Francesco Borgonovo per ''la Verità''
Mi capita, talvolta, di essere invitato come ospite a Otto e mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7. E devo riconoscere che, rispetto ad altri colleghi schierati a sinistra, la Gruber mi tratta sempre con un certo rispetto: se non altro mi concede di parlare, cosa che non è sempre scontata in alcune trasmissioni. Dunque sono rimasto abbastanza sorpreso nell' apprendere che Lilli mi vuole rieducare. Non scherzo: dice proprio così.
lilli gruber salvini
La giornalista ha appena dato alle stampe per l' editore Solferino un pamphlet intitolato Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone. Trattasi di un attacco parecchio feroce agli uomini, sia quelli che fanno politica sia i comuni cittadini. La Gruber ha presentato il volume concedendo una lunga intervista a Io Donna, rivista del Corriere della Sera che questa settimana le ha dedicato la copertina.
lilli gruber
Nel corso della conversazione, si leggono affermazioni un po' inquietanti. «I maschi al potere stanno lasciando un mondo a pezzi», spiega Lilli. «Debito pubblico, tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianza, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere delle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta».
Ecco, diciamo che incolpare gli uomini persino del riscaldamento globale e del crollo dei ponti appare vagamente esagerato. Soprattutto, non si capisce per quale motivo un mondo governato da sole donne dovrebbe essere più pacifico e radioso. Se al posto di Donald Trump ci fosse, per esempio, Hillary Clinton, probabilmente gli Stati Uniti sarebbero più bellicosi che mai. Quanto al nostro Paese, non è che i ministri donna ci abbiano risparmiato - nel recente passato - lacrime, sangue e perdita di posti di lavoro, anche se hanno finto di essere solidali con i poveracci finiti sul lastrico.
matteo salvini saluta lilli gruber (4)
Ma l' idea della Gruber è granitica: «Le tre "v" maschili», dice, «volgarità, violenza, visibilità, risultato di una virilità impotente e aggressiva, devono essere sostituite da empatia, diplomazia, pazienza». Ed ecco la frase di fuoco: «Gli uomini devono essere rieducati. Abbiamo letto tanti libri sulle donne che amano troppo o lavorano troppo. Ecco, è ora che anche gli uomini, che amano troppo poco o lavorano troppo poco, riprendano a studiare. Che imparino a essere più femminili».
In realtà, il vero pericolo per il nostro Paese è che nel prossimo futuro a non lavorare più siano tanto gli uomini quanto le donne. Come spiega Luca Ricolfi nel bel saggio La società signorile di massa (La Nave di Teseo), oggi in Italia «il numero di cittadini che non lavorano ha superato il numero di cittadini che lavorano». Semmai, il problema è creare più posti di lavoro per tutti, maschi e femmine, e le battaglie sui diritti che contrappongono i sessi non fanno altro che distrarci dal reale obiettivo (anche per questo vengono tanto alimentate).
lilli gruber
Quanto alla violenza «intrinseca» del maschio, beh, si tratta di un altro pregiudizio.
Vediamo di fornire qualche dato. Marzio Barbagli (uno dei più autorevoli studiosi italiani) e Alessandra Minello, nel 2018, hanno pubblicato un articolo su Lavoce.info intitolato «Quando a uccidere sono le donne».
«Per molto tempo», spiegano i due esperti, «uccidere era un atto confinato all' interno della popolazione maschile.
lilli gruber salvini
Dal 2000, però, gli omicidi tra uomini sono calati drasticamente, mentre le uccisioni di donne da parte di altre donne sono rimaste stabili o leggermente cresciute». Non solo negli ultimi 40 anni, nei Paesi occidentali «vi è stata una (moderata) tendenza alla convergenza fra la criminalità femminile e quella maschile».
Ma negli ultimi 25 anni, in Italia «anche il divario di genere fra gli autori di omicidio è diminuito». Ed ecco il dato sconcertante: «La quota delle donne sul totale delle persone arrestate o denunciate per questo delitto è più che raddoppiata, passando dal 3,9% nel 1992 al 9,1% nel 2016, superando però anche l' 11% nel 2014».
marianna aprile francesco borgonovo e anna falcone a otto e mezzo 2
Insomma. La violenza in aumento è - in verità- quella delle donne. Certo, non esistono soltanto gli omicidi. C' è, per esempio, pure la violenza verbale. La Gruber invoca sanzioni pesanti per gli odiatori del Web. «Sono attaccata ogni giorno sui social con un sessismo e una volgarità intollerabili», dice. Non stentiamo a crederlo. Ma il problema riguarda il mezzo, cioè Internet: chiunque abbia un minimo di notorietà viene sommerso di insulti, anche scritti e pronunciati da donne.
Laura Boldrini sostiene di essere la politica più insultata della storia repubblicana. Ieri Repubblica spiegava che Liliana Segre riceve ogni giorno 200 insulti online. E i maschi? Sarebbe interessante contare gli insulti vomitevoli che riceve Matteo Salvini. La stessa Lilli, durante una puntata di Otto e mezzo, si è permessa una brutta battuta sulla pancia del leader leghista. Se un conduttore maschio avesse detto una cosa analoga a una donna, probabilmente lo avrebbero linciato.
francesco borgonovo la verita'
E allora forse è il momento di superare i luoghi comuni sui maschi cattivi che maltrattano tutti, no? Tra l' altro, tocca sempre notare una strana disparità di trattamento. Gli uomini prepotenti e feroci, guarda caso, sono sempre «sovranisti», «populisti» o «di destra». Francesco Merlo, un paio di giorni fa, ha firmato su Repubblica un ritratto di Giorgia Meloni pieno di insulti gratuiti. Va rieducato anche lui?
Lo spediamo in un Laogai femminista? Quanti attacchi riceve la leader di Fdi senza che nessuno - presunte femministe in primis - si scandalizzi?
francesco merlo
Curioso davvero: Repubblica che ieri lanciava l' allarme per gli insulti subiti dalla Segre è lo stesso giornale che può sbertucciare la Meloni per il suo modo di parlare. Il fatto è che il fronte progressista, così sensibile riguardo a odio e violenza, è sempre il primo a invocare (e spesso a mettere in pratica) la mordacchia per chiunque osi esprimere un pensiero diverso. Forse, allora, il problema non è «di genere», ma politico.
La rieducazione del maschio è una idea sbagliata e pericolosa, perché nasconde una tentazione ancora più terribile: quella di rieducare - definendolo odiatore, razzista, fascista, maschilista, omofobo - chi non si allinea al politicamente corretto imperante. Uomo o donna che sia.