Fulvia Caprara per "la Stampa"
NANNI MORETTI
Quelli che, all'indomani del Palmares, si chiedevano come l'avrebbe presa Nanni Moretti hanno ottenuto, per una volta, massima soddisfazione. Con un primo piano stralunato e una dichiarazione polemico-ironica il regista svela i suoi sentimenti: «Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film, in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro».
L'ammissione contiene un parere netto, per altro condiviso da una parte considerevole di giornalisti e critici che hanno seguito il Festival. Su Titane, firmato dalla francese Julia Ducornau, coraggiosamente interpretato da Agathe Rousselle e Vincent Lindon, molti hanno avuto da ridire e, in effetti, le perplessità sull'avventura di Alexia, infelice donna al titanio, non mancano. Certo, le storie di Tre piani, centrate su un gruppo di famiglie borghesi in preda a dinamiche psicologiche e tensioni familiari, sono quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo del presidente di giuria Spike Lee.
julie ducornau
E certo Titane, con la sua carica provocatoria, con le sue iperbole, è fatto apposta per richiamare far discutere, e, come si diceva un tempo, «epater le bourgeois». L'unica a vedere somiglianze è stata Ducornau: «Il mio è un film sulla paternità - ha dichiarato -, ha dei punti in comune con quello di Moretti, che ho adorato, perché, in un modo diverso, parla di paternità mancata».
Titane
Al Festival Moretti, in questi giorni impegnato, da attore, sul set del «Colibrì», ha vissuto comunque l'emozione degli 11 minuti di applausi con standing ovation, a riprova di quel rapporto speciale che lo lega al pubblico francese. Sulle critiche divise aveva spiegato di non essersi soffermato più di tanto: «Quarant' anni fa aspettavo le quattro del mattino per andare a comprare le prime edizioni dei giornali e leggevo tutte le recensioni, oggi ho un rapporto più tranquillo con le critiche». Magari qualcuno penserà che a invecchiare non è tanto Nanni Moretti quanto proprio il presidente di giuria Spike Lee, caduto nella solita, vecchia trappola del «famolo strano».
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