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Marco Giusti per Dagospia
Cosa accadrebbe se un giovane studente ultracattolico si comportasse come un talebano, cioè prendesse alla lettera, a modo suo, in maniera violenta certe pagine della Bibbia? E’ quello che accade in questo terrificante, orrorifico, ma anche molto interessante e riuscito Parola di Dio, che in originale si chiamava Uchenik (Il discepolo), scritto e diretto dal regista russo Kirill Serebrennikov e visto a Cannes a Un Certain Regard dove ha riscosso non poco successo.
Qua è di scena la follia nazistoide di un ragazzo, Venia, Petr Skvortdov, cresciuto orfano di padre con madre debole e sottomessa, che cerca appunto di seguire solo certe frasi della Bibbia e di mettere quindi in scena una sorta di Cristianesimo talebano che scoppierà inevitabilmente nel delirio omicida.
Venia si muove all'interno di una famiglia che lo protegge, la madre insulsa, e di una scuola che non riesce a stigmatizzare i suoi deliri cattolici. Al punto che la direttrice se la prende con la giovane professoressa di biologia, Victoria Isakova, che è l'unica ad aver capito la follia del ragazzo e a opporsi alle sue tesi e a riprendere i suoi comportamenti. Le modalità sono da horror realistico.
Venia si fa presto un allievo, un ragazzo con una gamba più corta dell’altro, fragile e gay, che maltratta pesantemente. Tratto da una piece teatrale, il film, girato benissimo, si indirizza molto presto dalle parti di American X History e altre follie nazistoidi, con la differenza che qua si parte dalla Bibbia e che il discorso sviluppa una sorta di ragionamento sui totalitarismi emergenti di questo ultimi decenni. Notevole. In sala dal 27 ottobre.
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