1- RUTELLI: «A SCUOLA C' ERA "L' AULA DELLE CANNE", MIA FIGLIA AVEVA PAURA»
Maria Egizia Fiaschetti per il Corriere della Sera - Roma
francesco rutelli
Dieci anni fa tra i neo iscritti al Virgilio c' era anche la figlia minore di Francesco Rutelli, all' epoca ministro dei Beni culturali. «Nei primi giorni di scuola c' era un’occupazione - racconta l' ex sindaco di Roma - e la ragazza mi chiese di andare via. Mi disse che c' era la "stanza delle canne" e non le piaceva. Già quella volta si era visto che non era un atto politico, ma una sorta di tana libera tutti».
La moglie, la giornalista Barbara Palombelli, conferma: «Nostra figlia era sbalordita, aveva paura e non voleva restare lì. Ma ricordo che la maggioranza dei genitori insorse contro i controlli antidroga... Assurdo. A seguito di quell' episodio, ogni mercoledì nel mio programma su Radio 2 feci una campagna contro il consumo di sostanze stupefacenti nelle scuole».
Ultima di quatto figli, l' ex adolescente fuggita dal Virgilio non proveniva da un ambiente ovattato. «Aveva frequentato le medie alla Mazzini: una scuola vivace e aperta, con insegnanti coraggiosi e un'alta presenza di bambini stranieri».
barbara palombelli
Perché, allora, al Virgilio ha faticato ad ambientarsi? «La disturbava che non venisse rispettata la legalità, con la sua scelta si è dimostrata matura. Senza aspettare il nullaosta l' abbiamo ritirata e iscritta in un altro istituto».
L' attuale preside, Carla Alfano, è stata criticata per aver parlato di «clima mafioso»: toni ritenuti eccessivi non solo dagli studenti, ma anche da buona parte dei genitori. «Non conosco il Virgilio di oggi e non sono in grado di giudicare - risponde l' ex inquilino di Palazzo Senatorio - . Di certo insegnanti, presidi e l' intero sistema scolastico dovrebbero avere la mano ferma sul rispetto delle regole».
2 - L'INCHIESTA CHE DIVIDE IL VIRGILIO "LEGAMI TRA OCCUPAZIONI E SPACCIO
Lorenzo d'Albergo e Giuseppe Scarpa per la Repubblica
LICEO VIRGILIO SPACCIO 3
Alla campanella delle 14, nel salotto buono di Roma, si respira uno strano clima. Via Giulia e lungotevere dei Tebaldi: appena usciti dalle aule, i ragazzi del Virgilio sembrano provati. Sono reduci dalla controversa sei giorni di occupazione di metà ottobre e dal caotico mese di polemiche che la festa conclusiva, tra canne e xanax, ha scatenato.
Per questo ora ciondolano, frastornati come pugili. Con un blitz a colpi di striscioni ieri hanno ribadito, nonostante tutto, di essere «uniti». Poco dopo, questione di ore, sono venuti a sapere che a scuola arriveranno i cani antidroga. Lo ha deciso il questore, gettando al contempo acqua sul fuoco: «Non sono emersi elementi che facciano pensare a traffici di droga né, tantomeno, atteggiamenti violenti ed intimidatori da parte degli studenti ».
LICEO VIRGILIO SPACCIO 1
La notizia delle unità cinofile ha scosso comunque i più piccoli. Confuso i ragazzi che preparano la maturità. Traballa il loro futuro: nel giro di pochi giorni hanno visto prima la fondazione Giovanni Agnelli premiare la scuola come miglior liceo scientifico della capitale e poi incassato la stoccata della preside Carla Alfano: «C'è un clima mafioso, c'è omertà».
La dirigente arrivata al Virgilio a inizio anno alla fine non ha retto più. La scorsa settimana si è trovata sulla scrivania le prime 10 lettere di trasferimento, ha perso il controllo. Trovata una sponda nella ministra Vittoria Fedeli e indispettita dallo scoppio di due bombe carta nella corte interna della scuola, ha messo nel mirino i ragazzi del Collettivo che dal 15 al 20 ottobre ha gestito il liceo occupato. E, ieri sera, con polizia e carabinieri ha rispolverato il passato recente dello storico istituto del centro: «La droga qui non è una novità».
LICEO VIRGILIO
Così è venuta a galla l' indagine più recente. Tra gennaio e marzo del 2016, i militari del tribunale di Roma, hanno piazzato cimici e telecamere nel grande cortile dell' istituto disegnato in pieno fascismo dal razionalista Marcello Piacentini. In questo modo hanno individuato otto giovanissimi pusher. Quattro maggiorenni e altrettanti minorenni. La richiesta di arresto per i più grandi, però, è stata respinta dal gip: «Nessun tipo di organizzazione (di spaccio, ndr) neppure embrionale è stata evidenziata». Assoluzione piena?
Neanche per sogno. La rete di spaccio di via Giulia 38, scrive lo stesso giudice, è un «fenomeno allarmante sotto il profilo educativo e sociale». Si va comunque alla richiesta di rinvio a giudizio. Nelle informative, i carabinieri delineano la connessione tra le occupazioni e la compravendita di marijuana e hashish. È l' ex preside Irene Baldriga, pronta a tornare in sella il prossimo anno, a certificarlo: «È doveroso sottolineare una precisa connessione tra il fenomeno del consumo e la pratica delle occupazioni del liceo».
CANNABIS
Mentre un alunno 14enne confessa: «Ho iniziato proprio in quei giorni e poi non ho più smesso. Da novembre 2016 in poi ho sempre trovato il fumo a scuola». I pusher lo nascondono nei calzini, nei boxer, in un' intercapedine in bagno. «Sono in una zona franca», secondo gli investigatori che, dopo l' arresto di un baby spacciatore nel marzo del 2016 a lezioni in corso, si sono trovati contro decine di mamme e papà e l' inattesa «sollevazione di solidarietà» degli amici del ragazzo finito in manette.
Oggi la scena si ripete in miniatura. I ragazzi del Virgilio, se interrogati sull' ultima occupazione e le accuse della preside Alfano, si difendono. Emanuele Tirello, jeans e polo, è uno degli studenti del collettivo. Vuole un confronto con la dirigente: «La situazione è pesante». Eletto nel comitato d' istituto con una lista che ha catturato il 96 per cento dei voti, ci tiene a sfatare un mito: «Noi mafiosetti della Roma bene? La preside forse non sa che qui vengono a studiare da Ciampino e Castelnuovo di Porto.
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L' occupazione è stata gestita bene e certe frasi sono assurde. Il Virgilio non è una piazza di spaccio». «La preside Alfano - ricorda poi Sara, studentessa dell' ultimo anno - è cambiata da un giorno all' altro. Al megafono ci diceva di volerci stare accanto, di "prendere a morsi la vita". Poi ha cambiato idea». Capitolo a parte è quello del presunto video hard circolato sui cellulari degli studenti.
Ieri, nel corso della riunione con le forze dell' ordine in cui è stato stabilito anche un regolamento più stringente sugli accessi degli ex studenti alla scuola, è saltata fuori una versione alternativa: il filmato non è stato girato nel liceo, ma a casa. E i due protagonisti sono sempre vestiti. Neanche gli studenti del Don Chisciotte, gli incontri pre-collettivo dedicati con spietata ironia all' ex vicepreside Enrico Mulino, non lo hanno ancora intercettato. E ieri, già in sella ai loro scooter, assicuravano: «Non siamo un clan, non abbiamo forzato nessuno. Nelle riunioni eravamo tutti d' accordo sull' occupazione».
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