1 - COLPO ALL' ITALIA, VIA SOLTANTO IN 36MILA
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
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L' Unione Europea tende la mano all' Ungheria, ma la spaccatura tra i governi rischia di far saltare nuovamente l' accordo sulla distribuzione dei profughi. Il lavoro della commissione guidata da Jean-Claude Juncker va avanti, l' ultima bozza fissa i numeri e fa scendere a 36 mila quello dei migranti che andranno via dall' Italia proprio per favorire Budapest.
Ma la scelta di Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia di schierarsi al fianco del premier Viktor Orbán e ribadire in un documento ufficiale il proprio «no» al varo di un sistema «obbligatorio e permanente» per affrontare l' emergenza legata all' esodo di stranieri, mette in seria difficoltà l' intesa finale. E per questo l' Italia torna ad avvertire gli altri Paesi: «Apriremo i centri di smistamento soltanto quando il piano sarà operativo e sarà dato il via libera ai trasferimenti».
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LA DIVISIONE DEI 160MILA
È complesso e articolato il sistema studiato a Bruxelles per affrontare l' emergenza. Dopo la netta apertura della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese François Hollande, si mettono a punto i dettagli della proposta da sottoporre all' esame dei governi il 14 settembre. Dalla Grecia dovrebbero andare via 66 mila stranieri, 54 mila dall' Ungheria, 36 mila dall' Italia.
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Durante un incontro con l' europarlamentare italiano Gianni Pittella - che svolge opera di mediazione - il ministro dell' Interno francese Bernard Cazeneuve ripete che Parigi chiede di non parlare esplicitamente di «quote» per un problema di politica interna, ma insiste sulla necessità di fissare criteri uguali per tutti.
E dunque approva la linea Juncker per la previsione di sanzioni contro chi deciderà di non partecipare. A meno che la spaccatura tra i due blocchi non porti a un nuovo fallimento del progetto, l' idea è quella di approvare un piano di emergenza durante la riunione dei ministri di Interno e Giustizia di metà mese e procedere poi con una proposta legislativa che potrebbe diventare operativa entro sei mesi.
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Le sanzioni e il Pil Un passaggio necessario proprio per l' introduzione delle sanzioni che certamente rivoluzionano le politiche dell' Unione. La procedura ipotizzata impone agli Stati che si avvalgono del cosiddetto «opt out» di inviare una relazione nella quale spiegano i motivi del dissenso.
Se si tratta di giustificazioni giudicate comunque «in linea con i principi e i valori europei» dalla Commissione scatta l' obbligo di versare una «multa», proporzionale al proprio Pil, in un fondo a disposizione di quegli Stati che invece si fanno carico dell' accoglienza dei profughi in una percentuale che sarà stabilita nei prossimi giorni. Se invece le ragioni saranno ritenute contrarie ai canoni della Ue scatterà l' obbligo di accoglienza degli stranieri. Ed è proprio di fronte a questa imposizione che il blocco dell' Est ha deciso di schierarsi contro.
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2 - MIGRANTI: VIENNA E BERLINO APRONO I CONFINI, IN TRENO VERSO L’AUSTRIA
La lunga marcia dei migranti si è, per il momento, interrotta. Austria e Germania hanno dato il via libera, nella notte di sabato, all’ingresso nel loro territorio ai migranti e i rifugiati in arrivo dall’Ungheria e durante la notte il governo ungherese ha predisposto un centinaio di pullman e ha offerto il trasporto per i migranti che si erano messi in cammino a piedi verso l’Austria, che in tarda serata avevano raggiunto il 27/mo chilometro dell’autostrada per Vienna. Altri sono stati presi alla stazione Keleti a Budapest. Il primo autobus è arrivato sul confine austriaco a Hegyeshalom dopo le 2 di notte, lasciando i migranti al confine, dentro il territorio ungherese.
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Sotto una pioggia battente, i migranti hanno cominciato a traversare la frontiera a piedi. Ad attenderli hanno trovato cibo e bevande calde servite in bicchieri di plastica da una cucina all’aperto, mentre altre immagini mostravano i poliziotti mentre spiegavano loro cosa fare. Più tardi, tutti sono stati accompagnati nelle strutture di accoglienza, allestite con file di brandine verdi, dove è stato servito altro cibo.
Secondo la polizia austriaca già in quattro mila avrebbero attraversato il confine dall’Ungheria, e sono diecimila gli arrivi previsti. Treni speciali li attendono nella cittadina austriaca di confine di Nickelsdorf, dove è anche attrezzato un campo di accoglienza della Croce Rossa. Qui saranno ad appena 50 km da Vienna e a 200 da Passau, prima cittadina tedesca. I primi 400 migranti sono arrivati a Vienna nella tarda mattina di sabato, accolti dalla scritta welcome e da volontari e normali cittadini.
MERKEL: «NON C’È LIMITE A RICHIESTE DI ASILO»
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«Dopo un colloquio con il primo ministro ungherese Viktor Orban e in coordinamento con la cancelliera tedesca Angela Merkel, a causa dell’attuale situazione al confine ungherese, Austria e Germania acconsentono in questo caso a un proseguimento nei loro paesi del viaggio dei rifugiati», ha scritto Werner Faymann, il cancelliere austriaco, sulla sua pagina Facebook.com/bundeskanzlerfaymann.
«Al contempo - prosegue il post -, ci aspettiamo che l’Ungheria rispetti i suoi obblighi europei, compresi quelli derivanti dalla convenzione di Dublino; ci aspettiamo dall’Ungheria la volontà di adempire agli oneri esistenti, sulla base dei programmi proposti dalla Commissione europea: l’equa distribuzione dei profughi e il meccanismo di emergenza previsto, a cui noi oggi contribuiamo».
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E sabato è intervenuta ancora la cancelliera Angela Merkel che in un’intervista ha ribadito che «Il diritto all’asilo politico non ha un limite per quanto riguarda il numero di richiedenti in Germania. In quanto paese forte, economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario».
Da parte sua, il ministro degli esteri ungherese, Peter Szijarto, all’arrivo per la seconda giornata del Consiglio informale degli esteri che si sta tenendo a Lussemburgo, ha spiegato che il suo paese ha mandato i bus perché i migranti «camminavano sulle principali autostrade e ferrovie, creando una situazione pericolosa» e che «Quello che succede in Ungheria avviene per due motivi: il fallimento della politica europea e le irresponsabili dichiarazioni di alcuni politici», con esplicito riferimento alla Germania.
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E sulla necessità di una politica europea torna anche l’Austria. «I fatti della scorsa notte deve farci aprire gli occhi sulla drammaticità della situazione. Bisogna trovare una soluzione, una risposta veramente europea, pochi Paesi non possono affrontare il problema da soli», ha detto il ministro degli Esteri di Vienna, Sebastian Kurz, arrivando al consiglio dei ministri. «Non si possono lasciare soli i Paesi, vale per l’Ungheria e la Grecia, nei controlli alle frontiere», ha aggiunto Kurz.