Marco Giusti per Dagospia
ben affleck the accountant
Festival di Roma. Finalmente piove. Mentre Gilbert&George presentavano alla Casa del Cinema un incredibile kung fu movie del 1974, Shaolin Martial Arts di Chang Cheh con Alexander Fu Sheng e Chun Kuan Chi, unico momento davvero stracultisco del festival, all’Auditoriun passava The Accountant di Gavin O’Connor con Ben Affleck, thrillerone con protagonista autistico primo in classifica in America questa settimana con 24 milioni di dollari di incasso e pessime critiche.
ben affleck the accountant
In realtà The Accountant è un action movie di grande divertimento con qualche colpa, far passare un personaggio malato di autismo sia come genio matematico che come killer ideale, e avere una sceneggiatura, scritta da Bill Dubuque, che mostra qualche voragine nella seconda parte. Ma Ben Affleck come contabile della mafia e di tutta una serie di mostri riciclatori di soldi che all’occasione tira fuori l’attrezzatura e spara è davvero notevole, anche perché è costruito come uno di quei personaggi da exploitation anni ’60-’70, tra spaghetti western e kung fu, che adoriamo.
Non riesce, cioè, a esprimere granché a parole, ma non può interrompere nessun tipo di lavoro, non sbaglia un colpo, ha un suo codice morale che non va toccato, una serie di nomi d’arte e di indirizzi che cambia in continuazione, e un legane fortissimo con la famiglia. Col padre militare che ha educato lui e suo fratello come due Bruce Lee e con la madre che giustamente li ha mollati il prima possibile.
ben affleck the accountant
Diventato contabile dopo l’incontro in carcere con il vecchio contabile dei Gambino, un grande Jeffrey Tambor che gli racconta tutti i suoi segreti, rimane invischiato in una trappola infernale mentre controlla gli ammanchi in una grande fabbrica di arti artificiali, che vede come capo dei capi il vecchio John Lithgow. In qualche modo si innamora di una ragazzetta in pericolo, Anna Kendrick, che riesce a scalfire il suo cuore. E si ritrova inseguito da un misterioso killer, Jon Berthnal, e da un duo di poliziotti del Ministero del Tesoro, J.K.Simmons e Cynthia Addai Robinson.
THE SECRET SCRIPTURE
La scena migliore vede Ben Affleck che si allena spaccandosi un mattarello sulle ginocchia, ma è notevole anche come macchina omicida che non sbaglia un colpo. Molto di genere, piuttosto divertente. Decisamente meno riuscito, slabbrato, troppo melodrammatico, il polpettone irlandese cucinato dal pur notevole Jim Sheridan, The Secret Scripture, con Vanessa Redgrave e Rooney Mara che vedremo da noi i primi di dicembre.
THE SECRET SCRIPTURE
Uno psichiatra, il dottor Greve, Eric Bana, si fa raccontare da una vecchia paziente accusata di aver ucciso quarant’anni prima il figlio, Roseanna McNulty, cioè Vanessa Redgrave, la sua versione della storia che ha scritto sulle pagine della Bibbia.
E’ questa la “scrittura segreta” del titolo del film. Precipitiamo così nel passato, negli anni della guerra in una Irlanda feroce e bigotta, dove si muove la giovane Roseanna, interpretata da Rooney Mara, che civetta con tutta la comunità maschile, con un pilota inglese odiato dagli irlandesi, Jack Reynor, con un bel prete, Theo James, mettendosi presto in pessima luce con tutti. Vanessa Redgrave e Rooney Mara fanno il possibile, e Jim Sheridan è un buon regista, ma la storia è così piena di melassa che a stento riconosciamo il regista di Il mio piede sinistro e di Brothers.
VANESSA REDGRAVE SUL SET DI THE SECRET SCRIPTURE