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    LA REPLICA DI MERLO A MUGHINI: "SCRISSI SULLA PRIMA PAGINA DI 'REPUBBLICA' QUANDO LUI FU RADIATO DALL’ALBO DEI GIORNALISTI UN LUNGO ARTICOLO POLITICAMENTE MOLTO POLEMICO VERSO L’ ORDINE. FU MOLTO PIÙ DI UN CENNO DI SOLIDARIETÀ - UNA PRECISAZIONE AMARA. VERDELLI È DA MESI MINACCIATO DI MORTE. E TRA L’ESPULSIONE DA UN ORDINE PROFESSIONALE E LE MINACCE DI MORTE NON C’È PARAGONE"


     
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    https://m.dagospia.com/mughini-le-minacce-a-verdelli-e-merlo-mi-sarebbe-piaciuto-un-suo-cenno-di-solidarieta-quando-234182

     

     

    Lettera di Francesco Merlo a Dagospia

     

    Caro Dago,

    francesco merlo foto di bacco francesco merlo foto di bacco

    sono felice che Giampiero Mughini abbia espresso “a voce forte” la sua “piena solidarietà - “e ci mancherebbe altro” - a Carlo Verdelli, minacciato di morte, “oltretutto un direttore impegnato a dirigere molto più che ad apparire”. Mi dispiace però che Mughini mi rimproveri di non avergli , al contrario, inviato neppure “un cenno” quando, nel maggio del 2007, fu radiato dall’Ordine dei giornalisti.

     

    Neppure un cenno? Ho sempre voluto bene a Mughini: per me era quello che capiva due minuti prima degli altri gli errori e gli orrori della sua generazione e perciò in quei due minuti gliene facevano di tutti i colori. Gli volevo bene anche nel 2007, nel tempo in cui, per un fraintendimento, ci eravamo, come si dice dalle mie parti, un po’ “guastati”, dove guastarsi era per me un' altra maniera di non perderlo mai di vista in quel piccolo mondo stretto che ci è stato dato.

     

    mughini mughini

    Dunque Giampiero fu radiato perché aveva interpretato degli spot pubblicitari. L’Ordine prevede infatti l’incompatibilità fra la professione giornalistica e la partecipazione a pubblicità commerciali. Tuttavia la sanzione non mi piacque, e anzi mi parve molto di più che una brutta censura.

     

    Solidarietà? L’espulsione di Mughini era una faccenda complessa che meritava, come sempre nella vera solidarietà, un po’di intelligenza. E perciò, qualche tempo dopo, non appena mi si presentò l’occasione di farne, come dice Mughini, “cenno”, ne scrissi sulla prima pagina di Repubblica, all’interno di un lungo articolo politicamente molto polemico verso un Ordine che - era l’epoca del governo Berlusconi e degli errori ed orrori del conflitto di interessi - onorava i giornalisti che “con forza si dicono al servizio della verità mentre poi trafficano sotto banco con il padrone politico” e invece aggrediva la libertà che ha ciascuno di fare quello che gli pare, anche la pubblicità: “…

     

    francesco merlo eugenio scalfari antonio gnoli foto di bacco (2) francesco merlo eugenio scalfari antonio gnoli foto di bacco (2)

    E torno dunque a quell'Ordine dal quale ero partito. Molti in Italia avevamo già il sospetto che si trattasse di una bardatura corporativa, una specie di retaggio medievale nel mondo moderno delle professioni, dalle quali ormai giustamente si entra e si esce con grande libertà. Tutti possono praticare la storiografia, e il giornalista può vendere pizze: c'è una mobilità interprofessionale che è opportunità e ricchezza. Wittgenstein aveva una certa idea dello spazio e senza entrare nell'Ordine degli architetti progettò la casa di sua sorella, dirigendone i lavori. Comunque sia, la discussione che, come si vede, sarebbe interessante, non può neppure cominciare se prima l'Ordine non chiarisce, senza retorica, quali sono i rapporti tra la nostra professione e la politica …

    Carlo Verdelli Carlo Verdelli

     

    C'è già in giro una miserabile censura che cerca il capro espiatorio per verginizzarsi, che si erge a campione del buon gusto e dell'etica. L'Ordine dei giornalisti ha radiato, per citarne uno per tutti, Giampiero Mughini perché apertamente aveva fatto pubblicità (ma gli esempi sono tanti, e tutti buoni). Ora Mughini può essere criticato per mille motivi, anche per le giacche se volete, ma non certo perché faceva accordi sottobanco o prendeva ordini per telefono dai luogotenenti di un politico.”

     

    L’articolo, intitolato “ I tartufi del giornalismo”, fu pubblicato il 23 novembre 2007.

    Caro Dago, come vedi, fu molto più di un cenno. E però proprio quella mia solidarietà, che allora motivai con indignazione, merita oggi una precisazione amara. Come avevo scritto martedì su Repubblica, Carlo Verdelli è da mesi minacciato di morte, non solo sui social. E tra l’espulsione da un Ordine professionale e le minacce di morte, come molto bene Giampiero sottintende - “e ci mancherebbe altro” - non c’è paragone.

    Francesco Merlo

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    francesco merlo eugenio scalfari foto di bacco (1) francesco merlo eugenio scalfari foto di bacco (1) francesco merlo foto di bacco francesco merlo foto di bacco

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