Andrea Cuomo per “il Giornale”
Arkady Dvorkovich 1
Il russo muove e vince in due mosse. Arkady Dvorkovich è stato rieletto presidente della Federazione mondiale di scacchi (Fide). E fin qui poco male, è da ventisette anni che il governo scacchistico mondiale è in mano russa: dapprima ci fu il regno del calmucco Kirsan Iljumzinov, dal 1995 al 2018. Poi è arrivato a capo della Fide Dvorkovich, uno che - per dire - è stato delfino di Dmitrij Medvedev e vicepremier nel governo da questi presieduto per sei anni, dal 2012 al 2018, proprio l'anno in cui è diventato padrone degli scacchi mondiali.
Arkady Dvorkovich e Vladimir Putin
Quel che colpisce della votazione, avvenuta nel corso dell'assemblea generale della Federscacchi internazionale a Chennai, in India, dove è in corso l'edizione numero 44 delle Olimpiadi degli scacchi (che peraltro erano previste a Mosca, prima che la guerra consigliasse lo spostamento in quella che è famosa come la Mecca degli scacchi»), è che il russo Dvorkovich, 50 anni, ha battuto uno sfidante ucraino, il grande maestro Andrey Barishpolets, l'unico rivale dopo il ritiro degli altri due candidati, il bielorusso Inalbek Sheripov e il francese Bachar Kouatly della Francia. Barishpolets aveva puntato tutta la sua campagna elettorale sulla fine del dominio russo sulla scacchiera mondiale, e aveva attaccato direttamente Dvorkovich.
Andrey Barishpolets 1
«Tu, Arkady - aveva detto - sei responsabile di quello che è successo in Ucraina ora. Sei responsabile della costruzione del governo russo e della macchina da guerra russa. E noi, come mondo degli scacchi, come possiamo permettercelo?». Ma il mondo degli scacchi evidentemente se ne frega, visto che dei 179 delegati su 194 che hanno partecipato alla votazione, 157 hanno votato per Dvorkovich e appena 16 per Barishpolets, oltre a cinque astensioni e a una scheda annullata.
Visto che da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, ormai cinque mesi e mezzo fa, l'ondata emotiva in favore del Paese aggredito ha sempre spinto a premiare gli ucraini in qualsiasi contesto e a penalizzare o addirittura escludere i russi, l'impressione è che il mondo degli scacchi faccia davvero storia a sé.
E non sembra indifferente al peso politico della notizia il Cremlino, che ne fa irresistibile occasione di propaganda.
Andrey Barishpolets 2
«Certamente questa è un'ottima notizia e una vittoria molto significativa», si vanta alla Tass il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, che peraltro è il presidente del Consiglio di fondazione della Federazione scacchistica russa. «In un'elezione competitiva - aggiunge Peskov - l'attuale capo della Fide ha confermato la sua efficacia, quindi il suo lavoro è valutato come eccellente».
Quanto al presidente rieletto, ha preferito il basso profilo: «È un grande onore, privilegio e felicità avere questo consenso, siamo una squadra e una famiglia». E lo sconfitto ha lanciato un anatema non personalmente ma tramite il team della sua campagna «Fight for Chess»: «Non giudicheremo i complici del voto di oggi, lo farà la storia».
Arkady Dvorkovich
La cosa beffarda è che un russo viene rieletto a capo del governo mondiale degli scacchi durante Olimpiadi a cui la Russia non ha partecipato perché esclusa per ordine del Comitato olimpico internazionale da tutte le competizioni sportive insieme alla Bielorussia. Alle Olimpiadi di Chennai non ha partecipato nemmeno la Cina per motivi geopolitici che la dividono dall'India.
Andrey Barishpolets
Arkady Dvorkovich 2