Rita Pavesi per Libero
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Se si guarda ai grandi numeri, quelli della base di praticanti, la salute del nuoto in Italia è più che florida. Iscritti in piscina, di tutte le età, in costante crescita; i ragazzini dell' agonistica pullulano sin dalle categorie più piccole (si inizia a 6/7 anni con i Propaganda). Eppure, eppure, di Federica Pellegrini, ne nasce una ogni 28 anni (quasi 29) e meno male che negli ultimi anni sono sbucati fuori almeno un Gregorio Paltrinieri, un Gabriele Detti, ora un 17enne Nicolò Martinenghi: a questo quartetto e a pochi altri sono affidate le speranze di medaglia dell' Italia ai Mondiali di nuoto a Budapest dal 14 luglio.
Ora dell' eterna Federica si sa ormai quasi tutto e di più, tanto che anche lei di rispondere alle consuete interviste, nel suo serrattissimo calendario di allenamenti, gare ora anche in Sierra Nevada, non è che abbia tanta voglia. Allora le abbiamo proposto di rispondere a domande di intervistatori diversi dal solito. Sono i ragazzini che fanno nuoto agonistico e che sognano di diventare come Fede. Loro che segreti vorrebbero estorcere alla Divina? Ecco alcune delle loro domande, raccolte a bordo vasca in una delle tante squadre di nuoto agonistico della Lombardia. Federica ci risponde dalla Sierra Nevada, durante la rifinitura in altura per dire ancora la sua a Budapest contro avversarie di 10 anni più giovani.
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Francesco, 15 anni: Ti capita mai di non aver voglia di fare allenamento? Se ti capita che fai?
«Certo che mi capita, più di quanto possiate immaginare. Ma è proprio quando non hai voglia che devi presentarti puntuale all' allenamento».
Ludovico, 14 anni: I nostri allenamenti sono lunghissimi, anche tre ore a seduta, immaginiamo i tuoi... Cosa pensi, come ti distrai?
«Ho delle micro-abitudini che si sono sommate nel corso degli anni e mi aiutano in vasca. Penso a cose semplici, tipo che spesa fare. Oppure canto (proprio così!)».
Antonio, 13 anni: Come ti ha cambiato il nuoto in questi anni. Immagini che persona saresti o che avresti fatto nella vita fuori dall' acqua?
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«Me lo chiedono in tanti e, in fondo, la risposta non c' è. L' acqua è il mio elemento naturale, lo sport e la carriera agonistica la mia realizzazione. Mai pensato di poter essere altro che un' atleta».
Margherita, 17 anni: Senti Fede, io i miei compagni di allenamento maschi non li sopporto. Non hai mai pensato ad avere un fidanzato che facesse altro?
«Passi tanto tempo insieme, in allenamento, in gara, nei ritiri con la Nazionale, per anni e anni. Può succedere, non credi?»
Veronica, 14 anni: Io ti seguo molto dai social e mi sembri molto dimagrita rispetto alle foto che vedo di te di qualche anno fa. Ti piaci più adesso o più prima? Che cosa è cambiato per farti dimagrire così?
«Ha indubbiamente giovato il lavoro fatto con il mio coach, Matteo Giunta. Nella mia preparazione sono stati inseriti elementi di atletica che hanno ulteriormente asciugato il mio fisico. Senza rinunciare mai alla palestra e anche un po' di yoga».
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Marta, 15 anni: Ciao Fede, l' unica cosa che abbiamo in comune io e te è che anche per me il nuoto è la mia vita, anche se non sono una che vince tanto, a dire il vero quasi mai. Però non mollo anche ora che al Liceo devo studiare tanto. Mi chiedo... Oltre i traguardi, le medaglie qual è la tua spinta, ciò che non ti fa mollare anche quando le cose non vanno bene?
«È difficile da spiegare, qualcuno lo chiama il "sacro fuoco". E quell' insieme di motivazioni che spingono il limite sempre più avanti, una sfida con te stessa per la quale ogni giorno cerchi di sfruttare sia le tue risorse fisiche che quelle nervose. Il premio finale, più ancora della vittoria, è diventare la persona che sei».
Riccardo 17 anni: Fede, ce l' hai uno stile o un tipo di allenamento che proprio detesti... Io le ripetute solo gambe, per esempio
«Diciamo che devi essere un bel po' convincente a farmi fare qualche vasca a rana».
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Alessandro 18 anni: Non ti arrabbiare, ma...se avessi qualche anno di più potrei chiederti di uscire insieme? E cosa dovrei fare per conquistarti? «Zero fretta, tanta educazione e la lealtà prima di ogni altra cosa».
Federico 15 anni: I miei insegnanti mi piazzano sempre interrogazioni o verifiche il lunedì dopo le gare importanti. E così poi devo fare i salti mortali per recuperare. Quest' anno l' ho sfangata Ma se succede anche l' anno prossimo, dimmi tu, cosa devo dirgli? Io poi glielo dico che sei stata tu a suggerirmelo...
«Prof, se mi alleggerisce ogni tanto il lunedì, farò strada nel nuoto e, quando mi intervisteranno, dirò che un grande merito è stato della scuola che mi ha aiutato a conciliare due grandi impegni».
Federica, 13 anni: Come si fa a diventare Federica Pellegrini?
«Non si molla mai, neanche quando le giornate sono durissime e ti assalgono mille dubbi. Essere concentrata su quello che riesci a controllare ed eliminare il superfluo. Dire tanti, ma tanti no E divertirti. Io nuoto per amore».
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In fondo la domanda di questa piccola Federica riassume un po' tutto. E il senso di questa chiacchierata con i ragazzi e con la campionessa vuole essere proprio questo.
Nel nuoto, come in molti altri sport - tranne episodiche eccezioni - perché l' Italia dello sport fa ancora fatica a formare i talenti?
«Non siamo così malaccio, sia negli sport individuali che in quelli di squadra. Manca in Italia la formazione scolastica, questo mi sembra indubbio».
Dalle prime Olimpiadi a 16 anni ad adesso ne hai incontrati di campioni e di personalità: chi ti ha dato di più, chi ti manca, che non hai conosciuto e vorresti incontrare?
«Ho incontrato tutte, a partire dal mio mito Franziska Van Almsick. Chi mi manca, nel nuoto come nella vita, è Castagnetti. Alberto è stato il mio maestro».
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Mondiali alle porte, ormai da veterana, lo stato d' animo rispetto a qualche anno fa qual è?
«C'è un grande orgoglio. Sono l' unica atleta degli anni '80 a giocarmela con le nuove generazioni».
Mai più attacchi di ansia come quelli che qualche anno fa ti hanno bloccato prima di una gara?
«No. Mai»
Gli sportivi e i social: una forma di comunicazione con i fan come un' altra? Perché tu, di tuo non sembri una che ama mettere in campo gli affari suoi? «Ho solo due canali (Instagram e Twitter) e li seguo in prima persona. Proteggo il più possibile la sfera privata, e in fondo ho capito e accettato anche il gossip che tanto funziona in Italia. Mi disturbano solo i foto-montaggi, la mistificazione della realtà. Sui social un tempo soffrivo gli haters, ora ho capito che sono una categoria da bloccare con un semplice clic».
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Ma quanto è anche un modo per avere sponsorizzazione e dunque una fonte di reddito (sempre per tornare al discorso del non riconoscimento del professionismo sportivo?) «Non sono una fonte di reddito in sé. Sono canali di comunicazione che rientrano nelle strategie promozionali di chi investe sulla mia immagine. I valori sono quelli aziendali, ma il linguaggio è sempre e soltanto il mio».
A 28 anni, con un Mondiale alle porte e una Olimpiade che affronterai a 30 anni, ti dici mai...tornassi indietro ecco che cosa non rifarei.
«Rifarei esattamente tutto, senza rimpianti. Con il tempo guardo con tenerezza anche alle mie lacrime di delusione dopo il secondo posto ai Mondiali del 2005. Era un argento vinto, non un oro perso».
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La tua serenità e la tua felicità oggi passano per...
«Essere in controllo della mia vita professionale, che ancora ha una parte importante, perché mi definisce e mi fa sentire realizzata. Sul work-life- balance mi aiuta molto vivere a Verona: ho tutto quello che mi serve in una città a dimensione d' uomo».