Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Il suono del telefono di Larry Fink è lo starnazzare di un'anatra. È un modo per l'uomo che guida BlackRock, il più grande investitore al mondo con 8.500 miliardi di dollari in gestione, di non prendersi sul serio fino in fondo. Almeno di provarci. Ma il panorama che vede davanti a sé oggi non lo aiuta, in questo.
larry fink
Come valuta lo stato dell'economia globale?
«Sono tempi molto incerti e probabilmente più in Europa che negli Stati Uniti - risponde Fink, 69 anni, che questa settimana a Milano ha incontrato un gruppo ristretto di grandi giornali europei -. La Cina, sul piano economico, sembra nella situazione peggiore da vent'anni. E rischi geopolitici così non si vedevano da trent' anni. L'invasione della Russia in Ucraina dimostra che probabilmente abbiamo sottovalutato il dividendo della pace, dopo la caduta del muro di Berlino. L'economia globale potrebbe subire un atterraggio ruvido.
SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI
Ma non credo che la recessione sarà un problema della durata di cinque anni».
In Europa, dove vede i problemi maggiori?
«L'invasione russa in Ucraina ha messo a nudo la dipendenza dell'Europa da una sola fonte di energia, soprattutto in Germania e Italia. L'economia tedesca ha davanti a sé venti contrari forti. Mi dicono che se questo inverno sarà normale, l'energia basta. Ma se l'inverno sarà molto più freddo ci saranno problemi di approvvigionamento».
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Quanto la preoccupano i livelli di debito in area euro, a partire da Italia e Spagna?
«Sono molto preoccupato per i rapporti fra debito e prodotto lordo (Pil, ndr ) in tutti i Paesi. Compreso il mio, gli Stati Uniti. Siamo onesti: i deficit un giorno conteranno. Non stanno contando ora quanto dovrebbero. Ma dimentichiamoci un attimo i problemi di bilancio: alla fine dobbiamo creare crescita, solo così potremo liberarci dei deficit. Il debito in rapporto al Pil in Italia, in Spagna o negli Stati Uniti e in Giappone incomberà sui nostri figli e nipoti.
Il problema è che i politici non si concentrano sul lungo periodo, ma su come risolvere l'oggi. Abbiamo bisogno di leader che inizino a concentrarsi su come costruire il domani, invece c'è un aumento del populismo e dell'estremismo. Guardando alle elezioni italiane, ho visto tutti i candidati andare al centro e si è creata una specie di miscuglio. Negli Stati Uniti, purtroppo, le voci che si sentono sono sempre più di estrema destra e di estrema sinistra. Il centro si sta perdendo».
debito pubblico in percentuale del pil
Cosa pensa del dato elettorale in Italia, con la prospettiva di un governo guidato dalla destra radicale?
«Ho parlato con diversi amministratori delegati in Italia e ho notato un ottimismo con cautela. Mi ha piuttosto sorpreso, ma dai leader del mondo degli affari ho sentito più ottimismo che preoccupazioni. Poi, ovvio, la composizione del governo sarà molto importante. Molto dipenderà dalla scelta del ministro dell'Economia. Oggi l'economia italiana cresce più di quella tedesca. Il sistema bancario è davvero in buono stato, dopo anni di ristrutturazioni».
Che impressione ha delle prospettive del Paese?
«Ho parlato con molti primi ministri negli ultimi anni e non capisco perché l'Italia non diventi il motore dell'energia solare. BlackRock avrebbe enormi bacini di capitale dei nostri clienti investitori a lungo termine da co-investire con l'Italia, per costruire campi di fotovoltaico.
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Poi bisogna avere la rete elettrica, che in Europa ancora non c'è. Ma se l'Europa vuol essere autosufficiente nell'energia, Italia e Spagna devono svolgere un ruolo più grande. La Spagna è molto più avanti sull'energia solare ed eolica, l'Italia ha il gas dell'Algeria. Nei prossimi anni sia la Spagna che l'Italia potrebbero essere i punti di forza dell'Europa».
Intanto però la pressione dell'inflazione sull'Unione europea è forte.
comunita energetiche rinnovabili
«Per i poveri, un'inflazione elevata fa meno male di una recessione. Ai banchieri centrali chiedo spesso cosa c'è di così magico nell'inflazione al 2%. Perché non al 3%? Non credo che il 2% sia un tasso naturale. Penso che ci vorrà del tempo per arrivare al 3%. E cosa faranno le banche centrali se l'inflazione va al 3% e l'economia è debole? Continueranno a cercare di scendere al 2%, rischiando una recessione più grave o si fermeranno? Preferirei si fermassero».
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L'inflazione è colpa di guerra e crisi dell'energia?
«È la grande domanda: l'inflazione è transitoria o più strutturale? Tendo a credere che sia più strutturale. Questa situazione mi ricorda la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, quando le principali banche centrali stavano inasprendo aggressivamente la politica monetaria. Ma i governi danno stimoli di bilancio incredibili.
Questi due fattori lavorano uno contro l'altro, abbiamo uno scollamento tra la politica monetaria e la politica fiscale che potrebbe persino creare tassi di interesse più alti, per un po'. Le politiche del populismo e del nazionalismo forse sono buone per l'occupazione e la creazione di posti di lavoro, ma a che prezzo per l'inflazione?».
I GASDOTTI VERSO L EUROPA
Cioè il populismo e il nazionalismo alimentano l'inflazione a causa dei costi del reshoring, dell'esigere più prodotti nazionali e della scarsità di manodopera?
«In effetti. Guardate i tassi di immigrazione, l'offerta di lavoro... Direi che nei prossimi due o tre anni assisteremo a maggiori pressioni inflazionistiche. Anche la trasformazione verso un'economia decarbonizzata fa sì che dobbiamo aspettarci un'inflazione alta perché per creare la maggior parte di questi prodotti verdi, i costi saranno talvolta doppi o tripli. Ma credo che il ricorso al gas durerà ancora cento anni».