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Mattia Moreni, (1920-1999), è stato un artista controverso e infaticabile, uno dei tanti artisti quasi-dimenticati della storia Italiana del XX Secolo. Nasce a Pavia. E' inizialmente affascinato da stimoli neocubisti in chiave non-figurativa e nel 1948-49 la sua ricerca volge ad una sintesi astrattiva
Entra a far parte del “Gruppo degli Otto” (insieme ad Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato ed Emilio Vedova) che si propone di superare la spaccatura avvenuta nel 1950 tra realisti e astrattisti con il termine dell’esperienza del “Fronte nuovo delle arti”.
Per dieci anni, dal 1955 al 1966, Mattia Moreni ha vissuto al vecchio Moulin Rouge, dividendo la stessa terrazza con Jacques Prevert ed Ursula Kubler, la compagna di Boris Vian. L'artista si trovò allora fianco a fianco con Dubuffet, Fautrier, Pollock, Tobey, Jorn, Appel. Con grinta concorrenziale si seppe destreggiare in quel grande episodio culturale Europeo che è stata la Pittura Informale, partecipando ben 5 volte alla Biennale di Venezia.
Ma non sarà solo la ricerca informale il luogo dove Moreni trova la sua matrice espressiva: è un pittore aggressivo e affamato, scomodo alla critica, eccessivo e sfrontato, sovente scandaloso agli occhi degli spettatori.
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Al periodo astratto-informale susseguono diverse fasi di espressione, con una sempre maggior forza di figurazione per certi aspetti vissuta come al limite della decenza, per altri di difficile interpretazione. Moreni si ri-mette in gioco e dagli inizi degli anni ’60 accetta la sfida messa in campo dai nuovi arrivati, quelli della generazione nata negli anni ’30, che vede, con la Pop Art e le tendenze ad essa successive, nell’assoluta sacralità dell’oggetto la propria essenza.
Ed eccolo quindi affrontare il tema della “cosa”, del dipingere appunto oggetti, tubi, baracche, alberi, capanne fino alle famose angurie. Anche questi frutti, rappresentati in tutta la loro “succosità”, saranno tuttavia solo una transizione per trasformarsi in allusive pellicce gigantesche, fino ad arrivare alla più esplicita messa in scena di sessi femminili urlati a squarcia gola.
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Moreni attira su di sé gli occhi increduli della critica più tradizionalista, tacciato di infedeltà nei confronti del rigore “astratto” dei primi periodi o additato come artista delirante e dissennato, volgare e brutale ai più. La fase delle "Grandi Marilù" (così vengono intitolati i quadri con soggetto i sessi femminili) è prolifica e il soggetto colto in tutti i suoi dettagli. Insomma celebra senza pudori "quella certa cosa femminile", sembra perfino quasi sfiorarla ma non cade mai nella trappola della pornografia, rimane piuttosto su un piano che potremmo definire come quello della "visionarità ginecologica".
Lo scabroso pittore verrà presentato a partire dal 20 novembre 2022 nella mostra Eresia Arte e Vita al Mart di Rovereto. Nel frattempo alla Galleria Kanalidarte di Brescia è possibile (fino al 27 Novembre) vedere una ricca personale di Moreni che spazia agilmente tra i vari periodi della sua produzione. In questa ambiziosa antologica non mancano naturalmente le impertinenti e generose "Grandi Marilù" che tanto hanno fatto arrabbiare gli impegnati benpensanti. L'Arte Contemporanea sta paradossalmente diventando soprattutto una faccenda di ri-scoperte e riesumazioni.
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Quasi un Lost & Found... Si accendono infiniti dibattiti e riottose polemiche su questi recuperi. I corsi-e-ricorsi della Storia dell'Arte fanno venire a galla questioni apparentemente superate o date per scontate. Le vere ragioni per le quali la fama di certi artisti perde vigore (oppure lo riacquista) rimangono legate ai capricciosi cambiamenti del gusto e della morale.
Quel che è sicuro e che gli artisti dimenticati o "in ombra" riappaiono sempre più spesso all'orizzonte nel ruolo di pionieri trascurati e/o incompresi. Morale: qualche volta il futuro che incombe lo si inizia ad intravedere proprio nei vaghi riflessi del passato prossimo.
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Moreni è in fondo un artista che nella seconda parte della sua carriera ha rivendicato una materiale semplicità rigettando astruse costruzioni mentali. Un minimalismo rurale solido e concreto, quasi autarchico. Non è questo uno dei mantra che da qualche anno aleggiano potentemente nell'aria? MATTIA MORENI: LOST & FOUND
rural riello
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