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    ACQUE AGITATE - NON CI FACCIAMO MANCARE NEMMENO GLI AUMENTI SULLA MINERALE: L'INFLAZIONE HA FATTO SALIRE IL PREZZO DEL 10%, PER VIA DEI RINCARI RECORD DELLA PLASTICA - PER I CONSUMATORI ITALIANI, L'ACQUA IN BOTTIGLIA È UNA COMMODITY: IL CLASSICO BENE INDISPENSABILE E A BASSO COSTO - E LE DIFFICOLTÀ A TROVARE CORRIERI SPINGE LE AZIENDE A INTERROMPERE LE CONSEGNE RAPIDE IN ALCUNE CITTÀ...


     
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    Giuliano Balestreri per “La Stampa

     

    ACQUA BOTTIGLIA ACQUA BOTTIGLIA

    Dal latte all'acqua. La corsa dell'inflazione, trainata dal rincaro delle materie e dall'aumento del costo dell'energia, travolge, uno dopo l'altro, i consumi base degli italiani. E adesso rischia di far pesare ancora di più il carrello della spesa con l'arrivo della stangata sull'acqua minerale imbottigliata.

     

    Un problema tutt'altro secondario per un mercato che vale poco meno di 3 miliardi di euro di consumi annui e che - secondo l'ultimo report di Mediobanca - vede l'Italia al secondo posto al mondo come consumi pro capite di acqua in bottiglia: 222 di litri l'anno. Per 13,5 miliardi di litri d'acqua complessivi.

     

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    Un aumento di listino del 10% - come quello che chiede il settore - si tradurrebbe in maggiori costi per quasi 300 milioni di euro.

     

    Certo, gli addetti ai lavori sottolineano anche che l'Italia gode del prezzo al litro più basso d'Europa (20 centesimi, sempre secondo Mediobanca), ma proprio per questo ogni rincaro rischia di essere ancora più doloroso. Anche perché per i consumatori italiani, l'acqua in bottiglia è una vera e propria commodity. Il classico bene indispensabile e a basso costo.

     

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    D'altra parte con l'enorme numero di fonti sul territorio, al di là delle imposte regionali, la voce di costo principale del settore è quella legata alla plastica seguita dalle spese di trasporto: «Il Pet incide per il 70%, i trasporti, oggi introvabili valgono un altro 20%. La redditività del settore è nell'ordine del 2%», spiega Ettore Fortuna, vice presidente di Mineracqua, la Federazione che - all'interno di Confindustria - associa le imprese delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente.

     

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    «Alcune aziende rischiano di scomparire, altre sceglieranno di non consegnare più alla grande distribuzione. Senza un aumento dei prezzi la situazione diventerà insostenibile», confida Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant'Anna, che con la Grande distribuzione organizzata ha già iniziato un duro braccio di ferro: «Non troviamo più i corrieri per le consegne e quelli che ancora ci sono, hanno prezzi esorbitanti». Motivo per cui l'azienda ha sospeso in alcune città la consegna rapida e ha dovuto aumentare in maniera sensibile il prezzo del servizio.

     

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    D'altra parte, come ricorda Fortuna il settore è stato tra i primi «alla fine di dicembre 2021 a denunciare la crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime e dell'energia che noi utilizziamo, essendo a tutti gli effetti aziende energivore. E questo prima della guerra in Ucraina quando anche fonti governative indicavano questo incremento di costi come una bolla congiunturale».

     

    E oggi la situazione è ulteriormente peggiorata. Secondo Mineracqua, rispetto al 2021 l'energia è aumentata del 241%, il gas metano del 417%, il Pet per le bottiglie del 92%, la carta del 100%, il legno dei pallet del 108% e i trasporti del 20%.

     

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    «Per noi - prosegue il vicepresidente - sono incrementi insostenibili rispetto ai quali auspichiamo e chiediamo un coordinamento ed impegno congiunto di tutta la filiera: a monte, plastica, vetro, carta passando per i nostri clienti distributori e grossisti, con cui sono in essere rapporti di collaborazione decennali fino a valle, alla Gdo, ai sindacati e al Governo. Il nostro comunque è un settore resiliente che investe e resiste. Magari molte aziende non faranno utili e altre perderanno soldi, quest'anno, ma sopravviveremo».

     

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    Una situazione che mette in diretto conflitto imprese produttrici e consumatori. Certo, i produttori si difendono sottolineando che un aumento del 10% sarebbe quasi impercettibile, aumentando di poco più di 3 centesimi il prezzo della singola bottiglia, ma in uno scenario di inflazione vicina al 7% non farebbe che aumentare la pressione sui consumatori.

     

    «La situazione è difficile - ammette Bertone - perché alla fine i rincari si scaricano sui lavoratori in circolo vizioso. Ma comprimere i costi è impossibile. Tolte le materie prime ci sono le persone che vanno in alta montagna a controllare le fonti, a tenere puliti i bacini. Un lavoro fondamentale per la qualità dell'acqua».

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