Tommaso Montesano per “Libero quotidiano”
Non c'è sentenza della Corte costituzionale che tenga: Virginia Raggi vuole Vittorio Feltri dietro le sbarre.
RAGGI FELTRI
È questo il senso del lungo post su Facebook nel quale, ieri, il sindaco di Roma ha replicato al direttore editoriale del nostro quotidiano, che nei giorni scorsi ha ricordato - al netto delle considerazioni sul carattere scherzoso e non diffamatorio dello scritto incriminato - come la richiesta della procura di Catania nei suoi confronti - ovvero la condanna a tre anni e quattro mesi di carcere per l'articolo, con titolo «Patata bollente», del 10 febbraio 2017 - sia illegittima, visto che i giudici del Palazzo della Consulta, con la sentenza numero 150 del 12 luglio 2021, hanno "cassato" l'articolo 13 della legge sulla stampa che obbliga il giudice, in caso di condanna per diffamazione a mezzo stampa, a infliggere la condanna della «pena della reclusione da uno a sei anni».
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Ecco, Virginia è lì che vuole arrivare: alla galera.
La sentenza è prevista per il 5 ottobre, ma la "sindaca" il verdetto l'ha già emesso. «Invece di chiedere scusa per quel titolo vergognoso che offendeva non solo la mia persona, ma tutte le donne, insiste. Dice di aver paura che un giudice lo condanni al carcere e prova a farsi scudo con la libertà di stampa. Ma quale libertà di stampa o di critica c'è dietro "Patata bollente"? Qui la libertà di stampa non c'entra nulla».
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Sottinteso: il giudice faccia il suo dovere e condanni Feltri alla pena chiesta dal pubblico ministero. «Un titolo vergognoso e vile, carico di odio per le donne e di sessismo», ha aggiunto Raggi, che accusa il fondatore di questo giornale - la cui controreplica potete leggere a fianco- di avere «un'ossessione» nei suoi riguardi.
In realtà, a scorrere le dichiarazioni di ieri degli esponenti del Movimento 5 Stelle, quindi non solo di Raggi, l'ossessione sembra piuttosto quella dei grillini, che dopo la freddezza mostrata nei mesi scorsi, durante i quali Raggi è stata considerata una vera e propria "palla al piede" del Movimento, improvvisamente sono tornati a schierarsi con il sindaco di Roma uscente. Ieri i parlamentari del gruppo Pari Opportunità hanno diffuso sul "caso Feltri" nientemeno che una nota, auspicando che la magistratura faccia il suo «corso».
vittorio feltri giorgia meloni luca bernardo feltri meloni
E giù l'affondo su Raggi «presa di mira perché è una donna scomoda, che ha avuto il coraggio di andare contro le logiche di potere e sacche di illegalità». Per i pentastellati è «incredibile» che Feltri, «invece di chiedere scusa, insista nel difendere il linguaggio sessista e volgare rivolto alla sindaca di Roma». Identica iniziativa hanno assunto i parlamentari e gli eurodeputati romani pentastellati, per i quali Feltri «si lancia in una avventurosa campagna per la libertà di stampa. La verità è che Feltri dovrebbe chiedere scusa per quel titolo vergognoso. Davvero pensa che la volgarità e il sessismo siano assimilabili alla libertà di stampa?».
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