Francesco Grignetti per “la Stampa”
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La riforma del Consiglio superiore della magistratura cammina, anzi vola. Dopo settimane defatiganti, di colpo la strada sembra spalancata.
La maggioranza regge. E oggi la Camera prevede lavori a tappe forzate, notte compresa, per arrivare domani al voto finale. Poi toccherà al Senato. E lì potrebbero esserci sorprese, perché le maggioranze sono variabili.
sergio mattarella al plenum del csm 20 gennaio 2022
Se però ci fossero sorprese, saranno nel senso più indigesto per la magistratura, perché si potrebbe coagulare una maggioranza trasversale - tra Lega, Forza Italia, FdI e Italia Viva - a favore della separazione delle carriere.
Tutto questo, però, alla magistratura associata interessa poco, perché è già sulle barricate contro questa riforma. E alcune correnti ipotizzano uno sciopero, su cui dovrà pronunciarsi l'assemblea generale degli iscritti il 30 aprile.
GIUSEPPE SANTALUCIA
L'Anm però non è compatta. Si cominciano a sentire le prime voci dubbiose su una scelta radicale come lo sciopero, arma particolarmente seria, usata dai magistrati solo nel 2005, contro una riforma dell'ordinamento giudiziario di marca berlusconiana.
«Cè stata una contrazione dei tempi alla Camera - dice intanto il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia - e speriamo sia funzionale a dare al Senato la possibilità di una discussione più ampia».
luca palamara foto di bacco
La sua speranza, che suona di appello accorato, è che il passaggio al Senato sia «l'occasione perché alcune delle nostre osservazioni critiche siano prese in considerazione. Cerchiamo un dialogo prima di arrivare a forme di proteste radicali. Non intendiamo fare pressione su nessuno, ma trovare il modo perché le nostre critiche siano comprese».
Quali le criticità maggiori? A parte un sistema elettorale che sembra aiutare solo le due correnti maggiori, «abbiamo bisogno - dice Santalucia - di una riforma che non releghi ad un ruolo impiegatizio la magistratura».«L'aspetto legato a una gerarchizzazione forte degli ufficio è molto sentito», sottolinea anche il segretario generale Salvatore Casciaro.
LA MINISTRA MARTA CARTABIA
A giudicare da come vanno le cose in Parlamento, però, la loro sembra una speranza irrealizzabile. Anche i partiti che finora erano molto sensibili alla voce dell'Anm, stavolta non stanno cambiando idea.
A parte l'astensione annunciata del M5S sul semi-bocco delle funzioni, e alcuni emendamenti della Lega che ricalcheranno i quesiti dei referendum di giugno («Non possiamo tradire le nostre battaglie», la spiegazione di Giulia Bongiorno), l'esito sembra scritto.
MARTA CARTABIA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
«La scommessa è quella di un sistema giudiziario più rispettoso dei principi costituzionali e di aiutare la Magistratura a rinnovarsi ritrovando credibilità e autorevolezza. Anche per questo, pur se c'è stato e c'è in giro chi avrebbe voglia di assestare colpi all'indipendenza della Magistratura, non condividiamo il dissenso così radicale dell'Anm», dice Walter Verini, Pd. Di fronte a una politica che per una volta non si divide, è l'Anm che traballa.
Il presidente Santalucia è finito sul banco degli accusati per non essere riuscito a indirizzare le cose in un senso più gradito ai magistrati. La sconfessione più forte, a sorpresa, arriva dalla corrente progressista Md. «L'azione dell'Anm - scrivono - nel contesto della riforma ci è apparsa intempestiva, timida ed incapace di proposte idonee a dimostrare l'assunzione di responsabilità per la crisi, avendo privilegiato la conservazione dell'esistente, senza alcuna apertura al nuovo».
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