roberto speranza foto di bacco
Estratto dell’articolo di Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
«Vi ricordo la “riservatezza” nell’uso del documento e in particolare dei dati in esso contenuti».
Ecco la frase ricorrente nelle e-mail che, tra febbraio e marzo 2020 , accompagnano il «Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19» (qui il documento originale).
Cosa c’è di tanto riservato in quel documento di 58 pagine e perché l’allora ministro Speranza voleva tenerlo segreto? […]
I DOCUMENTI SUL PIANO NAZIONALE SANITARIO IN RISPOSTA AL COVID
Nell’inchiesta della procura di Bergamo per epidemia colposa, i contenuti del Piano giocano un ruolo decisivo per valutare se chi in quel momento deve decidere ha le conoscenze e gli strumenti per farlo. Bisogna leggere le carte: l’informativa sull’attività investigativa, il Piano, le e-mail dei protagonisti di quei drammatici giorni e i verbali con l’interrogatorio di Stefano Merler, il matematico della Fondazione Bruno Kessler (FbK) fra i massimi esperti mondiali di modelli epidemiologici, che già prima di Natale 2019 inizia a studiare la diffusione del Covid in Cina.
[…] Vediamo cosa prevede il Piano al 29 febbraio e poi spiegheremo perché la data è importante . Prendiamo lo scenario più cauto, quello con R0 = 1,15, e quello più catastrofico con R0 = 2 (il 3 bis, poi accertato nei primi giorni in Lombardia). «Nel corso del primo anno di un’eventuale epidemia il numero totale dei casi varia da 672.568 a 2.973.651, mentre i casi gravi e critici da 88.167 a 586.889.
STEFANO MERLER
Nello scenario 3 bis la proiezione è di 1.000 casi notificati dopo 38 giorni dal primo che ha generato l’epidemia vera e propria (i primi accertati in Lombardia risalgono a circa inizio gennaio), con un’occupazione del 75% dei posti di Terapia intensiva dopo 64 giorni e del 120% dopo 67.
Considerando, però, che molti posti letto in Terapia intensiva sono già occupati da pazienti con altre patologie, il gap (ossia la differenza tra quelli che ci sono e quelli che servono, ndr) sarebbe di 2.397 posti in Terapia intensiva dopo 64 giorni e di 4.791 posti dopo 67.
Il sistema sanitario sarebbe quindi andato al collasso dopo 2 mesi dal primo caso importato che ha generato l’epidemia vera e propria». Il dato di 100 mila morti non è di Merler e nemmeno è nel Piano. Tra le misure indicate ci sono quelle definite di «intervento straordinario (reattive, su base geografica)»: fuori dai tecnicismi sono le Zone rosse.
CAMION MILITARI CON LE BARE A BERGAMO
Alle 18 del 29 febbraio, come risulta dal sito internet del ministero della Salute, i casi in Italia sono 1.049. La Procura scrive: «Da questi dati ne conseguono alcune ovvie considerazioni. La prima è che il contagio aumentava esponenzialmente giorno per giorno, per cui non sarebbe stato complicato ipotizzare sin da subito quale poteva essere l’andamento dell’epidemia nei giorni immediatamente successivi.
La seconda è che già alle 18 del 29.2.2020, ossia 9 giorni dopo il primo positivo di Codogno, si era superato il limite dei 1.000 positivi che il Piano prevedeva, nella peggiore e più grave delle ipotesi, dopo 38 giorni dal primo caso, a significare che i contagi erano ormai fuori controllo.
coronavirus terapia intensiva bergamo
La terza è che il Piano prevedeva l’occupazione di 60 posti letto in Terapia intensiva al 38° giorno, mentre in realtà dopo 8 giorni i posti letto occupati in Terapia intensiva erano già 64». Conclusione: «Ne discende che il peggior scenario ipotizzato dal Piano era ben lontano dalla cruda e grave realtà, con l’ovvia conseguenza che sin da quei giorni il Cts avrebbe dovuto proporre, ed il Ministero adottare, provvedimenti restrittivi ben più incisivi».
meme su inchiesta covid di bergamo
CHAT TRA ROBERTO SPERANZA E SILVIO BRUSAFERRO DEL 22 APRILE 2020