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    “LA QUARTA DOSE? MEGLIO FARLA CHE RIMANDARE” – L’IMMUNOLOGO ALBERTO MANTOVANI SUONA LA SVEGLIA A CHI STA ASPETTANDO I VACCINI AGGIORNATI E RIMANDA LA PUNTURA: “QUESTO INVERNO SI ANNUNCIA MIGLIORE DELL'ANNO SCORSO, MA UNA VARIANTE PUÒ SEMPRE SCOMPAGINARE I PIANI. FRAGILI E ANZIANI HANNO UN SISTEMA IMMUNITARIO MENO FUNZIONANTE E PIÙ A RISCHIO. LE VARIANTI DI OMICRON SONO PROFESSIONISTE DELLA TRASMISSIONE, PER LORO C'È ANCORA UNA MINACCIA…”


     
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    Francesco Rigatelli per “la Stampa”

     

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    Alla vigilia del nuovo governo l'immunologo Alberto Mantovani, professore emerito di Humanitas University e direttore scientifico di Humanitas a Milano, analizza lo stato della pandemia da Londra dove ha una cattedra alla Queen Mary University.

     

    La sensazione è che la quarta dose non interessi. È così?

    «L'Italia si è comportata bene nella campagna vaccinale, anche se c'è chi non ha fatto neanche la terza dose. Il mio augurio è che ci sia ancora saggezza. Suggerisco la quarta dose a tutti, in particolare a fragili e over 60, e di farla insieme al vaccino antinfluenzale».

    vaccino covid vaccino covid

     

    Perché farla dopo tre dosi?

    «Protegge poco dall'infezione, ma tanto dalla malattia grave.

    Inoltre limita la trasmissione, che è leggermente diversa dall'infezione. Chi si ammala di meno sparge attorno a sé in quantità minore e per meno tempo il virus.

    Gli studi su ospedali e carceri lo dimostrano. Infine, vaccinarsi aiuta il sistema sanitario nazionale».

     

    E perché farla insieme all'antinfluenzale?

    «Si può fare prima, insieme o dopo senza pericoli. Nel Regno Unito a fine primavera c'è stata un'ondata di influenza che ha peggiorato la situazione dei malati Covid: due nemici sono peggio di uno».

    alberto mantovani alberto mantovani

     

    I guariti cosa possono fare?

    «Aspettare almeno quattro mesi, perché sono già protetti».

     

    E se uno si vaccina senza sapere di aver avuto il Covid?

    «Non succede niente, semplicemente è inutile vaccinarsi se si è guariti da poco mentre è utile dopo quattro mesi, in particolare se fragili e over 60».

     

    Il Covid è diventato una malattia solo per alcuni?

    «Fragili e anziani hanno un sistema immunitario meno funzionante e più a rischio. Le varianti di Omicron sono professioniste della trasmissione, evadono in parte le difese immunitarie e danno quadri meno gravi di malattie. Per i fragili restano però una minaccia».

     

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    Nel complesso sono meno patogeniche?

    «Sì, ma in larga misura grazie alla vaccinazione. Per la prima volta nella storia si è potuto intervenire con i vaccini durante una pandemia. Il virus è mutato, ma non va sottovalutato il ruolo della vaccinazione».

     

    C'è differenza tra una quarta dose aggiornate a Omicron 1 a una a Omicron 4 e 5?

    «Molti fragili hanno fatto la quarta dose ancora precedente, che ha avuto un senso perché potenzia in parte gli anticorpi contro Omicron. L'aggiornamento a Omicron 1 dà un aumento di anticorpi più specificamente utile a tutte le varianti di Omicron.

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    L'aggiornamento a Omicron 4 e 5 è ancora più mirato».

     

    Conviene aspettarlo?

    «Entrambe le vaccinazioni danno una risposta anticorpale maggiore verso le varianti di Omicron. È ragionevole pensare che l'ultimo aggiornamento dia un vantaggio superiore, ma non ci sono ancora dati a dimostrarlo. Meglio però una qualunque quarta dose subito che rimandare».

     

    E dopo la quarta dose?

    «Il mio augurio è che ci sia un richiamo all'anno come per l'antinfluenzale. Significherebbe una prevedibilità delle varianti, una protezione dei vaccini e una stabilizzazione della pandemia. Questo inverno si annuncia migliore dell'anno scorso. Una variante può sempre scompaginare i piani, anche se è ragionevole pensare che i vaccini tengano come finora».

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    I bimbi van sempre vaccinati?

    «Il suggerimento è di coprirli con due dosi, anche se non c'è stata molta adesione. Sono meno colpiti, ma ci sono preoccupazioni su Mis-C e long Covid. Come indicato dall'Accademia dei Lincei quest' ultimo è un fenomeno da non sottovalutare per tutti, per il servizio sanitario e per la capacità lavorativa del Paese. Si stima che un guarito su otto dalla forma acuta abbia problemi di concentrazione, di stanchezza, di depressione, di polmoni e di cuore. Negli Usa è stato lanciato un piano da 1,5 miliardi di dollari. Nel Regno Unito da 50 milioni di sterline. Il nuovo governo dovrebbe pensare a un programma che integri ricerca e assistenza. Un motivo in più tra l'altro per sostenere la vaccinazione».

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    Teme che l'accento sulla campagna vaccinale diminuisca?

    «Sono ottimista. Quando si spiega, si pubblicano i dati e si ammette anche ciò che non si sa ancora, il Paese dimostra buon senso. AstraZeneca per esempio ha reso noto il fallimento in fase tre del suo vaccino mucosale. La scienza progredisce con la trasparenza».

     

    Quali priorità suggerisce al nuovo governo?

    «Ottobre è il mese della prevenzione del cancro al seno. Le malattie vanno prevenute non solo con i vaccini, ma anche con lo screening e lo stile di vita. Non va dimenticato che il tumore al polmone sarebbe rarissimo se non si fumasse. E poi c'è un problema di obesità dei bambini».

     

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    E il sistema sanitario?

    «È un bene straordinario, ma può essere anche un luogo dove fare ricerca. L'Inghilterra da questo punto di vista è esemplare».

     

    Si fanno i nomi di tecnici per la Sanità, lei sarebbe disponibile?

    «Non è il mio mestiere, ho tante responsabilità in Humanitas e la mia ricerca da seguire».

     

    Si parla dell'immunologo Guido Rasi, che ne pensa?

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    «Chiunque sia, auguri e ho già fatto le mie proposte».

     

    Al Festival di Salute dal 20 al 22 ottobre all'Ara Pacis di Roma lei interverrà sul Miracolo dell'arte nella verità della scienza. Un'anticipazione?

    «Dall'Amorino di Caravaggio, un bimbo morto di artrite reumatoide che ricorda come grazie allo studio del sistema immunitario non se ne muoia più, all'Orchestra dell'Opéra di Degas, che esemplifica il complesso di strumenti che protegge il nostro organismo, sono tanti i collegamenti possibili tra arte e salute».

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