Giovanna Grassi per il “Corriere della Sera”
samuel l jackson in the hateful eight
«Ho diretto ormai molti film e Samuel L. Jackson è stato quasi sempre di fronte alla mia cinepresa. Questa volta è il protagonista in un film che considero comunque corale ed è al fianco di Kurt Russell e Jennifer Jason Leigh: muoiono tutti, mi sono divertito e impegnato molto».
THE HATEFUL EIGHT
Dopo la presentazione di The Hateful Eight, mentre sui lunghi titoli di coda ancora risuona la musica di Ennio Morricone, Quentin Tarantino sale sul palcoscenico con la sua solita apparenza svagata, ma in realtà attentissima e informatissima. Non vuole ricordare che il copione due anni fa apparve su Internet e il furto lo amareggiò al punto da voler rinunciare al progetto. Ha invece riscritto la sceneggiatura e il finale mentre non gli piace sentir definire la pellicola «soltanto un western».
Ride. «Certo: ci sono una diligenza, un saloon da tipico film western con sparatorie, duelli, brutti ceffi molto, molto inaffidabili e sfide all' ultima pallottola. E c' è anche una donna che prepara un caffè». Il caffè si scopre essere avvelenato, e la suspense del film spiegherà chi è stato. Anche Kurt Russell, cacciatore di taglie che malmena appena può con pugni, calci e manrovesci che illividiscono il volto della donna da consegnare alla giustizia (Jennifer Jason Leigh) e ammanettata a lui per sicurezza, sarà intossicato a morte e vomiterà sangue come una fontana.
THE HATEFUL EIGHT
Nel sottoscala dell'orrida taverna c'è qualcuno e persino il bel volto di Channing Tatum, tra tanti ceffi da boia, sarà sfigurato…La pellicola dura più di tre ore ed è ambientata in tempi violenti e cupi, successivi alla guerra civile americana (1861-65). «Diciamo otto o nove anni dopo in un Paese, l'America, da sempre percorso da una forma di razzismo istituzionale anche se abbiamo un Presidente non bianco, che io amo e rispetto molto», afferma Quentin.
THE HATEFUL EIGHT The Hateful Eight
Non gli interessa parlare di dove sta andando il cinema e della sua crisi in tante trasformazioni dell' uso delle immagini e conferma di aver detto: «Non sono Nostradamus», ma aggiunge: «Non ho perso alcunché della mia passione per il racconto di storie e avventure che mi interessano e parti giuste da assegnare alle donne dei miei film, come la Daisy di Jennifer. Non scrivo mai al computer i miei film, ma su taccuini e con la penna in mano e senza guardare la tv, che in genere, a parte poche eccezioni, come The Newsroom scritta da Aaron Sorkin, mi annoia».