Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
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La procura della Repubblica di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo investigativo sulla morte di una trentasettenne avvenuta dopo un plurimo intervento di chirurgia estetica.
Vanessa Cella, napoletana, casalinga e madre di una adolescente, si era rivolta, per sottoporsi a rinoplastica, liposuzione e mastoplastica additiva, alla clinica Santa Maria La Bruna di Torre del Greco, ritenendola una delle strutture più qualificate della provincia di Napoli per quel genere di interventi. Ma per lei l'esito è stato tragico. E l'iter che l'ha portata alla morte è ora ricostruito nell'esposto che i due fratelli e la sorella, assistiti dall'avvocato Enrico Ricciuto, hanno presentato al procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso che ha affidato l'indagine alla sostituta Andreana Ambrosino.
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Secondo quanto si sostiene nella denuncia, Vanessa Cella era entrata in clinica sabato mattina, accompagnata da un'amica. L'intervento era fissato per la stessa giornata, dopo che tutti i necessari accertamenti la donna li aveva fatti in day hospital, senza quindi ricoverarsi. I familiari sostengono che Vanessa godesse di ottima salute e che dagli esami preventivi non era emerso nulla che potesse prospettare una situazione a rischio. Si domandano tuttavia se la decisione dei medici di eseguire tre interventi in una sola seduta non sia stata avventata, non abbia, cioè, comportato una anestesia troppo lunga - circa cinque ore, dicono - che potrebbe essere all'origine del decesso.
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A stabilirne le cause con esattezza sarà l'autopsia che la magistratura ha già disposto e che dovrebbe essere eseguita nei prossimi giorni. Quel che è certo è che Vanessa non si è mai risvegliata. Dopo la conclusione dei tre interventi le sue condizioni sono via via peggiorate, tanto da rendere necessario un trasferimento d'urgenza a Napoli, al Pronto Soccorso dell'Ospedale del Mare, dal momento che la clinica di Torre del Greco, come la gran parte delle case di cura, non è attrezzata per la rianimazione e la terapia intensiva. Ma proprio sulle modalità, e soprattutto sui tempi, dell'intervento del 118, i familiari della donna si soffermano nel loro esposto.
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Secondo la ricostruzione che hanno presentato in Procura, l'ambulanza sarebbe arrivata circa un'ora dopo la richiesta di soccorso. Nel frattempo i responsabili della clinica hanno telefonato anche al 112 perché la tensione stava raggiungendo livelli di guardia. I carabinieri hanno potuto così raccogliere le prime testimonianze mentre la situazione era ancora in evoluzione, e soprattutto mentre Vanessa Cella era ancora viva. La donna, infatti, è morta durante il trasferimento dalla Santa Maria La Bruna all'Ospedale del Mare, dove ai medici del Pronto Soccorso è toccato soltanto avvertire della tragedia i parenti, sopraggiunti al seguito dell'ambulanza.
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Il fascicolo aperto dalla Procura di Torre Annunziata ipotizza il reato di omicidio colposo ma per il momento non contiene ancora il nome di qualche indagato. Come primo atto gli inquirenti, oltre a disporre l'autopsia, hanno sequestrato la cartella clinica di Vanessa Cella. Dovranno, infatti, stabilire se ci siano stati errori o superficialità nella preparazione e nello svolgimento dell'intervento, o anche negli esami diagnostici che lo hanno preceduto. Ma bisognerà accertare anche se i tempi di intervento dell'ambulanza siano stati davvero lunghi come sostengono i familiari di Vanessa, ed eventualmente chiarirne il motivo.
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