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    CLIC! “LA PRIMA REGOLA DELLA BELLEZZA È LA VERITÀ”. PAROLE E SCATTI DI PETER LINDBERGH, LEGGENDARIO FOTOGRAFO DI MODA, SCOMPARSO IERI A 74 ANNI – DA SEMPRE CONTRARIO A TRUCCHI E RITOCCHI, HA CREATO IL MITO DELLE SUPERMODELLE – L’IDOLO VAN GOGH, I CALENDARI PIRELLI “PIU’ NUDI DEI NUDI”, L’ULTIMO LAVORO CON GRETA, LA FAVOLOSA COPERTINA DELL'EDIZIONE INGLESE DI ‘VOGUE’: L'OLIMPO IN UNO SCATTO (FOTO!)


     
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    Peter Lindbergh Peter Lindbergh

     

    Nicolas Lozito per il Messaggero

     

    La prima regola della bellezza, diceva Peter Lindbergh, è la verità. È morto ieri a 74 anni uno dei fotografi più importanti del Novecento. Fotografo di moda elegante, minimale, gentile.

     

    Sempre bianco e nero, perché basta la luce e il buio per mostrare un corpo, un viso, uno sguardo. È stato lui, si dice, a inventare le top model, o averne almeno documentato la nascita, con una precisa immagine: nel gennaio 1990 firma la copertina dell'edizione inglese della rivista di moda Vogue ritraendo tutte insieme Cindy Crawford, Naomi Campbell, Tatjana Patitz, Christy Turlington e Linda Evangelista. L'Olimpo in uno scatto.

     

    A dare l'annuncio della scomparsa del fotografo tedesco, il suo account ufficiale Instagram: «È con grande tristezza che annunciamo la morte di Peter Lindbergh, avvenuta il 3 Settembre, all'età di 74 anni. Lascia la moglie Petra, la sua prima moglie Astrid, i suoi quattro figli Benjamin, Jérémy, Simon, Giuseppe e sette nipoti. Lascia un grande vuoto». Al post rispondono decine e decine di celebrità da lui ritratte: Linda Evangelista, Eva Herzigova, fino a Charlize Theron, che ricorda che alla professionalità, il fotografo tedesco ha sempre aggiunto calore umano, tenerezza e ironia.

     

    L'ARTE

    Peter Lindbergh Peter Lindbergh

    Peter Lindbergh nasce il 23 gennaio 1944 a Leszno, città polacca all'epoca dentro i confini tedeschi. Cresce a Duisburg e da giovane lavora come vetrinista a un grande magazzino. A 18 anni, mosso da una grande passione per l'arte, inizia a viaggiare: prima in Svizzera, poi a Berlino, poi ad Arles, in Camargue, per vivere dove visse «il mio idolo Vincent van Gogh», come spesso ha raccontato il fotografo.

     

    Decide di tornare in Germania per studiare pittura all'Accademia di Krenfeld (i suoi disegni nel 1969 sono stati esposti alla galleria René/Mayer). Il passaggio alla fotografia arriva quasi per caso, quando compra una camera per fotografare suo nipote, figlio del fratello. Nel 1971 inizia a fare l'assistant e del fotografo Hans Lux, per poi aprire il suo primo studio, a Düsseldorf nel 1973.

     

    Peter Lindbergh Peter Lindbergh

    LA MODA

    Nel 1978 si trasferisce a Parigi e inizia a lavorare per le edizioni italiana (è la prima a offrirgli un lavoro), inglese, francese, tedesca e americana di Vogue. Collabora anche con il New Yorker, Vanity Fair e Harper's Bazaar, le più importanti testate al mondo; e con marchi di moda come Giorgio Armani e Prada. Il suo stile ha del rivoluzionario, in un settore sempre più vittima del fascino dell'eccesso, del silicone, del patinato. Elimina tutte le finzioni, ispirandosi all'espressionismo del cinema, e ai lavori dei reporter americani della Grande depressione, come Dorothea Lange o Walker Evans. «Odio il ritocco, odio il trucco, dico sempre: togliti il trucco!».

     

    LA CELEBRITÀ

    In piena nascita della cultura digitale trova la massima consacrazione. Nel 1988, due anni prima della celebre copertina di Vogue, getta l'embrione: uno scatto di sei modelle - Estelle Léfebure, Karen Alexander, Rachel Williams, Linda Evangelista, Tatjana Patitz e Christy Turlington - ritratte in riva al mare di Malibù con indosso solo una camicia bianca mentre scherzano e si spingono. La perfezione nella semplicità: un controsenso che è l'inizio dell'era delle supermodelle.

    Peter Lindbergh Peter Lindbergh

     

    Da quelli scatti, incluse i ritratti di Kate Moss, Linbergh non è solo il nome di un fotografo, ma diventa lo stile da inseguire per tutti. Arrivano così gli scatti alle celebrità: Catherine Deneuve, Mick Jagger, Charlotte Rampling, Tina Turner, John Travolta, Madonna e Sharon Stone. E i calendari Pirelli: nel 1996, nel 2002 e nel 2017. Proprio quest'ultimo rappresenta al meglio la visione di Lindbergh: le attrici scelte, da Nicole Kidman a Helen Mirren, da Uma Thurman a Penelope Cruz, non posano per mostrare il corpo. «Il mio Pirelli è un calendario non nudo, ma che spoglia l'anima delle attrici: quindi è più nudo del nudo. È un calendario sulla sensibilità, sull'emozione, non certo sui corpi perfetti».

    Peter Lindbergh Peter Lindbergh

     

    LA MISSIONE

    Questa filosofia accompagna ogni scatto del fotografo, impossibile notare sbavature. Fino all'ultimo lavoro, ora in edicola nell'edizione inglese di settembre di Vogue: una copertina speciale, con 15 suoi ritratti di donne che stanno cambiando il mondo, dalla giovane Greta Thunberg alla sempre eterna Jane Fonda. Una fotografia che non smette mai di pensare e provare a cambiare le nostre percezioni. Nel 2018, a margine di uno dei suoi ultimi libri pubblicati, Lindbergh scrive: «Le donne ritratte nelle riviste non mostrano nessun segno, del loro passato, delle loro esperienze. Sono totalmente cancellate e ripulite: è folle. È compito di ogni fotografo liberare le donne da ogni terrore per la perfezione e la giovinezza».

     

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