziaria che ha preso il bimbo al voloL'agente di polizia penitenziaria che ha preso il bimbo al volo

    Anche Ryan è finito in ospedale ma non si è fatto quasi niente, solo qualche escoriazione al viso e un po' di sangue dal naso nell'impatto non troppo morbido con il cappotto dell'uomo a braccia aperte. Erano le due e venti del pomeriggio di ieri. Ryan era in casa con la madre che stendeva i panni in un'altra stanza. La finestra era chiusa ma un divano troppo vicino al davanzale è stata una tentazione troppo forte per il piccolo che prima si è affacciato nel vuoto, a cinque metri da terra, poi è planato tra le braccia dell'eroe per caso.

    «Avevo appena finito il servizio in carcere, stavo tornando a casa, sono passato dal centro perché dovevo fare il bancomat quando ho sentito una donna urlare...», racconta l'agente. L'inizio di una di quelle avventure che capitano una volta nella vita e non si sa mai come finiscano.

    «Pensavo di dover aiutare la donna ma lei urlava e non si capiva nemmeno cosa volesse...», ripercorre attimo dopo attimo quei momenti l'ausiliario di polizia penitenziaria, 45 anni e due figli già grandi di 15 e 21 anni. «La donna guardava in alto, quando ho guardato anch'io ho capito che da lì non dovevo muovermi».

    In alto, a cinque metri da terra, il piccolo Ryan aveva già le gambe penzoloni nel vuoto. La finestra alle sue spalle si era chiusa e figuriamoci se a nemmeno due anni, li compirà solo a gennaio, poteva salvarsi. «All'inizio avevo come un senso di impotenza. Ma poi, quando ho capito che poteva cadere, ho saputo che non potevo più muovermi di lì e mi sono preparato».

    Due minuti ci ha messo il piccolo Ryan prima di cadere. Due minuti che l'agente Barbanera si è giocato come se dovesse parare un rigore ai Mondiali. «È venuto giù bello pesante ma l'ho preso, l'ho preso al volo e non si è fatto quasi niente. Solo un po' di sangue dal labbro e dal naso e anch'io sono caduto a terra con lui».

    Chi ha visto dice che i passanti e gli automobilisti e la gente si è messa a battere le mani come se fosse allo stadio perché ci sono parate che valgono molto più di uno scudetto, molto più di una coppa e fa niente se non c'è la diretta delle televisioni o la mondovisione. In ospedale il piccolo Ryan era più spaventato che ferito.

    Ma pure l'agente Barbanera, dopo una storia così, più che al polso dolorante pensa ad altro: «La mano non mi fa troppo male. È tutto il resto che non sento più. Ho ancora il cuore in gola. Ma soprattutto ho lo stomaco che mi fa male con tutta quell'adrenalina... Nemmeno avessi parato un rigore in serie A».

     

     

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