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    LA SERIE A NON DRIBBLA PIÙ - IL CAMPIONATO ITALIANO HA LA PEGGIOR MEDIA DRIBBLING DEI CINQUE PRINCIPALI TORNEI D'EUROPA - I DATI DI JUVE E INTER SONO IMPIETOSI: SI TROVANO ALL'85ESIMA E 95ESIMA POSIZIONE PER DRIBBLING TENTATI IN EUROPA E IN SERIE A, SOLO LA CREMONESE NE HA TENTATI DI MENO - IN PARTICOLARE, I NERAZZURRI HANNO UN'EFFICACIA DEL 38% LA PEGGIORE DELL'INTERA SERIE A - MA COS'HA CAUSATO QUESTO CALO? IL LIVELLO DEI GIOCATORI SI È ABBASSATO MA ANCHE I MODULI IMPIEGATI NON FAVORISCONO LE "SERPENTINE"


     
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    Renato Bazzini per “Libero quotidiano”

     

    DRIBBLING DRIBBLING

    Non è l'unico problema ma è il più evidente: in serie A non si dribbla più. E lo si fa molto meno rispetto agli altri campionati. Si è persa l'abitudine al duello individuale, all'uno-contro-uno, al modo più rapido possibile per conquistare la famosa superiorità numerica, che poi è la molla decisiva per creare occasioni da rete.

     

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    La serie A ha la peggior media dei dribbling dei cinque principali campionati europei: se ne provano 13.1 a giornata, meno di Liga (13.5), Premier (13.6), Bundesliga (14.4) e Ligue 1 (15.8). Solo Roma (prima in A con 134 tentativi), Napoli (128), Torino (122), Milan (120) e Udinese (116) sono sopra la media complessiva europea dei dribbling tentati. La Juventus e l'Inter sono 85esima e 95esima in Europa e, in A, solo la Cremonese tenta meno duelli rispetto a loro.

     

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    Non è un caso quindi che proprio la Juve e l'Inter siano le grandi più in difficoltà nel nostro campionato. Lo sono anche perché non hanno scorciatoie: se non funziona il gioco e nessuno vince duelli, diventano prevedibili, sterili, scontate. I bianconeri non va oltre 83 dribbling tentati in 7 giornate, poco più di dieci a partita, i nerazzurri toccano quota 88 ma ne hanno completati solo 33: peggio solo la Cremonese con 32.

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    EFFICACIA

    La differenza è che la Juve ha un'efficacia del 53% (44/83), inferiore solo a Milan (54%) e Sassuolo (56% sugli stessi 88 dei vice-campioni d'Italia) mentre l'Inter si ferma al 38%, la peggiore dell'intera serie A. È sintomatico che Dimarco, Darmian e Gosens, i tre esterni che si sono alternati al posto di un duellante come Perisic, hanno completato complessivamente appena 1 dribbling su 8 tentativi, e che a spiccare nella specialità sia il regista, Brozovic (sei su nove), che in teoria avrebbe altri compiti.

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    La serie A è un contesto sterile, privo di duelli, per questo meno ritmico rispetto ad altri campionati. Ed ecco perché si parla di Napoli e Milan quando si citano le squadre italiane più europee: Spalletti e Pioli puntano a sovraccaricare un lato del campo per isolare sulla fascia sinistra Leao e Kvaratskhelia, due che fanno del duello la loro arma principale. Ecco perché questi ultimi brillano facilmente in serie A: viste le medie, i difensori (in particolare i terzini) si abituano a non dover affrontare i diretti rivali così, quando gli tocca, vengono travolti.

     

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    Ecco perché sono saltati agli occhi dei più attenti osservatori Fabiano Parisi, terzino sinistro dell'Empoli e dell'Under 21, migliore per efficacia nei dribbling (14 su 22) assieme a Lameck Banda del Lecce: il 21enne zambiano acquistato per 2 milioni in estate dal Maccabi Petah Tikva vanta 35 tentativi di cui 22 vincenti. Seguono Radonjic del Torino (11 su 33) e, appunto, Kvara (10 su 32), il georgiano del Napoli. Proprio quest' ultimo è la dimostrazione che il dribbling può essere un'arma che spaccale partite.

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    Nella sfida vinta dal Napoli contro il Milan è stato grande protagonista con le sue serpentine. Ha fatto ammonire mezza difesa rossonera (Kjaer e Calabria), costretto Pioli a sostituire a fine tempo il centrale danese per paura di una seconda fatale ammonizione e, infine, proprio da un suo guizzo in area avversaria è nato il fallo da rigore di Dest.

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    FONDAMENTALE

     La morale è che le squadre di serie A devono faticare di più rispetto a quelle estere per avvicinarsi alla porta avversaria. Lo fanno per vie traverse più che per via diretta, qual è appunto il dribbling. È un'arma fondamentale a tutte le altezze del campo, non solo in quella avanzata, per rompere meccanismi di pressing sempre più organizzati e raffinati.

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