Lorenzo De Cicco per la Repubblica - Estratti
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Prima reazione: «Ma no, dai…». Ignazio La Russa non avrebbe molta voglia di parlare, di queste centinaia di braccia tese per commemorare la strage di Acca Larentia, della polemica che è puntualmente deflagrata, anche perché nessuno dei militanti di estrema destra è stato identificato dalla Digos, come accadde invece al povero loggionista della Scala che – proprio alla presenza del presidente del Senato, seduto accanto a Liliana Segre – gridò l’opposto, cioè «Viva l’Italia antifascista».
E anche lì ne nacque una discreta bagarre politica, liquidata dalla destra, più o meno informalmente, al massimo come “eccesso di zelo” da parte delle forze dell’ordine.
La seconda carica dello Stato, alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa natalizia, tutto sembrerebbe volere tranne che rituffarsi in una storia di nostalgie del Ventennio.
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Già per mesi, dall’insediamento a Palazzo Madama, è stato rincorso dalle domande sul famoso busto del Duce, esposto in casa sua e poi liquidato alla sorella. «Era un regalo di mio padre, se mi avesse lasciato un busto di Mao Tse-tung, mi sarei tenuto con lo stesso affetto Mao Tse-tung», rispose proprio a Repubblica, lasciandosi andare a una confidenza significativa, su certe sue sortite: «Ha ragione chi dice che io spero di poter sempre spiegare quello che voglio dire, invece faccio peggio probabilmente».
E allora anche stavolta, alla fine, prevale la voglia di “spiegare”, cioè di far sapere come la pensi. Premessa: «Non voglio entrare nel merito di questa vicenda specifica». Sulla quale, però, subito dopo esprime un concetto piuttosto chiaro: FdI, giura La Russa, con quei saluti fascisti non c’entra. Non a caso i giovani di Fratelli d’Italia l’altro ieri si sono organizzati una commemorazione separata, a Villa Glori, con il classico “presente” dei camerati, ma senza saluti. «Sull’episodio – dice quindi La Russa - concordo con l’onorevole Fabio Rampelli, il vicepresidente della Camera». Cioè che i militanti col braccio teso fossero cani sciolti? «Sulla totale estraneità di FdI».
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E poi va dritto alla sua tesi: «Se vuole un’informazione di ordine generale posso dire che sono curioso di sapere cosa dirà la Cassazione». Cioè? «È prevista una decisione dopo una seduta a sezioni riunite».
Qui si arriva al nocciolo della questione: fare il saluto fascista, per il presidente del Senato, è reato? Non è detto, è la linea. «Finora – riprende La Russa - ci sono state sentenze contrastanti sul fatto che il saluto romano in occasione di celebrazioni di persone decedute sia reato oppure no. Per alcune sentenze della Cassazione non era reato, per altre invece sì». Quindi «credo sia importante si faccia chiarezza dal punto di vista giuridico, ce n’è bisogno». Perché, ragiona il colonnello di FdI salito al rango di seconda carica della Repubblica dopo Sergio Mattarella, «una cosa è l’apologia di fascismo, una cosa è la ricostituzione del partito fascista, un’altra è la commemorazione di deceduti».
acca larentia GIORGIA MELONI - GIULIANO CASTELLINO - ACCA LARENTIA
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franco bigonzetti, francesco ciavatta e stefano recchioni