Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
toti sopralluogo ponte morandi
«Tutti i fili hanno segni di corrosione di vario grado. Diversi trefoli (fasci di sette fili, ndr ) mostrano una perdita totale di sezione a causa della corrosione. Questo indica che il processo di degrado è in corso da tempo...». «Colpisce la linea di demarcazione virtuale relativamente netta fra le aree dei trefoli prevalentemente bianche e prevalentemente arrugginite...». «Nello strallo (il tirante del ponte) sono stati trovati corpi estranei come materiale di juta cementato...».
ponte morandi genova 2
Prudentissima e molto tecnica, la perizia dei laboratori di Zurigo lascia ampi margini di discrezionalità sulle cause del crollo del ponte di Genova. La squadra investigativa guidata dall' ingegnere strutturista ungherese Gabor Piskoty e composta da 14 superesperti provenienti da mezzo mondo, aveva il compito di esaminare i 17 reperti considerati significativi per capire cos' è successo il 14 agosto dello scorso anno, quando il Morandi collassò facendo 43 vittime.
ponte morandi genova 1
Fra gli spezzoni di ponte inviati in Svizzera dai periti del gip Angela Nutini, anche la cosiddetta prova regina, il reperto 132, cioè la parte terminale dello strallo (agganciata in cima al pilone crollato) la cui rottura era fortemente indiziata di essere la causa prima del disastro. A rendere non proprio agevoli le 172 pagine della perizia, la lingua nella quale è stato redatto il documento tecnico: tedesco. Cosicché i consulenti dei 21 indagati, oltre a quelli dell' accusa e delle parti offese, si sono esercitati nella traduzione, giunta dopo un mese a un testo definitivo. In ogni caso, gli esperti di Zurigo non concludono sulla dinamica del disastro. Anzi, tendono decisamente alla cautela. «La rappresentatività del campione indagato è discutibile», premettono.
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI
E aggiungono: «Le risposte sul contesto generale del crollo si potranno dare solo dopo un significativo ampliamento del campo d' indagine». Risultato? Nel gioco delle parti, i periti delle difese e dell' accusa interpretano il documento in modi diversi. Per esempio, il coordinatore della dozzina di consulenti di Autostrade, Giuseppe Mancini, sostiene che «il crollo non è stato causato dalla rottura per corrosione. Cioè, lo strallo alla fine si è rotto ma come terzo-quarto elemento di una sequenza. E siccome il ponte non è crollato per corrosione, dev' essere intervenuto un elemento accidentale».
PONTE MORANDI PERQUISIZIONI AL POLITECNICO E AL CESI
Cioè, il tirante si sarebbe rotto per allungamento, in modo duttile, per dirla con i tecnici di Zurigo, i quali però ricordano anche che «nella prova di piegatura il filo corroso si è rotto improvvisamente e senza preavviso, con suono scoppiettante», cioè per nulla duttile. Fra i consulenti c' è poi chi ricorda che la juta «lasciata per errore nello strallo, è un fattore di degrado». Gli esperti della Procura danno invece più importanza alla corrosione e propendono per un crollo causato da un cedimento strutturale, più che da un evento accidentale. Difesa, accusa, gip. È solo l' inizio di una battaglia di perizie che si annuncia lunghissima.
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