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Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Il calcio europeo sta di nuovo cambiando direzione. In questa corsa le italiane non sono travolgenti, ma sono in buona posizione. Tra i grandi campionati abbiamo una media punti superiore sia a Germania che Spagna, cose molto inusuali. Il conto ottimista è che ne passino tre come quasi sempre, la parte negativa è che a uscire toccherà alla squadra più importante, la Juventus. I cambiamenti nascono nei campionati.
massimiliano allegri
È sceso improvvisamente di livello quello spagnolo abbastanza travolto dai debiti. Come in Italia, i suoi risultati hanno poche corrispondenze in Europa. Solo il Real tiene, Barcellona, Siviglia e Atletico sono a un passo da un'esclusione assolutamente imprevista. Gli stessi tedeschi hanno quattro squadre su cinque in difficoltà.
La crisi economica si è allargata anche ai Paesi ricchi. Il mercato è raro e costoso, poco sostenibile, il 70 per cento dei giocatori si muove a costo zero. Solo gli inglesi riescono a muoversi liberamente, ma stanno cambiando le loro gerarchie. È scomparso il Liverpool, decimo, è crollato il Chelsea, è cresciuto il Tottenham di Conte, in testa c'è l'Arsenal davanti al City. Cambiano i riferimenti, come cominciasse quasi per intero una generazione nuova.
xavi inter barcellona
È un'Europa che rischia di perdere al primo turno Ajax, Barcellona, Juventus, Atletico, Siviglia, Marsiglia o Lisbona. È questa la vera differenza con la Superlega: la validità del merito sportivo. Con l'altra formula le grandi squadre verrebbero ripescate solo perché ospiti fisse del torneo, qualunque sia il risultato della stagione.
La sorpresa, quella di cui tutti parlano oggi in Europa, è il Napoli. Nessuno lo vuole incontrare, non lo conoscono, non lo capiscono. Ha cambiato quasi tutti, ha ricomprato in una settimana. Non ha una sua struttura. Niente stadio, centro sportivo in affitto, perfino sede sociale in affitto. Ma sta lì da quindici anni e ogni anno spaventa.
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Stavolta ha vinto tutte le partite e segnato più di quattro gol in media, 17. Delle 32 squadre di Champions, ben 28 non hanno superato i 10 gol. Napoli in sostanza ha doppiato tutta l'Europa. Pochi dei suoi giocatori sono i migliori nel loro ruolo, ma stanno bene insieme, fanno squadra. Sono giovani e già intelligenti. Questo è il merito vero del Napoli, sa capire la partita, i bisogni degli individui in quella partita, e li aiuta, li colma. È una squadra che gioca in modo universale. Ama lo spazio che gli offre il contropiede, ma conosce il palleggio per andare oltre le difese molto chiuse.
luciano spalletti
Tutti i suoi giocatori giocano meglio di come hanno sempre giocato, da Politano a Raspadori, Simeone, i dimenticati Rrahmani e Juan Jesus. È una squadra ordinata, molto italiana, con una forte considerazione di sé. E sa che il primo gol deve essere propedeutico per il secondo, non va difeso. Ha molti riferimenti.
Oggi si parla di Lobotka perché il suo ordine ha preso tutti quasi alle spalle. Ma se guardate bene, quando ha la palla, i compagni si muovono tutti per offrirgli tre-quattro soluzioni di passaggio non banali. È la squadra che gioca e non ha fretta, sa di costruire bene, qualcosa nascerà sempre. Kvaratskhelia non è Leao, non lo diventerà, ma è molto più dentro le partite. Gioca anche sporco, fa falli, rincorre, riparte dalla sua area. E provoca un disordine doppio rispetto a Leao, perché certo, garantito. Un Napoli così lineare e animato è una vera squadra europea con cultura italiana. Cioè quasi la perfezione. Per questo il difficile comincia adesso. Ma nel cuore d'Europa.
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