Xi Jinping e Vladimir Putin
Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
Le parole della diplomazia sono accorte e misurate, alternando dichiarazioni ufficiose a smentite ufficiali. Ma la convinzione che Putin abbia domandato un sostegno militare al presidente Xi, unico alleato strategico, comincia a prendere sostanza. E gli analisti si chiedono quale sia la lista delle richieste presentate da Mosca. Le prime due settimane di combattimenti hanno mostrato alcune carenze nell'arsenale del Cremlino, che Pechino potrebbe aiutare a colmare.
DRONE ARMATO - WING LOONG
La principale riguarda i droni armati. L'esercito russo ne ha pochissimi, perché la sua filosofia bellica pone la priorità sull'artiglieria: gli aerei teleguidati servono a individuare i bersagli, che poi vengono distrutti con cannonate e razzi sparati dai semoventi. Questa è la tattica sperimentata in Siria e applicata ora negli scontri in Ucraina. Gli invasori si sono però trovati davanti a un problema sottovalutato: le imboscate contro le loro colonne, che tormentano sia le avanguardie dei tank, sia i camion dei rifornimenti.
DRONE ARMATO - WING LOONG
Le tattiche russe prevedono che questi reparti siano scortati in azione dagli elicotteri da combattimento, in grado di scoprire eventuali agguati e intervenire per sventarli. Ma i missili terra- aria Stinger forniti dall'Occidente agli ucraini infliggono perdite dure agli elicotteri, spingendo i generali a tenerli lontani ed esponendo così le loro forze terrestri agli attacchi di sorpresa. L'unica reazione che Mosca può tentare è copiare quello che fa la Nato e affidare la protezione dei convogli ai droni armati.
soldati russi
I Wing Loong - anche chiamati "Pterodattili" come i feroci dinosauri alati - prodotti in Cina possono restare in volo per venti ore, sorvegliando l'area intorno alle colonne con sensori all'infrarosso per individuare le squadre ucraine e poi colpirle con missili o bombe. Basterebbero poche decine di questi aerei telecomandati per ridare sicurezza alle pattuglie russe che si inoltrano nelle periferie contese o alle file di camion nelle retrovie che oggi vengono decimate dalla resistenza.
DRONE BAYRAKTAR TB2
Pechino ne ha esportati più di duecento e continua ad accumulare ordini, dall'Egitto all'Algeria. Si tratta inoltre di un sistema semplice da gestire: i tecnici russi potrebbero imparare a usarlo in pochi giorni. L'altro incubo degli invasori sono i droni turchi Bayraktar TB2 che gli ucraini impiegano con sapienza per bersagliare i tank. Come era già accaduto in Libia, questi piccoli apparecchi non vengono avvistati dai radar dei semoventi contraerei russi e si stanno dimostrando praticamente invincibili.
Anche in questo caso, Mosca dovrebbe imitare la Nato e, piuttosto che cercare di abbatterli con missili e cannoni, dotarsi di strumenti per disturbare le frequenze che pilotano a distanza i droni. Se si riesce a spezzare il collegamento radio, allora il robot volante precipita o vaga fino all'esaurimento del motore.
DRONE BAYRAKTAR TB2
Pechino negli ultimi anni ha investito molto su questo genere di apparecchiature, vendute in tutto il mondo: si ritiene che persino gli ucraini le stiano sfruttando con successo contro gli invasori. Mentre invece quelle progettate dagli ingegneri moscoviti non solo non fermano i micidiali Bayraktar ma non riescono neppure a spazzare via i droni commerciali che gli ucraini lanciano per spiare il nemico: un gap tecnologico, specchio del ritardo russo nella micro-elettronica. Infine i generali del Cremlino dovranno presto fare i conti con l'esaurimento delle riserve di missili a lungo raggio.
soldati russi in ucraina 8
Ne sono già stati scagliati centinaia, forse più di settecento, e non possono essere rimpiazzati velocemente. L'unico Paese a cui si possono rivolgere è la Cina, anche se in questo caso ci sarebbero difficoltà di integrazione con i velivoli russi che ogni notte attaccano le città ucraine. Putin non ha alternative e per questo gli Stati Uniti cercheranno in ogni modo di sbarrare la via della Seta alle armi hi-tech.