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    SERVIZI E SERVIZIETTI ROVINANO LA “PRIMA” DI OBAMA - CONFERENZA STAMPA POST-RIELEZIONE ALL’INSEGNA DEL PETRAEUS-GATE E DI UNA CIA A PEZZI - RAFFICA DI DOMANDE SUI DOCUMENTI SULL’ATTACCO AL CONSOLATO DI BENGASI TROVATI IN CASA DI PAULA BROADWELL - BARACK PRUDENTISSIMO: “NON SONO AL CORRENTE DI FUGHE DI NOTIZIE SEGRETE” - L’FBI NON MOLLA: NELLE MAIL DI JOHN ALLEN A JILL KELLEY “CONTENUTI A LUCI ROSSE” - SUSAN RICE PER IL DOPO-HILLARY?


     
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    Maurizio Molinari per La Stampa

    OBAMA PANETTA PETRAEUS ALLENOBAMA PANETTA PETRAEUS ALLEN

    Nella prima conferenza stampa dopo la rielezione, il Presidente è bersagliato dai reporter che gli chiedono di esprimersi sulle dimissioni di Petraeus, sull'ipotesi che l'amante Paula Broadwell abbia ottenuto segreti di intelligence e su «quando» è venuto a conoscenza dell'intera vicenda. Gli interrogativi sono pressanti perché la perquisizione della casa di Broadwell in North Carolina ha generato indiscrezioni sul suo possesso di «documenti segreti», a cominciare dalla dinamica dell'assalto al consolato di Bengasi in cui morì l'ambasciatore Usa Chris Stevens.

    Obama e il Generale PetraeusObama e il Generale Petraeus

    Ma Obama sceglie la linea della prudenza. «Non sono al corrente di fughe di notizie segrete a causa della vicenda che ha portato alle dimissioni di Petraeus» esordisce, ripetendo la frase in tre successive occasioni. Ma poiché i reporter insistono aggiunge: «È in corso un'indagine criminale da parte dell'Fbi con la quale non bisogna interferire, vi suggerisco di rivolgere i quesiti al direttore Robert Mueller».

    PAULA BROADWELL HOLLIY E DAVID PETRAEUSPAULA BROADWELL HOLLIY E DAVID PETRAEUS

    L'evidente intenzione è di arginare l'impatto dello scandalo per scongiurare il rischio che il Congresso chieda un'inchiesta ad hoc, come fatto sul Watergate di Richard Nixon o il Sexgate di Bill Clinton. Se il giorno precedente la Casa Bianca aveva riconfermato la fiducia a John Allen nonostante le 30 mila pagine di mail scambiate con Jill Kelley, regina dei salotti di Tampa, adesso esclude «violazioni della sicurezza» che allarmerebbero il Congresso e rinnova la stima nei confronti di Petraeus augurandogli di «risolvere i problemi in famiglia» affinché la relazione extraconiugale non diventi altro che «una nota a margine di una carriera straordinaria».

    PETRAEUS PAULA JILL ALLENPETRAEUS PAULA JILL ALLEN Jill Kelley and General David PetraeusJill Kelley and General David Petraeus

    Resta da vedere se tale approccio riuscirà ad arginare lo scandalo perché, oltre alle indiscrezioni sui «segreti trovati in casa Broadwell», l'Fbi dice di aver trovato nelle mail di Allen «contenuti a luci rosse». Senza contare che Petraeus ha accettato di deporre al Congresso sull'assalto al Consolato di Bengasi.

    A conferma che quanto avvenuto a Bengasi l'11 settembre scorso continua a scuotere la politica americana c'è il duello fra Obama e i repubblicani sulla possibile designazione di Susan Rice alla guida del Dipartimento di Stato al posto di Hillary Clinton. I senatori dell'opposizione Lindsey Graham e John McCain assicurano che «mai» daranno luce verde alla nomina dell'ambasciatrice all'Onu «perché attribuì ad una folla di civili un attacco condotto dagli alleati di Al Qaeda». La replica di Obama è tagliente: «Se vogliono prendersela con qualcuno vengano da me, le critiche a Susan Rice sono vergognose, attaccano lei perché è un obiettivo facile».

    allen e petraeusallen e petraeus

    Riguardo alla successione di Hillary, Obama precisa di «non aver deciso» mentre la strategia per tagliare il debito è chiara. «Non estenderò i tagli fiscali di Bush al 2% degli americani, quelli più facoltosi» promette, chiedendo ai repubblicani di «rendersi conto che con le elezioni gli americani si sono espressi anche su questo». Da qui la proposta in arrivo di un aumento di tasse di 1600 miliardi di dollari in 10 anni per super-ricchi e corporation.

    JOHN KERRY OBAMAJOHN KERRY OBAMA

    «Senza un accordo sul deficit vi sarà la recessione» ammonisce. A conferma del clima post-elettorale, Obama accetta una domanda dalla tv in lingua spagnola «Telemundo» e poiché si tratta di immigrazione coglie l'opportunità per rivolgersi agli ispanici: «Chiedo al Congresso di trasformare in legge il Dream Act - che impedisce la deportazione di chi è arrivato illegalmente prima di compiere 30 anni - compiendo un passo verso la riforma dell'immigrazione».

     

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