1. CASA SCAJOLA: PROCURA DI ROMA RICORRE IN APPELLO
(ANSA) - La Procura di Roma ha presentato appello contro la sentenza di assoluzione dell'ex ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola e dell'imprenditore Diego Anemone, in relazione alla vicenda della compravendita di un appartamento in via del Fagutale, a pochi passi dal Colosseo.
Il giudici monocratico il 27 gennaio scorso ha assolto Scajola dall'accusa di finanziamento illecito mentre ha prosciolto Anemone per prescrizione del reato. Il ricorso in appello è stato firmato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dai sostituti Ilaria Calò e Roberto Felici.
2. SCAJOLA: PM, ASSOLUZIONE ILLOGICA E FATTI TRAVISATI - "PER GIUDICI SCAJOLA SPROVVEDUTO MA RICOPRIVA ALTO INCARICO"
(ANSA) - Nel ricorso la Procura contesta la decisione del tribunale di assolvere Scajola in quanto le conclusioni a cui è giunto "non sono condivisibili né in fatto né in diritto e la motivazione appare viziata da illogicità e travisamento del fatto". In merito all'acquisto "a mia insaputa" dell'appartamento, così come affermato da sempre da Scajola, per i pm la lettura che ne dà il giudice di primo grado "appare superficiale ed acritica" essendo "modellata sulla configurazione, nemmeno paragonabile ad 'uomo medio' ma piuttosto ad uno sprovveduto in balia degli eventi".
Per i ricorrenti, invece, Scajola è "indiscutibilmente un uomo politico di grande esperienza che ricopriva al momento del fatto un incarico di vertice ai massimi livelli istituzionali". Un ruolo che "sarebbe stato incompatibile con l'eccezionale ingenuità e straordinaria mancanza di accortezza, consapevolezza, presenza a se stessi, e senso della realtà delineate dal giudice nel tratteggiare la figura del parlamentare Scajola quale beneficiario inconsapevole di una somma della portata di un milione e centomila euro".
scajola moglie colosseo3. CASA SCAJOLA: PM,ASSENTE AL ROGITO? PROVA SUA MALIZIA
(ANSA) - Per la Procura il fatto che Scajola fosse assente al momento del rogito è prova "della sua malizia" non "della sua ritenuta inconsapevolezza". Lo si legge nel ricorso in appello. "Non sussiste alcuna plausibile ragione, neanche si trattasse del più importante uomo di Stato, per cui l'acquirente di un immobile di ingente valore non debba presenziare alla stipulazione dell'atto pubblico in tutte le sue fasi -si legge- La circostanza dell'eventuale assenza voluta dello Scajola avrebbe dovuto essere sussunta dal giudice non già come prova della sua ritenuta inconsapevolezza bensì all'esatto contrario, come prova della sua malizia".
"Tale manovra diversiva- scrivono nel ricorso di sette pagine i magistrati - non può altrimenti giustificarsi se non come estrinsecazione della volontà di precostituirsi la prova di una presunta inconsapevolezza di ciò che stava accadendo". La sentenza impugnata, contestano i pm, delinea "uno Scajola quale vittima inconsapevole di una trama ordita da Anemone per l' erogazione suo malgrado e a sua insaputa della somma semplicemente per 'metterlo di fronte al fatto compiuto ' nell'ottica eventuale di una futura e ipotetica richiesta di favori". Una impostazione che i pm giudicano illogica.
Angelo Balducci e Diego Anemone ROMA-PROCURA