Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
Corruzione assolutamente no, ma finanziamento illecito nel 2015 al partito Forza Italia sì, e tuttavia coperto ormai da prescrizione: è la fotografia scattata dalla richiesta della Procura di Milano di archiviare l’accusa di corruzione mossa all’ex ministro ed ex senatore di Forza Italia Paolo Romani dalla Procura di Bergamo nel marzo 2022 (prima del passaggio a Milano su istanza difensiva di incompetenza territoriale) in base a un’intercettazione ambientale di 7 anni prima:
PAOLO ROMANI
conversazione captata il 30 gennaio 2015 dalla GdF negli uffici milanesi della società di lavoro interinale Maxwork, nella quale il fondatore Massimiliano Cavaliere (poi condannato a 5 anni nel processo per bancarotta e truffa all’Inps istruito dai pm orobici Maria Cristina Rota e Fabio Pelosi), il presidente Ilario Placido Sapia e la dirigente amministrativa Giuliana Mila Tassi contavano in una busta 12.000 euro dati in contanti a Sandro Maullu (fratello del poi europarlamentare “azzurro” Stefano, che oggi è deputato e coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia), nel presupposto fosse stato lì inviato a ritirare il denaro da Romani (allora capogruppo dei senatori di Forza Italia), e che a Romani dovesse poi consegnarlo.
Un mese fa, il 2 dicembre, da Ansa e altre agenzie di stampa era stata diramata la notizia della richiesta archiviazione della corruzione di Romani (nel frattempo passato con i centristi del governatore ligure Toti), «unica cosa che potevamo aspettarci da una vicenda di questo tipo» per i difensori Daniele Benedini e Giammarco Brenelli.
paolo romani silvio berlusconi
In realtà l’esito dell’indagine mancava di un segmento rilevante, che passa da altri due punti messi a fuoco dagli inquirenti milanesi dopo che l’iniziale ipotesi corruttiva bergamasca «non ha trovato alcuno specifico riscontro», ma solo assenza totale di elementi sia per porre in relazione la somma destinata a Romani con un suo interessamento presso funzionari Inps allo scopo di propiziare decisioni favorevoli alla Maxwork, sia per identificare l’eventuale pubblico ufficiale da corrompere o l’ atto contrario ai doveri d’ufficio di Romani.
Il primo punto è che i pm milanesi liquidano parimenti come non credibile, e «non riscontrata dagli accertamenti bancari su provenienza, modalità di prelievo e destinazione dei soldi», la versione di Cavalieri sul fatto che i contanti per Romani fossero «un prestito di 10.000 euro (…): due prelievi da 5.000 euro fatti da Sapia presso differenti banche per non far eseguire una segnalazione sospetta alla Banca d’Italia (…) Non sono in grado di dire in quali circostanze Sapia mi ha riferito che il prestito era stato restituito».
gaetano quagliariello paolo romani
Il secondo punto è che la Procura ritiene «più credibile versione dell’accaduto» quella offerta dai fratelli Maullu pur «dopo una iniziale ritrosia» negli interrogatori, che nel 2022 li aveva fatti anche indagare dal pm bergamasco Paolo Mandurino per l’ipotesi di false dichiarazioni. Riascoltata l’intercettazione, Stefano Maullu ha infatti risposto: «Prendo atto che si parla di una busta che mio fratello ritira per mio conto, ma ritengo fosse destinata a Romani il lunedì successivo all’Hotel Palace (…). Non posso escludere fosse nient’altro che un finanziamento illecito al partito, mascherato con tessere fittizie per le quali la quota di iscrizione non veniva pagata dal tesserato, probabilmente somma pattuita da Romani con persone della Maxwork».
Ma qui il fatto storico si scontra giuridicamente con la carente tempestività della vicenda, e cioè con il fatto che la Procura di Bergamo abbia iniziato a contestare a Romani solo nel 2022 una intercettazione di cui era in possesso dal 2015: ormai - constatano dunque ora i pm milanesi Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri con il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli - il reato di finanziamento illecito al partito, quand’anche lo si ritenesse consumato 7 anni fa, «sarebbe inesorabilmente estinto per intervenuta prescrizione» già da tempo.
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