1 - LA RUSSIA PUNTA SULL'INSTABILITÀ ITALIANA
Stefano Stefanini per “La Stampa”
ambasciatore russo a roma razov
I Cinque Stelle si spaccano, il governo italiano scricchiola, la Russia esulta. L'ambasciatore Sergei Razov non lo nasconde. Parlare di Italia che si divide invita la crisi di governo. Il professionista diplomatico Razov non può dirlo apertis verbis - rischierebbe l'espulsione; l'agente moscovita Razov manovra per incoraggiarla. La resa dei conti all'interno del M5S, che maturava da tempo e accelera sulla scia dei risultati elettorali, rivela una spinta finale di regia russa.
di maio conte
A Mosca non stanno a cuore gli acrobatici equilibri pentastellati. L'obiettivo è il governo di Mario Draghi, spina nel fianco internazionale. Il ruolo del presidente del Consiglio a Kiev è stato determinante.
Altrettanto importante il contributo che darà ai cruciali appuntamenti di fine mese: Consiglio Europeo del 23-24 giugno, G7 del 26-28 a Schloss Elmau, vertice Nato di Madrid del 29-30. Bisogna azzopparlo prima.
SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO
Sfiduciando Luigi Di Maio, divenuto insieme a Draghi asse portante della linea europea e atlantica tenuta dall'Italia sulla guerra ucraina, Giuseppe Conte e il Consiglio nazionale M5S portano acqua al mulino della strategia di Mosca per far fallire i tre critici vertici di fine mese.
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
La scacchiera è molto più larga dell'Italia; Sergei Razov ne è solo una pedina. Egli punta a fare di Roma l'anello debole della catena europea, il mezzo è la crisi di governo, con la complicità volontaria o meno delle forze politiche italiane pronte a disertare l'unità nazionale.
La leva principale del grande gioco russo a tutto campo è il ricatto del gas. Il taglio delle forniture ha colpito repentinamente Italia, Germania, Francia mentre era in corso la visita dei rispettivi tre leader a Kiev.
GAZPROM
Si è aggiunto ieri l'annuncio di Gazprom della sospensione temporanea dal 21 al 28 giugno «per manutenzione programmata» di Turkish Stream, che rifornisce Turchia e Paesi dell'Europa sudorientale. Il primo è stato motivato dalla mancanza di pezzi di ricambio alla manutenzione, che però evidentemente ci sono per i gasdotti del Turkish Stream. Le coincidenze sono spiegazioni in attesa di essere date.
Qui le spiegazioni non vanno cercate molto lontano. L'una nel Consiglio europeo, l'altra nel vertice Nato di fine mese. L'Ue avrà sul tavolo il riconoscimento dello status di candidato all'Ucraina (e alla Moldova) promesso a Zelensky da Macron, Scholz, Draghi e confermato da Ursula von der Leyen. Richiede l'approvazione di tutti i 27 Paesi dell'Ue.
LA STRETTA DI MANO TRA DRAGHI E ZELENSKY
La Nato deve dare luce verde a Finlandia e Svezia. Sviluppi sgraditi, a dir poco, a Mosca.
La Russia non ha che da prendersela con sé stessa, e col suo presidente. Il 23 febbraio, nessuno a Bruxelles pensava seriamente a Kiev come candidato Ue; la grande maggioranza di finlandesi e svedesi non aveva alcuna intenzione di entrare nella Nato.
Poi venne la guerra di Putin e tutto cambiò. Adesso Mosca, a parole, fa buon viso a cattivo gioco. In realtà vuole impedire l'una e l'altra decisione. Entrambe vanno prese per consenso; basta un Paese contrario a bloccarle sia al Consiglio europeo che al vertice di Madrid. La Russia è quindi alla ricerca di qualche "veto".
ZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRON
A questo scopo sta sfoderando tutte le armi di pressione politica e economica di cui dispone, a cominciare dal ricatto energetico. Che Mosca stessa - che ha bisogno di vendere quanto noi di acquistare - non può permettersi a lungo salvo commettere un suicidio economico.
Ma a fini intimidazione va benissimo per un paio di settimane. Ci attendono dieci giorni di forcing russo. La posta in gioco è alta. Riuscendo a far bloccare l'una e/o l'altra decisione Putin otterrebbe una grossa vittoria politica. E la credibilità dell'Ue e/o della Nato andrebbe a farsi benedire. È un braccio di ferro, misto a bluff russo, che l'Europa e l'Occidente non possono permettersi di perdere.
2 - TRA ENDORSEMENT E «POLVERONI» LE PRESSIONI DI RAZOV
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
sergey razov a piazzale clodio 1
Chi sognava «la pace di Villa Abamelek» nel giorno della Festa della Russia, il 12 giugno, si è dovuto ricredere. Gli inviti agli italiani per il tradizionale ricevimento nella sontuosa dimora dell'ambasciatore Sergey Razov al Gianicolo non sono mai partiti.
La colomba si è fatta falco. Un lobbista romano con buoni agganci a Mosca rivela: «Sembra che Razov abbia limitato gli inviti ai rappresentanti in Italia dei Paesi del Csi», la Comunità degli Stati indipendenti con sede a Minsk. Una festa tra loro.
sergey razov a piazzale clodio 2
La strategia dell'ambasciatore oggi è cambiata e prevede un interventismo mai visto, tanto che presto Razov potrebbe venire di nuovo convocato alla Farnesina. Come se avesse un raffinato obiettivo: dividere il fronte, sabotare, spaccare la politica italiana. Un esempio? Domani il premier Draghi fornirà al Parlamento le sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue e il Movimento 5 Stelle sarebbe orientato a presentare una risoluzione per chiedere al governo di non inviare nuove armi all'Ucraina.
sergey razov e sergio mattarella
Ebbene, il 17 giugno, con tempismo perfetto, esce l'intervista concessa dall'ambasciatore a Scenari Internazionali in cui dice, soffiando sul fuoco: «La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all'Ucraina sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. In sostanza si tratta di alimentare all'infinito la situazione di conflitto e di moltiplicare vittime e distruzioni. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall'essere condivisa da tutti, anche in Italia».
sergey razov ambasciatore russo
E ancora: «Le armi italiane saranno utilizzate per uccidere militari russi. Questo introduce nelle nostre relazioni bilaterali un altro elemento negativo che non possiamo ignorare». Il senatore M5S, Primo Di Nicola, vicino a Luigi Di Maio, ne ha subito colto la pericolosità: «L'endorsement di Razov a quella che è l'apparente posizione di una parte del M5S ci riempie di imbarazzo e vergogna».
MATTEO SALVINI - SERGEY RAZOV - GIANLUCA SAVOINI
Alzare polveroni, a questo sembra mirare l'inquilino (da 9 anni) di via Gaeta 5.
Aveva fatto lo stesso intervenendo in tackle sul viaggio a Mosca di Matteo Salvini (poi abortito). Senza che nessuno gliel'avesse chiesto, una mattina l'ambasciata russa diramò una nota per dire che il biglietto aereo del leader della Lega era stato pagato in rubli da loro.
Si scatenò un putiferio. Insomma, 4 mesi così, dall'inizio della guerra, vissuti in un crescendo di tensione tra Roma e Mosca. E infine, due giorni fa, sulla pagina Facebook dell'ambasciata ecco comparire l'annuncio dell'omaggio congiunto (diplomatici russi in Italia e rappresentanti dell'Anpi) alle vittime dell'eccidio di Pian d'Albero (Firenze), 39 tra partigiani e civili uccisi dai nazisti il 20 giugno del 1944.
«Denazificare» è il mantra perenne di Putin e la notizia non appare casuale. Il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha espresso più volte la sua contrarietà all'invio di armi all'Ucraina. A Razov non sfugge niente.