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    1. “PURTROPPO E’ ARRIVATO IL MOMENTO CHE SPERAVO NON ARRIVASSE MAI”: DOPO LA VITTORIA ALL’ULTIMO RESPIRO CONTRO IL GENOA CHE VALE IL 2° POSTO, L'ADDIO STRAZIANTE DI TOTTI CHE IN LACRIME IMPLORA I TIFOSI: "HO PAURA, AIUTATEMI". E LO STADIO SCOPPIA A PIANGERE   2. LA LETTERA DEL CAPITANO: "IN QUESTI GIORNI HO PIANTO SEMPRE, DA SOLO, COME UN MATTO" - VIDEO


     
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    Matteo Pinci per repubblica.it

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    Sono le 19.15 quando l'Olimpico si alza in piedi, commosso, ruggendo in un boato: è il saluto agli ultimi minuti da calciatore di Francesco Totti. Gli ultimi minuti di una carriera da 307 gol con una maglia soltanto, e che dopo il 90' scioglie l'Olimpico, finita tra le lacrime di 60mila persone. Il destino sa essere un regista da brividi e il copione della serata di festa è quello di un thriller, con gioia e paura a mescolarsi fino all'esplosione finale, con il gol di Perotti che al 90' spedisce in porta il pallone che manda la Roma in Champions consegnandole il secondo posto. Poi, inizia la festa e da quel momento c'è un solo volto, un solo nome a catalizzare le lacrime romaniste: ogni corner una pioggia di applausi e qualche lacrima, perché ognuno di quelli può essere l'ultimo. In un match con cui il destino s'è divertito a scherzare, aperto dal gol verdissimo del 16enne Pellegri, nato il 17 marzo del 2001, esattamente tre mesi prima che Totti e la Roma vincessero il loro scudetto.

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    La festa comincia. La curva sud s'era vestita di bandierine gialle e rosse per dire al mondo: "Totti è la Roma". Lui tratteneva l'emozione, tradita soltanto da un gesto del braccio: ha dovuto farlo lungo quei 35 minuti

    passati in campo. Chiusi blindando la vittoria della sua Roma con le ultime battaglie. Lo stadio a invocarlo, pure Spalletti. Poi, dopo il fischio finale, la corsa negli spogliatoi. Per consentire al suo stadio di colorarsi con i suoi colori e di indossare una gigantesca maglia numero 10. E lui, a stringere le mani di tutti i compagni prima di sciogliersi in un pianto spontaneo tra le braccia dei figli e della moglie Ilary, lungo come la passeggiata intorno al prato dell'Olimpico. 

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    LETTERA - Dopo il giro di campo, Totti  prende la parola: "Ho scritto, abbiamo scritto una lettera, per voi, non so se riuscirò a leggerla, ci provo - dice visibilmente commosso -. Se non finisco la finirà mia figlia Chanel che non vede l'ora di leggerla. Grazie Roma, grazie mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici, a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dai saluti perché non so se ruscirò a leggere queste poche righe. E' impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi. Mi piacerebbe farlo con canzoni o poesie.  Sapete qual era il mio giocattolo preferito? Il pallone, e lo è ancora ma a un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto e il tempo ha deciso. Maledetto tempo... E' lo stesso tempo che il 17 giugno 2001 (giorno dello scudetto romanista, ndr) avremmo voluto passasse in fretta. Non vedevamo l'ora di sentire l arbitro fischiare tre volte. Oggi questo tempo mi ha bussato sulle spalle e mi ha detto 'domani sarai grande', levati gli scarpini perché da oggi sei un uomo.

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    Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, e a quelli che oggi sono diventati padri e gridano ancora  'Totti gol'. Mi piace pensare che la mia carriera sia per voi una favola da raccontare. Mi levo la maglia per l'ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho chiarito i miei pensieri ma spegnere la luce non è facile, adesso ho paura, non è la stessa cosa che si prova davanto alla porta. Concedetemi un po' di paura, stavolta sono io ad aver bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato. Solo con il vostro affetto riuscirò a buttarmi in una nuova avventura. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni,

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    i tifosi, la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore, siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore, vi amo!".

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